Il modello europeo di privacy

I lavori del convegno sono stati conclusi dal Presidente dell’Autorità, Stefano Rodotà.

Nel tracciare il bilancio dei primi quattro anni e dei cambiamenti intervenuti nel rapporto tra cittadini e P.A. e tra cittadini ed imprese, Rodotà ha iniziato riconoscendo che la storia della privacy in Italia è una "storia di successo" che ha permesso la crescita e lo sviluppo di un’autentica cultura del rispetto e la riscoperta di norme che esistevano prima della legge n.675 del 1996, ma che erano rimaste inapplicate.

Il valore del lavoro svolto e del rigoroso impegno nella costruzione di una nuova cultura del rispetto è stato del resto riconosciuto anche in ambito internazionale con la nomina dello stesso Rodotà a presidente dei Garanti europei.

Ed è proprio nella costruzione di un rigoroso sistema di garanzie a difesa dei diritti fondamentali delle persone che oggi si va imponendo quello che Rodotà ha definito "il modello europeo di tutela della privacy", specie rispetto a quanto accade ad esempio negli USA, dove il livello di protezione dei dati personali è bassissimo.

Nell’era della comunicazione e dell’informazione tecnologica – ha affermato Rodotà – la privacy rappresenta un "valore aggiunto" importante. Eppure la pubblica amministrazione continua ad intrattenere con il Garante rapporti "a corrente alternata" e a dimostrarsi sorda agli obblighi della privacy.

Prova ne sia l’ultima vicenda legata alla tessera elettorale. Ignorare il parere dell’Autorità o addirittura non chiederlo per dare una prova di forza – ha concluso Rodotà – conduce ad errori e finisce per determinare inutili costi.

[Dalla Newsletter del Garante , 7 – 13 maggio 2001: www.garanteprivacy.it]

Redazione

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