Quattro ricercatori (Albert-Laszlo Barabasi, Jay Brockman, Hawoong Jeong e Vincent Freeh) sono riusciti a creare un sistema di calcolo distribuito (distrubuted computing) simile a quello utilizzato dal progetto SETI@Home o da Distributed.net; ma a differenza di tali progetti, il sistema ideato dai 4 utilizza la potenza di calcolo dei computer degli utenti a loro insaputa sfruttando il comune protocollo di rete TCP/IP ed in particolare la funzione checksum che costringe il processore ad elaborare il pacchetto compiendo un’operazione matematica su di esso e ad inviare risposta alla macchina che lo ha generato in caso di risposta affermativa.
Ovviamente come un qualsiasi pacchetto di dati che viaggia su internet esso può finire perduto ed in tal caso il calcolo risulterebbe errato anche se corretto. Ma il problema può essere aggirato inviando lo stesso pacchetto a macchine diverse e se nessuna restituisce il pacchetto corretto si ha la quasi assoluta certezza della correttezza dello stesso.
Il “parasitic computing” pone anche problemi legali, poichè tale procedimento sfrutta risorse altrui senza l’autorizzazione del legittimo proprietario. D’altro canto nessuno penetra nel sistema, ma vengono sfruttate alcune operazioni lecite implementate dal protocollo TCP/IP.
C’è chi ipotizza che tale scoperta possa consentire di sfruttare le risorse dei computer mondiali per utilizzi illeciti o pericolosi, poichè un terrorista con risorse economiche limitate potrebbe sfruttare una elevata potenza di calcolo per eseguire calcoli matematici che altrimenti richiederebbero anni, come la decifratura di codici segreti.
Chiaramente anocra passerà del tempo prima che la tecnica possa essere affinata, poichè i risultati ottenuti dagli scienziati sono stati ottenuti in minor tempo con un solo computer di minor potenza.
Tale scoperta ha però evidenziato l’ennesima falla di quello che è a tutt’oggi il protocollo più utilizzato su internet. Certamente questa non preoccupa quanto quelle che possono causare danni maggiori come il DOS o altri problemi, ma certamente in un prossimo futuro se ne dovrà tenere conto per evitare che i propri computer possano essere sfruttati da programmi parassiti.