Raccolta sentenze della Cassazione Penale – anno 2015

L’esame 2015 di abilitazione forense è ormai alle porte. Giurdanella.it, da sempre punto di riferimento per coloro i quali si cimentano in questa difficile prova, all’interno dell’apposita sezione del sito “Esame Avvocato 2015″, ha predisposto uno speciale con le sentenze più importanti della Corte di Cassazione Penale.

A questo link è disponibile lo speciale contenente le sentenze della Cassazione Civile.

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Cassazione Penale I sez. n. 36754/2015   (Esecuzione – ordinanza di confisca)

 

L’ordinanza di confisca prevista dall’art. 12 sexies legge n. 356 del 1992, emessa de plano dal giudice dell’esecuzione ai sensi degli artt. 676 e 667, comma 4 c.p.p. non è, generalmente immediatamente esecutiva e che tale diverso regime di esecutività trova giustificazione nel mancato esercizio del diritto di difesa da parte del destinatario del provvedimento.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 35840/2015  (istituti di prevenzione e pena – reclamo)

 

L’incompleta indicazione nel reclamo ex art. 35 ter Ord. Pen.,della data di presentazione del ricorso CEDU non comporta l’inammissibilità dello stesso, altresì è esperibile ricorso per cassazione avverso il decreto di inammissibilità del suddetto reclamo emesso dal Magistrato di sorveglianza.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 272462015    (Estinzione del reato o della pena – attenuante lieve entità del fatto)

 

Esclusa l’attenuante della “lieve entità” relativa al porto di oggetti atti ad offendere di cui all’art. 4, comma terzo, ge n. 110 del 1975,ne consegue logicamente la mancata possibilità di invocare la causa di esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis cod. pen. “…in quanto la relativa previsione presuppone (nel concorso del requisito ulteriore della non abitualità del comportamento) che <<per la “esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi del l’articolo 133 primo comma [cod. pen.], l’offesa [sia] di particolare tenuità.”>>

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 24402/2015   (Impugnazioni – misure di sicurezza)

 

Avverso il provvedimento confermativo dell’eseguibilità di una misura di prevenzione rimasta sospesa per lo stato di detenzione carceraria del destinatario, non è esperibile ricorso per cassazione ma l’appello ai sensi dell’art. 10 D.lgs. n. 159 del 2011.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 23426/2015   (Impugnazioni – ammissibilità rescissione giudicato a mezzo fax)

E’ inammissibile la richiesta di rescissione del giudicato presentata a mezzo fax, stante il principio della tassatività delle forme previste dalla legge per la presentazione delle impugnazioni. Alla dichiarazione di inammissibilità dell’istanza di cui all’art. 625-ter c.p.p. può conseguire anche la condanna del ricorrente al pagamento di una somma a favore della cassa delle ammende, ai sensi dell’art 616 c.p.p.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 22549/2015   (Riti speciali – giudizio immediato “custodiale”)

 

La richiesta di giudizio immediato cd. “custodiale”, effettuata dal PM prima del termine del procedimento di riesame o della scadenza dei termini di proposizione, in violazione del disposto dell’art. 453 bis c.p.p., non è sindacabile dal Gip e viene comunque sanata da una eventuale richiesta di ammissione al rito abbreviato.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 20507/2015   (Esecuzione – confisca)

 

La tardività dell’opposizione proposta avverso il decreto di confisca dei beni patrimoniali ex art. 12-sexies d.l. 8 giugno 1992 n. 306, adottato de plano dal giudice dell’esecuzione, non inificia l’ammissibilità di una nuova istanza esecutiva con cui si rilevi la illegittimità ab origine della confisca, attraverso la produzione di elementi mai valutati.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 17012/2015   (Maltrattamento animali – caccia)

 

“Procurare una lesione ad un animale , esercitando in modo abusivo la caccia, integri il delitto di cui all’art. 544 del c.p. ,poichè è una forma di maltrattamenti ferire un’animale senza che ve ne sia la necessità”.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 17015/2015   (Esecuzione – confisca – creditore ipotecario)

 

Il giudice adito in sede di esecuzione con istanza di riconoscimento del credito a norma dell’art. 52 d.lgs. n. 159 del 2011 dal creditore assistito da garanzia reale sul bene oggetto di confisca, e rimasto estraneo al procedimento di cognizione al termine del quale é stato emesso provvedimento ablatorio, può utilizzare, ai fini della decisione, gli atti dell’indicata procedura cognitiva senza alcuna necessità di adottare un formale provvedimento di ammissione degli stessi.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 16375/2015 (Istituti di prevenzione e della pena – diritti dei detenuti)

 

Le disposizioni processuali di cui agli art. 35-bis e 69, comma 6, ord. pen., introdotte dal d.l. n. 146 del 2013, in carenza di norme di diritto intertemporale, trovano immediata applicazione anche nei procedimenti attivati precedentemente all’entrata in vigore della suddetta disciplina. I provvedimenti emessi dal Magistrato di Sorveglianza all’esito del procedimento ex artt. 35-bis e 69, comma 6, ord. pen. sono qualificabili come decreto o come ordinanza, in base al loro contenuto obiettivo e della loro collocazione nella sequenza procedimentale. Avverso l’ordinanza del Magistrato di Sorveglianza è proponibile il reclamo al Tribunale di sorveglianza e non ricorso diretto per Cassazione, ma l’eventuale presentazione del ricorso, in virtù del principio di conversione, ex art. 568, comma 5, c.p.p., non ne determinerà l’inammissibilità dell’impugnazione, ma la trasmissione degli atti al Tribunale di sorveglianza, previa qualificazione del ricorso come reclamo.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 16656/2015   (Liberazione anticipata)

 

L’istituto della liberazione anticipata “speciale” disciplinata dall’art. 4 d.l. 23 dicembre 2013, n. 146 non si applica ai condannati ammessi alla detenzione domiciliare, anche nelle ipotesi in cui la misura alternativa alla detenzione sia stata disposta, ai sensi dell’art. 16 nonies d.l. 15 gennaio 1991, n. 8, in favore di condannati che hanno collaborato con la giustizia.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 13062/2015   (Stupefacenti)

 

L’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di fatti di lieve entità, disciplinata all’art. 74, sesto comma, d.P.R. n. 309 del 1990, costituisce un’ipotesi autonoma di reato riconducibile all’art. 416 c.p; ne consegue che a tale associazione reato associativo è applicabile l’indulto di cui alla L. n. 241 del 2006, in quanto il divieto di applicazione del beneficio è previsto, dalla predetta legge, per le sole ipotesi di cui all’art. 74, commi primo, quarto e quinto, del citato d.P.R.

 

 

Cassazione Penale I sez. n. 11101/2015   (Circostanze aggravanti)

 

la circostanza aggravante ad effetto speciale prevista dall’art. 7 del D.L. n. 152 del 1991, riguardante l’attività agevolativa verso le associazioni di cui all’art. 416 bis, è configurabile anche nel caso in cui l’agente persegua l’ulteriore scopo di trarre un vantaggio proprio dal fatto criminoso, purché ad esso si accompagni la consapevolezza di favorire l’interesse della cosca beneficiata.

 

 

Cassazione Penale II sez. n. 21394/2015             (Custodia cautelare – termini di durata massima)

 

Il termine massimo custodia cautelare di un anno, previsto per la per la fase delle indagini preliminari e dell’udienza preliminare, qualora si proceda per i delitti commessi per agevolare l’attività delle associazioni di stampo mafioso o comunque avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416-bis c.p. si applica anche ai delitti tentati, sempre che la legge ne preveda una pena della reclusione superiore nel massimo di sei anni.

 

 

Cassazione Penale II sez. n. 17853/2015             (Misure cautelari – riesame sequestro)

Nel procedimento di riesame del provvedimento di sequestro, entro il termine perentorio di dieci giorni previsto dall’art. 324, comma 5, c.p.p. non deve necessariamente intervenire una decisione di merito, essendo, sufficiente una mera pronuncia di rito.

 

 

Cassazione Penale II sez. n. 14111/2015             (Misure cautelari – evasione)

 

I divieto di concessione degli arresti domiciliari al condannato per evasione, ha carattere assoluto e, come tale, osta all’applicazione dell’art. 275, comma 2-bis, c.p.p., a norma del quale non può essere applicata la misura cautelare della custodia in carcere quando il giudice ritiene che la pena irrogata non sarà superiore a tre anni.

 

 

Cassazione Penale II sez. n. 12139/2015 (Misure cautelari – estinzione)

la previsione di cui all’art. 275, comma 2 bis, c.p.p.,nel testo introdotto dal decreto legge n. 92/2014 prima della modifica apportata in sede di conversione, non determina l’automatica caducazione della misura cautelare carceraria disposta per il reato di rapina aggravata, anche se la pena ancora da espiare sia inferiore ai tre anni, giacché, in ragione del titolo di reato, non sarebbe possibile disporre la sospensione dell’esecuzione ex art. 656, commi 5 e 9, cod. proc. pen.

 

 

Cassazione Penale II sez. n.10069/2015  (Udienza preliminare – nuove contestazioni)

 

Non è abnorme l’ordinanza con la quale il giudice della udienza preliminare nega al pubblico ministero la possibilità di contestare nuovi fatti di reato legati dal vincolo della continuazione a quelli già contestati, osservando che rientra nel potere del Gup controllare e autorizzare le contestazioni suppletive e, non provoca alcuna stasi processuale in quanto il pubblico ministero mantenga possibilità di esercitare separatamente l’azione penale.

 

Cassazione Penale III sez. n. 36906/2015            (Delitti contro l’ordine pubblico – discriminazione per motivi raziali)

 

Ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 3, comma 1, lett. a), legge 13 ottobre 1975, n. 654, gli “atti di discriminazione per motivi razziali” sono quelli riferiti alla qualità del soggetto e non ai suoi comportamenti; l’“odio razziale o etnico” non include ogni sentimento di generica antipatia, insofferenza o rifiuto; la valutazione delle specifiche condotte deve essere effettuata dal giudice di merito alla luce del contesto in cui le stesse si collocano, e in considerazione del concreto pericolo di lesione dei principi di pari dignità e non discriminazione e del contemperamento di questi con quello di libertà di espressione.

 

 

Cassazione Penale III sez. n.34932/2015 (Impugnazione – particolare tenuità del fatto)

 

Riguardo alla “particolare tenuità del fatto”, quando il ricorso per Cassazione è dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi, la mancanza di formazione di un valido rapporto di impugnazione preclude la possibilità di rilevare e dichiarare l’esclusione della punibilità, prevista dall’art. 131-bis c.p., seppure la legge successiva sia più favorevole al ricorrente.

 

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 33591/2015                       (Misure di sicurezza personali – liberta vigilata facoltativa e obbligatoria)

 

Anche dopo l’intervenuta abrogazione della cd. “pericolosità presunta” di cui al previgente art. 204 c.p. e del previo accertamento della pericolosità sociale del condannato prima dell’ordine di tutte le misure di sicurezza personali, rimane presente nell’ordinamento la distinzione fra la libertà vigilata facoltativa di cui all’art. 229 c.p. e quella obbligatoria prevista dal successivo art. 230 c.p., nel senso che nei casi di misura di sicurezza facoltativa, qualora sia accertata in concreto la pericolosità sociale e l’integrazione dei limiti di pena edittali, il giudice può escludere l’applicazione della libertà vigilata a condizione di motivare adeguatamente sulle ragioni di tale esclusione, in relazione allo spessore individuale della pericolosità e al principio di proporzionalità rispetto al fatto commesso.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 33413/2015                       (Reati doganali – contrabbando)

 

E’ integrato il delitto di contrabbando doganale qualora si verifichi il superamento del termine di diciotto mesi, fissato dalla legge per l’importazione temporanea in franchigia dal dazio, di natante battente bandiera di uno dei paesi o territori cd. d’oltremare, mantenenti relazioni particolari con la Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, trattandosi di paesi o territori associati all’Unione Europea ma non inclusi nel suo territorio.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 31623/2015            (Frode sportiva – soglia di punibilità – risarcimento del danno)

 

Il reato di frode in competizione sportiva, nella accezione generica prevista nella seconda parte dell’art. 1, comma 1 legge n. 401 del 1989, ha natura di delitto di attentato a consumazione anticipata, nel quale la soglia di punibilità si manifesta nel compimento di un’attività fraudolenta idonea ad alterare la lealtà e la correttezza nello svolgimento della competizione agonistica.
Qualora si verifichi la fraudolenta alterazione dei risultati del campionato questo è ritenuto fatto idoneo ad integrare un’ipotesi di danno risarcibile in favore delle società calcistiche e della F.I.G.C.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 29897/2015                       (Cause di estinzione del reato o della pena – tenuità)

 

La particolare tenuità del fatto prevista all’art. 131-bis c.p. è esclusa in presenza di reato continuato, che ricadendo tra le ipotesi di “condotta abituale” osta al riconoscimento del beneficio.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 24372/2015                       (Misure cautelari reali – sequestro conservativo)

 

Sono impugnabili i provvedimenti di nomina e sostituzione del custode in quanto, in sede penale, non operano la limitazione contenuta nell’art. 559, ultimo comma, c.p.c. poichè il richiamo alle norme civilistiche, operato dall’art. 317, terzo comma c.p.p., fa riferimento esclusivamente alla modalità esecutiva del sequestro.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 23960/2015                       ( Esercizio dell’attività di gioco a pronostici)

 

L’ operatore privo di concessione e di autorizzazione, che abbia aderito alla sanatoria di cui all’art. 1, comma 643, della L. 23 dicembre 2014, n. 190 versando regolarmente l’imposta dovuta nei termini previsti dalla legge, ha il diritto di svolgere l’attività fino alla data di scadenza delle vigenti concessioni statali, con la conseguente mancanza di esigenze preventive idonee a legittimare il mantenimento in sequestro delle attrezzature destinate allo svolgimento della predetta attività.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 20147/2015                       (Omesso versamento contributivo – ritenute previdenziali)

 

Il delitto previsto dall’art. 2, comma 1 bis, d.l. 12 settembre 1983, n. 463, convertito con modificazioni in legge 11 novembre 1983, n. 638, disciplinante l’omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, non può ritenersi abrogato per effetto diretto della legge 28 aprile 2014, n. 67. Fintanto che non siano emanati i decreti delegati, non potrà essere considerato violazione amministrativa.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 19172/2015                       (Violenza sessuale)

 

Nel delitto previsto dall’art. 609 bis comma 2 n. 1 cod. pen., lo stato di inferiorità fisica o psichica della persona offesa rappresenta un elemento costitutivo del reato e lo stesso, anche se derivante da malattia, non può al contempo integrare l’aggravante prevista dall’art. 36 comma 1 della legge n. 104 del 1992.

 

 

Cassazione Penale III sez. n.16616/2015 (Atti sessuali con minorenne compiuti telematicamente)

 

Per il solo fatto che i comportamenti criminosi sono posti in essere in assenza di contatto fisico con la vittima ciò non comporta di per se una minore lesività sulla sfera psichica del minore tale da rendere applicabile, in ogni caso, l’attenuante prevista dall’art. 609-quater, quarto comma, c.p. per i casi di minore gravità.

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 15449/2015                       (Cause di esclusione della pena o del reato – particolare tenuità del fatto)

 

L’istituto della esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto ha natura sostanziale, quindi applicabile ai procedimenti in corso alla data della sua entrata in vigore, a norma dell’art. 2, quarto comma, c.p. Nei giudizi già pendenti in sede di legittimità alla data della entrata in vigore dell’art. 131-bis c.p. la sua applicabilità è rilevabile di ufficio a norma dell’art. 609, comma 2, c.p.p.
La Corte di cassazione, a tal fine, deve valutare la sussistenza, in astratto, delle condizioni di applicabilità del nuovo istituto, basandosi sulle risultanze emerse nel giudizio di merito, in particolare tenendo conto di quanto risulta dalla motivazione della sentenza impugnata. Qualora ne ritenga integrata la possibile applicazione annulla con rinvio al giudice di merito.
Cassazione Penale III sez. n. 14960/2015            (Cause di giustificazione – Reati commessi da straniero)

 

 

E’ da escludere la possibilità che lo straniero, imputato di un delitto contro la persona possa invocare, anche in via solo putativa, la scriminante dell’esercizio di un diritto derivante dall’ordinamento dello Stato di provenienza, qualora tale diritto debba ritenersi in linea di principio escluso dall’ordinamento interno, in una prospettiva imperniata sulla centralità della persona umana, quale principio in grado di armonizzare le condotte individuali rispondenti a culture diverse, e di consentire quindi l’instaurazione di una società civile multietnica.

 

 

 

Cassazione Penale III sez. n. 14990/2015            (Misure cautelari – termini)

 

se la mancata conoscenza della lingua italiana da parte dell’indagato emerge nel corso dell’interrogatorio di garanzia, si rientra nella fattispecie di assoluto impedimento prevista dall’art. 294, secondo comma, c.p.p. Se il giudice dispone la traduzione del provvedimento coercitivo in un “termine congruo”, dal deposito di essa decorre nuovamente il termine per l’interrogatorio, pena l’inefficacia del titolo cautelare.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 33774/2015             (Bancarotta impropria da reato societario)

 

In tema di bancarotta impropria da reato societario, si ritiene che attraverso la legge n. 69 del 2015, recante la modifica sull’inciso «ancorchè oggetto di valutazioni» di cui gli articoli 2621 e 2622 c.c.. si sia determinata una parziale abolitio criminis.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 29826/2015             (Reati contro la persona – atti persecutori)

 

integra il delitto di atti persecutori in danno di una coppia di coniugi la redazione e reiterata diffusione, sul luogo di lavoro delle persone offese, presso la scuola elementare frequentata dai figli, di scritti diffamatori concernenti i rapporti extraconiugali della moglie all’insaputa del marito, la conseguente incerta discendenza di uno dei figli, qualora tali molestie cagionino, per l’ampiezza, durata e carica spregiativa della condotta criminosa, consistita anche in missive e messaggi sms direttamente inviati ai coniugi, un grave e perdurante stato d’ansa nelle persone offese, correlato all’aggravamento e consolidamento, in ambito lavorativo oltre che familiare, della lesione della loro riservatezza e della manipolazione delle rispettive identità personali.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 24011/2015             (Cause di estin<ione del reato – sospensione con messa alla prova)

 

In tema di sospensione del processo per messa alla prova, l’ordinanza di rigetto dell’istanza è autonomamente impugnabile dall’imputato con ricorso per cassazione, in quanto il tenore letterale dell’art. 464-quater, comma 7, c.p.p. che include nella disciplina dell’autonoma ricorribilità qualsiasi provvedimento decisorio, sia esso ammissivo o reiettivo della richiesta in questione, sottrae questo alla previsione generale di cui all’art. 586 c.p.p.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 22991/2015             (Indagini preliminari)

 

Anche nel processi di fronte al giudice di pace è applicabile l’art. 408, comma 3-bis c.p.p., secondo il quale per i delitti commessi con violenza contro la persona l’avviso della richiesta di archiviazione è in ogni caso notificato alla persona offesa a cura del P.M.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 20065/2015 (Reati contro la persona – atti persecutori – reato abituale)

 

L’abitualità e la reiterazione necessaria delle condotte, rileva anche ai fini della procedibilità, pertanto nell’ipotesi in cui il presupposto della reiterazione consista in condotte poste in essere oltre i sei mesi previsti dalla norma, rispetto alla prima o alle precedenti condotte, occorrerà necessariamente fare riferimento anche a tali pregresse condotte, indipendentemente dal decorso del termine di sei mesi per la proposizione della querela, ai sensi del quarto comma dell’art. 612 bis c.p.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 20068/2015             (Esecuzione patteggiamento)

 

L’estinzione del reato, costituente oggetto di sentenza di patteggiamento, in conseguenza del verificarsi delle condizioni previste dall’art. 445, comma 2,c.p.p, ovvero la mancata commissione nel termine stabilito dalla norma di un delitto ovvero di una contravvenzione della stessa indole, opera “ipso iure” e non necessita di una formale pronuncia da parte del giudice dell’esecuzione.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 19078/2015             (Reati fallimentari – bancarotta fraudolenta)

 

Il sequestro preventivo di beni di proprietà di terzi, quando vi è la certezza della loro “pertinenza” al reato di bancarotta fraudolenta per effetto del carattere fittizio della loro intestazione e per la loro effettiva riconducibilità all’indagato, non è impedito dal fatto che il giudice delegato al fallimento, accogliendo l’azione di rivendicazione, ne abbia disposto la restituzione al formale intestatario, in quanto le due procedure risultano autonome e l’efficacia di giudicato, nel procedimento penale, è riferibile esclusivamente alle sole sentenze civili che abbiano deciso una questione sullo stato di famiglia o di cittadinanza.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 17082/2015             (Reati contro la persona – atti persecutori)

 

Il termine utile per proporre querela per il delitto di atti persecutori inizia a decorrere dalla consumazione del reato, che coincide con l’evento di danno, consistente nella alterazione delle proprie abitudini di vita o in un perdurante stato di ansia o di paura, ovvero con l’evento di pericolo, consistente nel fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto.

 

 

Cassazione Penale V sez. n. 12200/2015             (Indagini preliminari – messa comunicazione)

 

La mancanza dell’avviso all’indagato della fissazione dell’udienza camerale conseguente all’opposizione della persona offesa alla richiesta di archiviazione determina la nullità dell’ordinanza con la quale il g.i.p. indica ulteriori indagini da effettuare, la quale è impugnabile con il ricorso per Cassazione, ai sensi dell’art. 127, comma 7, c.p.p.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 34782/2015            (Delitto di attentato per finalità terroristiche o di eversione)

 

Per integrare il delitto di attentato per finalità terroristiche o di eversione di cui all’art 280 c. p. è necessario il compimento, per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, di atti idonei diretti in modo non equivoco a provocare morte o lesioni in danno anche di una sola persona.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 33235/2015            (Ricorso in cassazione – revoca sequestro)

 

In applicazione del principio di tassatività delle impugnazioni, non è ricorribile per cassazione il provvedimento con cui la Corte d’appello delibera, sulla richiesta di sospensione dell’esecutività del decreto di revoca del sequestro, formulata dal pm, ai sensi dell’art. 27 d.lgs. n. 159 del 2011,

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 32980/2015            (Sentenza emessa da giudice di altro stato membro)

 

La Corte d’appello, investita della richiesta di riconoscimento ed esecuzione di una sentenza di condanna emessa in un altro stato membro dell’ UE non può dichiararne l’inammissibilità per il fatto che la sentenza non sia stata trasmessa per il tramite del Ministro della giustizia, poiché questi ha un ruolo di mera trasmissione e ricezione della sentenza, e poiché il decreto legislativo 161 del 2010 prevede espressamente la possibilità di una “corrispondenza diretta” tra le autorità giudiziarie interessate.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 26840/2015            (Turbata libertà degli incanti – configurabilità del reato)

 

Ai fini della configurabilità del reato di turbata libertà degli incanti (art 353 c.p.) è necessaria la previa instaurazione di un procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando o dell’atto equipollente.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 24617/2015           (prove – sequestro – segreto giornalistico)
E’una violazione del principio di proporzionalità ed adeguatezza, applicabile anche ai vincoli reali,

il sequestro indiscriminato di un sistema informatico a fini probatori che conduca, senza specifica ragione, all’apprensione dell’intero contenuto di informazioni; inoltre le disposizioni introdotte dalla legge 48/2008 riconoscono al dato informatico, in quanto tale, la caratteristica di oggetto del sequestro, di modo che trattenere la copia dei dati sequestrati, con restituzione all’avente diritto del loro supporto fisico originale di memoria, implica la mancata cessazione del sequestro; il diritto all’anonimato sulle fonti del giornalista, quale previsto dall’art. 200 c.p.p., non consente il ricorso a perquisizione e sequestro per acquisire il nominativo della fonte, salvo che non ricorrano, ex ante, le condizioni per la non operatività del diritto al segreto.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 24535/2015            (Associazione a delinquere di stampo mafioso)

 

Si configura un’associazione per delinquere di stampo mafioso qualora, in virtù della capacità intimidatoria già collaudata in altri settori criminali “tradizionali“, venivano esercitati , attraverso contiguità politiche ed elettorali e con l’uso di prevaricazioni e di una sistematica attività corruttiva, condizionamenti diffusi nell’assegnazione degli appalti, nel rilascio di concessioni e nel controllo di settori di attività di enti pubblici, determinando in tal modo un sostanziale annullamento della concorrenza.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 21491/2015            (Applicazione legge penale)

 

Il principio di retroattività di cui all’art. 200, primo comma, c.p., va inteso nel senso che le “disposizioni vigenti al tempo dell’applicazione delle misure” sono quelle in vigore alla data in cui il tribunale emette il decreto di accoglimento o di rigetto della richiesta di confisca. Nella specie, la S.C. ha precisato che le disposizioni introdotte nel 2008 e nel 2009, relative alla possibilità di disporre la confisca nei confronti dei soggetti di cui sia stata accertata la sola pericolosità sociale “generica”, anche prescindendo dall’attualità di quest’ultima, sono applicabili anche qualora la pericolosità del proposto emerga da fatti anteriori alla data di entrata in vigore della nuova normativa, purchè il decreto del tribunale non sia stato già emesso prima di tale data.

 

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 16924/2015            (Rimessione del processo – azione di responsabilità contro più magistrati)

 

La proposizione, a seguito della disciplina sulla responsabilità civile introdotta con legge n. 18 del 2015, di azioni di risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie nei confronti di più magistrati appartenenti al medesimo ufficio giudiziario, non costituisce grave situazione locale in grado di giustificare la rimessione del processo.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n. 13800/2015                      (Delitti contro il patrimonio – truffa)

 

La persona offesa dal delitto di truffa il cui profitto è rappresentato dalle disponibilità di un conto corrente bancario è solo il correntista, poiché, pur se creditore e non titolare delle somme, egli è il portatore sostanziale della situazione finanziaria interessata dalla condotta illecita, mentre la banca, qualora subisca un pregiudizio economico dal reato, potrà assumere esclusivamente la posizione di soggetto danneggiato.

 

 

Cassazione Penale VI sez. n.13799/2015                         (Responsabilità civile della PA)

 

Si configura la responsabilità civile della P.A. anche per le condotte dei dipendenti pubblici dirette a perseguire finalità esclusivamente personali attraverso la realizzazione di un reato doloso, sempre che le stesse siano poste in essere sfruttando l’occasione offerta dall’adempimento di funzioni pubbliche e costituiscano uno sviluppo non imprevedibile di uno scorretto esercizio di queste ultime, in applicazione dell’art. 2049 c.c.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 37107/2015        (Stupefacenti)
“La pena applicata con la sentenza di patteggiamento avente ad oggetto uno o più delitti previsti dall’art. 73 d.P.R. 309 del 1990, relativi alle droghe c.d. leggere, divenuta irrevocabile prima della sentenza n. 32 del 2014 della Corte costituzionale, può essere rideterminata in sede di esecuzione in quanto pena illegale”.

“La rideterminazione avviene ad iniziativa delle parti, con le modalità di cui al procedimento previsto dall’art. 188 disp. att. c.p.p, sottoponendo al giudice dell’esecuzione una nuova pena su cui è stato raggiunto l’accordo”;

“In caso di mancato accordo o di pena concordata ritenuta non congrua il giudice dell’esecuzione provvede autonomamente alla rideterminazione della pena ai sensi degli artt. 132 e 133 c. p.”.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 33864/2015        (Impugnazioni – Reati di competenza del giudice di pace)

 

Con riferimento ai reati di competenza del giudice di pace, non sussiste l’interesse per la parte civile ad impugnare, anche ai soli effetti civili, la sentenza dichiarativa dell’estinzione del reato per condotte riparatorie emessa ai sensi dell’art. 35 del d. lgs. n. 274 del 2000, in quanto tale sentenza non riveste autorità di giudicato nel giudizio civile per le restituzioni o per il risarcimento del danno e di consegenza non produce effetti pregiudizievoli nei confronti della parte civile medesima.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 33583/2015        (Prove – dichiarazione prive di avvertimento (ex art 64 c.p.p.)

 

tanto in sede di esame dibattimentale ai sensi dell’art. 210, sesto comma, c.p.p. quanto nell’ipotesi di imputato di reato connesso ex art. 12, primo comma, lett. c), c.p.p., o collegato ex art. 371, secondo comma, lett. b), c.p.p., l’avvertimento di cui all’art. 64, comma terzo, lett. c), deve essere dato sia se il soggetto non ha «reso in precedenza dichiarazioni concernenti la responsabilità dell’imputato» (come testualmente previsto) ma anche se egli abbia già deposto erga alios senza aver ricevuto tale avvertimento, conseguendone, in mancanza, l’inutilizzabilità della deposizione testimoniale.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 33041/2015                   (Responsabilità da reato degli enti)

 

Con riferimento alle ipotesi di responsabilità da reato degli enti, si afferma che è ammissibile la richiesta di riesame presentata, ai sensi dell’art. 324 c.p.p. avverso il decreto di sequestro preventivo dal difensore di fiducia nominato dal rappresentante dell’ente secondo il disposto dell’art. 96 c.p.p. ed in assenza di un previo atto formale di costituzione a norma dell’art. 39 d.lgs 231/2001, a condizione che, precedentemente o contestualmente alla esecuzione del sequestro, non sia stata comunicata l’informazione di garanzia prevista dall’art. 57 del decreto legislativo medesimo;
E’ inammissibile, per difetto di legittimazione rilevabile di ufficio ai sensi dell’art. 591 c.p.p. la richiesta di riesame del decreto di sequestro preventivo presentata dal difensore dell’ente nominato dal rappresentante che sia indagato o imputato del reato da cui dipende l’illecito amministrativo, stante il generale e assoluto divieto di rappresentanza posto dall’art. 39, comma 1, del d.lgs. n. 231/2001.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 33040/2015        (Stupefacenti)

 

“E’ illegale la pena determinata dal giudice attraverso un procedimento di commisurazione che si sia basato sui limiti edittali dell’art. 73 d.P.R. 309/1990 come modificato dalla legge n. 49 del 2006, in vigore al momento del fatto, ma dichiarato successivamente incostituzionale con sentenza n. 32 del 2014, anche nel caso in cui la pena concretamente inflitta sia compresa entro i limiti edittali previsti dall’originaria formulazione del medesimo articolo, prima della novella del 2006, rivissuto per effetto della stessa sentenza di incostituzionalità”.

“nel patteggiamento l’illegalità sopraggiunta della pena determina la nullità dell’accordo e la Corte di cassazione deve annullare senza rinvio la sentenza basata su tale accordo”.

“nel giudizio di cassazione l’illegalità della pena conseguente a dichiarazione di incostituzionalità di norme riguardanti il trattamento sanzionatorio è rilevabile d’ufficio anche in caso di inammissibilità del ricorso, tranne che nel caso di ricorso tardivo”.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 32243/2015        (Notificazioni)

 

Anche dopo l’entrata in vigore del d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, sono valide le notificazioni a persona diversa dall’imputato o indagato eseguite per via telematica, ai sensi del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, dagli Uffici giudiziari già autorizzati dal decreto 1 ottobre 2012 del Ministro della Giustizia.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 31617/2015        (Misure di sicurezza patrimoniale – confisca)

 

“il giudice, nel dichiarare la estinzione del reato per intervenuta prescrizione, può applicare, a norma dell’art. 240, secondo comma, n. 1, c.p., la confisca del prezzo del reato e, a norma dell’art. 322 – ter c.p.., la confisca del prezzo o del profitto del reato, sempre che si tratti di confisca diretta e vi sia stata una precedente pronuncia di condanna rispetto alla quale il giudizio di merito permanga inalterato quanto alla sussistenza del reato, alla responsabilità dell’imputato ed alla qualificazione del bene da confiscare come profitto o prezzo del reato”.

“qualora il prezzo o il profitto derivante dal reato sia costituito da denaro, la confisca delle somme di cui il soggetto abbia comunque la disponibilità deve essere qualificata come confisca diretta: in tal caso, tenuto conto della particolare natura del bene, non occorre la prova del nesso di derivazione diretta tra la somma materialmente oggetto della confisca e il reato”.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 31022/2015        (Misure cautelari reali – diffamazione a mezzo stampa)

 

Nonostante sia ammissibile l’ordine dell’autorità giudiziaria rivolto all’Internet Service Provider di rendere inaccessibile specifici siti internet o pagine web, non può essere sottoposta a sequestro preventivo una testata giornalistica telematica, in caso di commissione del reato di diffamazione a mezzo stampa.

 


Cassazione Penale S.S. U.U. n. 29316/2015        (Stupefacenti)

 

Sono irrilevanti penalmente le condotte aventi ad oggetto sostanze stupefacenti (nella specie Nandrolone) incluse nelle tabelle solo successivamente all’entrata in vigore della legge n. 49 del 2006, modificativa del d.P.R. n. 309/90, dichiarata incostituzionale con sentenza n. 32 del 2014, poste in essere a partire dall’entrata in vigore di tale disciplina incostituzionale e fino all’entrata in vigore del D.l. n. 36 del 2014;

Diversamente hanno rilevanza penale le condotte aventi ad oggetto medicinali che contengano i principi attivi inclusi nelle tabelle da I a IV del d.P.R. n. 309/1990.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 24630/2015        (Difesa – omesso avviso)

 

In caso di mancato avviso dell’udienza al difensore di fiducia tempestivamente nominato dall’imputato o dal condannato integra una nullità assoluta ai sensi degli artt. 178, comma 1 lett. c) e 179, comma 1 c.p.p.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 22471/2015        (Stupefacenti)

 

“Per i delitti previsti dall’art. 73 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, l’aumento di pena calcolato a titolo di continuazione per i reati-satellite in relazione alle così dette “droghe leggere” deve essere oggetto di specifica rivalutazione da parte dei giudici del merito, alla luce della più favorevole cornice edittale applicabile per tali violazioni, a seguito della sentenza n. 32 del 2014 della Corte costituzionale, che ha dichiarato la incostituzionalità degli artt. 4-bis e 4-vicies ter della legge 21 febbraio 2006, n. 49 (di conversione del decreto legge 30 dicembre 2005, n. 272) e ha determinato, in merito, la reviviscenza della più favorevole disciplina anteriormente vigente”.

 

 

Cassazione Penale S.S. U.U. n. 17325/2015        (Reati contro la persona – accesso abusivo a sistema informatico)

 

“il luogo di consumazione del delitto di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico di cui all’art. 615-ter cod. pen. coincide con quello nel quale si trova il soggetto che effettua l’introduzione abusiva o vi si mantiene abusivamente”.

 

Redazione

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