NO MUOS: conclusa l’udienza finale. Si attende la decisione della causa

Si è appena conclusa l’udienza finale del giudizio NO MUOS davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa.  La causa è stata mandata in decisione. I giudici siciliani dovranno quindi pronunciarsi sull’appello presentato dal Ministero della Difesa avverso la sentenza di primo grado, che aveva ritenuto illegittime le autorizzazioni rilasciate per la costruzione dell’impianto.

Nel corso dell’udienza di stamane, l’avv. Carmelo Giurdanella, difensore del comune di Ragusa, ha evidenziato le 4 questioni controverse della causa.

  1. In primo luogo, l’avv. Giurdanella ha osservato come la scelta della composizione del Collegio di verificazione sia erronea. Il CGA, con la sentenza non definitiva n. 581/2015 aveva statuito che il Collegio fosse composto  da due scienziati di chiara fama e a tre Ministri aventi investiture istituzionali nelle materie lambite dalla controversia.  Il Consiglio ha individuato i tre Ministri, rispettivamente della Salute, dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, delle Infrastrutture e dei trasporti, riconoscendo ai suddetti la “facoltà di delegare gli accertamenti di competenza a personalità, nominativamente indicate, provviste della necessaria preparazione tecnica. Tale scelta risulta di dubbia legittimità in quanto non appare rispettosa del principio di proporzione la nomina di due alti rappresentanti della comunità scientifica, a fronte della nomina di tre rappresentanti di Autorità Amministrative. Il Collegio di verificazione ha infatti operato in condizioni di prevalenza numerica della componente “politica” (3 voti su 5) rispetto alla componente di carattere scientifico. Inoltre la scelta del CGA di rinunciare al suo potere di designazione delegandola ai tre ministri ha posto il rischio di una scelta politicamente orientata del delegato.  Altro punto è che la nomina di 3 Ministri in carica quali componenti del Collegio di verificazione in seno ad una controversia che vede come parte costituita, tra le altre, il Ministero della Difesa, ha violato, il disposto dell’art. 19 del c.p.a. ai sensi del quale “la verificazione è affidata ad un organismo pubblico, estraneo alle parti del giudizio, munito di specifiche competenze tecniche”.  Nel caso in questione è mancata dunque l’estraneità alle parti del giudizio, non potendosi escludere che l’interesse dei Ministri incaricati, membri del Governo in carica, e, dunque, espressione dell’unico indirizzo politico che promana dall’Organo esecutivo statuale, coincida con l’interesse del Ministero della Difesa, parte in causa del giudizio pendente. L’avv. Giurdanella ha quindi rilevato l’inconsistenza delle osservazioni del CGA, nell’ordinanza di rigetto della richiesta di modifica del Collegio, a proposito del fatto che “nessun ministro incaricato è parte del giudizio”.
  2. Altra questione è legata ai dubbi sulle misure precauzionali da adottare per l’avvio dell’impianto. Il CGA aveva chiesto di verificare l’entità delle emissioni delle parabole in cumulo con le emissioni delle antenne, ma in realtà esse sono state accese una alla volta.  Tale scelta è stata decisa dal Collegio di verificazione per bypassare il problema delle misure precauzionali da adottare a fronte dell’accensione alla massima potenza dell’impianto, come richiesto dalla prefettura.Il dubbio lecito è che se per effettuare delle misurazioni a fini di prova ci sono tali timori, a fortiori avviando l’impianto definitivamente tali timori non possono venire meno.
  3. Terza questione riguarda le operazioni di verificazione che sono state inaccessibili ai tecnici di parte in quanto la gestione dell’impianto era in mano ai tecnici USA senza nemmeno la presenza di un interprete. I controlli sono avvenuti infatti da remoto in quanto effettuati dai tecnici USA che, attraverso un portatile, inviavano le richieste ad una stazione centrale  dalla quale partivano i comandi all’impianto. L’avv. Giurdanella ha osservato come tale procedura di verificazione non ci dà la certezza che le antenne siano state accese alla massima potenza né tantomeno abbiamo gli strumenti per verificarlo in loco. Ci siamo dovuti “fidare” di quanto riferito dai tecnici USA.
  4. Infine,  l’avv. Giurdanella ha evidenziato come gli americani non solo non abbiano mai acceso tutte e 46 antenne più 3 parabole insieme, ma dichiarano anche che delle 46 antenne 22 siano dismesse. Ma in realtà su 46 sono solo 4-5 quelle che non potrebbero funzionare perché dismesse. Le altre sono semplicemente scollegate, ma funzionanti.

Non resta che attendere la decisione della causa. Continuate a seguirci per tutti gli aggiornamenti.

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Redazione

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