La Commissione UE per il nuovo "Internet Protocol v6"

Commissione UE

Comunicazione al Consiglio e al Parlamento Europeo COM (2002) 96, del 26 febbraio 2002

"Internet della prossima generazione – priorità d’azione nella migrazione verso il nuovo protocollo Internet Ipv6"

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il punto:

I quattro miliardi di indirizzi disponibili sul Web in base al sistema attuale (IPv4) non sono più sufficienti.

La maggior parte degli indirizzi è già stata assegnata e i rimanenti lo saranno nei prossimi tre anni. E’ quindi auspicabile un’accelerazione nel passaggio al nuovo protocollo, che permetterebbe una disponibilità pressoché illimitata di nuovi indirizzi web.

La Commissione fa espresso riferimento alla necessità di rendere al più presto operativo il dominio “.eu”, riservato ai soggetti dell’Unione Europea, anche per arginare lo strapotere degli U.S.A. quanto a possesso e gestione di indirizzi web (ad oggi il 74 per cento degli indirizzi esistenti).

Tecnicamente, il nuovo protocollo ha enormi potenzialità: Internet senza fili, wap ed elettrodomestici intelligenti che scambiano e-mail con il proprietario presto potrebbero diventare d’uso quotidiano.

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il testo:

INDICE

Sintesi

1. Introduzione

2. Internet – Indirizzi e Applicazioni

2.1. Comunicazioni e indirizzi Internet

2.2. Attribuzione di indirizzi IP

2.3. Carenza di spazio per indirizzi IPv4

2.4. Future applicazioni di Internet

3. Sviluppo e diffusione dell’IPv6

3.1. Elaborazione di norme IPv6

3.2. Ricerca e sviluppo in materia di IPv6

3.3. Dall’IPv4 all’IPv6

3.4. La diffusione dell’IPv6 nel mondo

3.5. Questioni relative alla privacy

4. Azioni da intraprendere a livello di comunitario

5. Glossario

Sintesi

Internet e la sua diffusione sono cruciali per l’economia della conoscenza. Tuttavia la sua rapida e costante crescita rende necessarie nuove iniziative per garantire che continui a soddisfare nuove e mutevoli esigenze. È’ ampiamente risaputo che l’Unione europea deve accrescere il suo ruolo nella messa a punto e acquisizione delle tecnologie di base su cui si fonda l’evoluzione di Internet della prossima generazione, accelerando lo sviluppo di un’infrastruttura per le comunicazioni ad alta capacità, affidabile e sicura, con connettività continua (accesso costante alla rete) ed elevata mobilità senza fili.

In effetti l’ambizione dell’Unione europea di diventare entro il 2010 l’economia della conoscenza più competitiva e dinamica si può realizzare solo se essa svolge un ruolo guida nel potenziamento delle capacità di Internet. A tale proposito i fattori decisivi saranno il mantenimento e lo sfruttamento della sua leadership tecnologica nel campo delle comunicazioni senza fili e mobili e i provvedimenti intesi ad assicurare una transizione efficiente verso l’Internet della prossima generazione basato sul nuovo protocollo Internet IPv6.

La prevista convergenza dei settori delle comunicazioni senza fili e di Internet offre ora alle imprese europee di produzione e servizi un’occasione straordinaria per mettere a frutto il loro know-how tecnologico, rafforzare il loro vantaggio competitivo e attivare le loro potenzialità imprenditoriali, permettendo di creare applicazioni e servizi innovativi da cui possono emergere nuove opportunità commerciali a vantaggio di tutti i protagonisti della nuova economia basata su Internet.

Tuttavia per un’introduzione tempestiva dei nuovi servizi resi possibili da Internet, è indispensabile strutturare, consolidare e integrare le iniziative europee relative all’IPv6 e, in particolare, sviluppare la necessaria base di risorse umane qualificate, armonizzare completamente, ove necessario, gli approcci politici, sostenere l’impegno a favore della

ricerca, promuovere le attività in materia di norme e specifiche e garantire che tutti i settori della nuova economia suscettibili di risentire dell’impatto dell’IPv6 siano pienamente consapevoli dei benefici potenziali derivanti dalla sua adozione.

Oltre al lavoro svolto dalla "IPv6 Task Force", la Commissione propone una serie di azioni volte a fare sì che l’Unione europea conservi l’iniziativa e la leadership negli sviluppi mondiali. Tali azioni richiedono un intervento concertato per strutturare, consolidare e integrare gli sforzi europei in materia di IPv6, segnatamente attraverso:

1. Un maggiore sostegno all’IPv6 nelle reti e servizi pubblici.

2. L’elaborazione e il varo di programmi educativi sull’IPv6.

3. L’adozione dell’IPv6 mediante campagne di sensibilizzazione.

4. Lo stimolo costante alla diffusione di Internet nell’Unione europea.

5. Un maggiore sostegno alle attività connesse all’IPv6 nel Sesto programma quadro.

6. Il rafforzamento del supporto all’adozione dell’IPv6 nelle reti di ricerca nazionali ed europee.

7. Un contributo attivo a favore della promozione dell’elaborazione di norme relative all’IPv6.

8. L’integrazione dell’IPv6 in tutti i piani strategici riguardanti l’utilizzo dei nuovi servizi Internet.

1. INTRODUZIONE

Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) stanno rivoluzionando il funzionamento dell’economia e della società, creando nuovi modi di lavorare, commerciare e comunicare. L’ulteriore sviluppo delle ICT nel XXI secolo avrà un impatto ampio e duraturo non solo sull’economia ma anche su tutti gli aspetti della vita della gente, sfociando in trasformazioni radicali e mutamenti di vasta portata. In realtà tali cambiamenti non riguardano solo la tecnologia, ma anche la creazione di ricchezza e di nuove opportunità imprenditoriali, la condivisione delle conoscenze,

l’avvicinamento delle comunità e l’arricchimento della vita di tutti. In risposta a queste evoluzioni annunciate, il Consiglio europeo riunito a Lisbona nel marzo 2000, ha fissato l’obiettivo di far divenire l’Europa l’economia della conoscenza più dinamica e competitiva a livello mondiale, capace di generare una crescita economica sostenibile con una maggiore e migliore occupazione e una maggiore coesione sociale.

Nel giugno 2000 il Consiglio europeo ha approvato il Piano d’azione "eEurope 2002" contenente le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo di una "società dell’informazione per tutti". Esso identifica tre obiettivi principali (accesso a Internet più economico, rapido e sicuro; investimenti nelle risorse umane e nella formazione e promozione dell’uso di Internet) ove un intervento a livello europeo comporterebbe un valore aggiunto, illustrando una serie di misure di politica connesse a tali obiettivi.

Tra esse figurano un accesso economicamente conveniente per le aziende e i cittadini ad una infrastruttura per le comunicazioni di primo ordine e il rapido sviluppo di una vasta gamma di servizi on-line competitivi. In particolare si è concentrato sull’Internet della prossima generazione, compreso l’Internet mobile, sottolineando l’esigenza di un notevole aumento degli indirizzi IP di Internet, proporzionato alle necessità previste a medio e lungo termine.

Infatti l’avvento delle comunicazioni inter pares (peer-to-peer), il rapido sviluppo dell’infrastruttura di accesso a banda larga come l’ADSL, la necessità di soddisfare la richiesta di comunicazioni da macchina a macchina senza interazione umana, richiedono una celere evoluzione verso l’Internet della prossima generazione.

Nel contesto delle comunicazioni mobili di terza generazione (3G), la Commissione ha pubblicato una comunicazione dove sottolinea anche che l’attuale protocollo Internet (IPv4) potrebbe ostacolare la piena diffusione a lungo termine dei servizi 3G. La nuova versione del protocollo Internet che è stata proposta, l’IPv6, ovvierebbe al problema della carenza di spazio per gli indirizzi dell’IPv4, oltre a fornire ulteriori caratteristiche.

Inoltre l’adozione dell’IPv6 nelle reti mobili permetterà anche l’interconnessione senza fili da macchina a macchina, ampliando così notevolmente la gamma di applicazioni 3G. Se da un lato si riconosce generalmente che la transizione verso reti completamente basate su IPv6 richiederà vari anni di impegno, dall’altro si ritiene altresì che qualsiasi ritardo nell’effettuare la transizione rischi di ostacolare successivamente la diffusione delle caratteristiche avanzate dei servizi 3G, privando al contempo l’Unione europea di un’importante opportunità di diventare un protagonista significativo della nuova generazione Internet.

Nella dichiarazione sull’e-Government approvata dai ministri di 28 paesi europei il 29 novembre 2001, si invita la Commissione europea a realizzare i necessari investimenti in materia di ricerca e sviluppo tecnologico, in particolare nel Sesto programma quadro, per garantire l’interoperabilità e l’affidabilità delle prossime generazioni di infrastrutture e dei sistemi aperti.

Grazie alla sua capacità di fissare obiettivi ambiziosi, tempestivi e strategici, nonché al dinamismo dei suoi operatori di reti e dei fornitori di apparecchiature, l’Unione europea è incontestabilmente al primo posto nell’uso delle comunicazioni mobili, come dimostrano i livelli di penetrazione estremamente elevati (vicini in media al 73% nel gennaio 2002). Quanto alla diffusione di Internet, la sua penetrazione media negli Stati membri dell’UE è in aumento, sebbene permangano ancora sensibili differenze tra gli Stati membri, con livelli d’uso che variano da più del 35% (famiglie) a più del 50% (forza lavoro).

La convergenza prevista di questi due diversi settori delle comunicazioni offre alle imprese europee di produzione e servizi un’occasione straordinaria per sfruttare il loro know-how tecnologico, rafforzare il loro vantaggio competitivo, attivare le loro potenzialità imprenditoriali e riuscire nel balzo verso il mondo di Internet senza fili.

In effetti si prevede che l’accesso e l’uso di Internet mediante un dispositivo di comunicazione mobile/telefono, computer o decoder TV diventi un’abitudine nei prossimi anni, permettendo la creazione di applicazioni e servizi innovativi da cui possono emergere nuove opportunità commerciali a vantaggio di tutti i protagonisti della nuova economia basata su Internet.

Un’introduzione precoce e senza intoppi dell’IPv6 eviterebbe inoltre futuri costi di transizione molto più onerosi, riducendo la possibilità di implementazioni affrettate e quindi più rischiose e costose. Dato il notevole rischio che a partire dal 2005 scarseggino sempre di più nel mondo gli indirizzi IPv4, questa è una questione di importanza capitale per numerosi settori, che fabbricheranno prodotti con accesso Internet incorporato, comprese automobili e elettronica di largo consumo, come pure per le comunicazioni fisse, mobili e senza fili.

Per un’introduzione tempestiva dei nuovi servizi resi possibili da Internet, è indispensabile strutturare, consolidare e integrare le iniziative europee relative al nuovo protocollo Internet IPv6 e, in particolare, sviluppare la necessaria base di risorse umane qualificate, armonizzare completamente, ove necessario, gli approcci politici, sostenere l’impegno a favore della ricerca, promuovere le attività in materia di norme e specifiche e garantire che tutti i settori della nuova economia suscettibili di risentire dell’impatto dell’IPv6 siano pienamente consapevoli dei benefici potenziali derivanti dalla sua adozione. Pertanto è necessario uno sforzo concertato che rafforzi la competitività globale dell’Unione europea in quest’area di sviluppo di importanza strategica.

2. INTERNET – INDIRIZZI E APPLICAZIONI

Nel 2050 la popolazione mondiale si aggirerà intorno ai 9 miliardi di persone, per cui è essenziale pianificare tecnicamente l’accesso di tutti a Internet. L’IPv6 è l’unica tecnologia in grado di soddisfare le esigenze di una tale popolazione, permettendo al contempo il collegamento in rete e l’interconnessione di una moltitudine di dispositivi installati nelle automobili, nelle abitazioni, negli aeroplani, nell’elettronica di largo consumo, ecc.

2.1. Comunicazioni e indirizzi Internet

Un utente di Internet conosce i computer con il loro nome di dominio, ad esempio nel contesto web userebbe "www.IPv6-TaskForce.org" come indirizzo web dell’IPv6 Task Force o "editors@IPv6-TaskForce.org" come indirizzo e-mail. Mentre i nomi di dominio di questo tipo sono facili da ricordare, i dispositivi collegati in rete – come i server web, i server per l’e-mail o gli home PC – comunicano usando un indirizzo in formato numerico e un protocollo chiamato protocollo Internet (IP). Con una vaga analogia, i nomi di dominio e gli indirizzi IP possono essere paragonati ai nomi e indirizzi postali delle persone.

Il protocollo Internet richiede che gli indirizzi IP dei dispositivi comunicanti siano unici in tutta Internet, in modo che i pacchetti di dati possano essere trasportati (instradati) da un dispositivo all’altro passando per una o più reti di provider di servizi Internet (ISP).

L’attuale versione del protocollo Internet, l’IPv4, esiste da oltre vent’anni. Negli anni ’70, quando fu progettata, non era stata prevista una così vasta espansione di Internet e all’epoca il web era ancora ben lungi dall’essere concepito. Per questo, e anche a causa dei vincoli dell’hardware di allora, i primi creatori di Internet scelsero di usare solo 32 bit per rappresentare gli indirizzi dell’IPv4. Questi 32 bit consentono poco più di 4.000 milioni di indirizzi IPv4. Attualmente non vi è un numero sufficiente di indirizzi IP per tutti gli abitanti del pianeta.

Se si pensa che nel prossimo futuro case, uffici, auto e altri ambienti potranno tutti contenere dispositivi dotati di accesso a Internet, è evidente la pressione sullo spazio degli indirizzi, dato che qualsiasi dispositivo in rete potrebbe volersi collegare ad un altro (ad esempio un sistema computerizzato di una concessionaria auto potrebbe controllare a distanza la condizione dei sensori di un’automobile, sorvegliare le prestazioni e anticipare problemi futuri). Tale pressione è accresciuta dal fatto che non si potrà mai utilizzare appieno l’intera gamma di indirizzi IP e che agli albori dello sviluppo di Internet sono state effettuate vaste attribuzioni a ogni ISP o sito.

L’IPv6, il cui sviluppo è cominciato nella prima metà degli anni ’90, è giunto ormai ad uno stadio di maturità: cominciano ad arrivare i primi prodotti commerciali e ne inizia la diffusione. Il suo vantaggio principale sta nell’impiego di indirizzi a 128 bit, sufficienti per fornire indirizzi IP unici al mondo a qualsiasi dispositivo li richieda in

un futuro prevedibile. Dato che tutte le comunicazioni su Internet usano l’IP, non si ripeterà mai abbastanza quanto sia importante disporre di uno spazio per indirizzi IP sufficiente per tutti.

2.2. Attribuzione di indirizzi IP

In Europa, lo spazio degli indirizzi IPv6 è gestito e attribuito ai fornitori di servizi Internet dal RIPE NCC. I tre registri regionali – RIPE NCC, APNIC e ARIN, responsabili dell’attribuzione degli indirizzi, seguono una politica comune in materia. La disponibilità di indirizzi IPv6, in virtù del gioco delle forze di mercato, dovrebbe portare a una riduzione del loro costo, rispetto a quelli IPv4, se non addirittura alla loro gratuità per l’utente finale. Molti utenti ADSL attualmente non hanno la possibilità di ottenere un unico indirizzo statico IPv4 per una rete domestica. Con l’IPv6, non solo l’utente di una rete che si collega da casa dispone di vari indirizzi IPv6 (invece che uno solo come succede con l’IPv4), ma la carenza di indirizzi IP non costituisce più un motivo per cui un provider di servizi Internet possa limitare l’accesso agli indirizzi IP statici.

La disponibilità di indirizzi IPv6 multipli raggiungibili ovunque nel mondo per una rete domestica, combinata all’accesso a banda larga, apre la strada a tutta una nuova serie di applicazioni per la gestione dell’abitazione a distanza (ad es. telecamere multiple, o sensori della temperatura senza fili) che sono impossibili con l’IPv4.

2.3. Carenza di spazio per indirizzi IPv4

Il rischio che gli indirizzi IPv4 scarseggino pericolosamente nel mondo entro il 2005, associato alla distribuzione ineguale dello spazio adibito ad essi tra l’America settentrionale e il resto del mondo giustifica un intervento immediato e rapido, promuovendo così il conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona. Probabilmente gli indirizzi IPv4 non saranno mai esauriti completamente, ma essi sono sempre meno disponibili, soprattutto per fabbisogni su larga scala. La loro carenza comporta costi indesiderati per coloro che vogliono ottenere indirizzi IP.

In mancanza di uno spazio di indirizzi IP a livello mondiale, le applicazioni sono costrette a funzionare con meccanismi che forniscono indirizzi per siti locali – più o meno equivalenti ai primi tempi della telefonia, quando gli utenti dovevano interagire con uno o più operatori per effettuare una chiamata. Tali meccanismi (ovvero il Network Address Translation, o NAT) limitano la funzionalità end-to-end di Internet e ne riducono la prestazione complessiva. Un utente (cliente) grazie a un dispositivo NAT può comunicare con un server su Internet (il modello di comunicazione "client-server"), ma non ha la garanzia di accessibilità in presenza di dispositivi esterni che desiderano stabilire un collegamento (come ad esempio nel modello di comunicazione "peer-to-peer"). Questi 128 bit permettono 2 128 indirizzi IP, ovvero poco più di 256 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi.

La necessità di avere ambienti costantemente collegati (come l’Internet residenziale attraverso la banda larga, il modem via cavo e il satellite) raggiungibili in tutto il mondo impedisce il ricorso a tecniche di conversione di indirizzi del tipo NAT, di pooling o distribuzione temporanea, mentre i requisiti degli apparecchi di tipo "plug and play" con accesso costante a Internet incrementano ulteriormente la pressione sullo spazio.

Invece che collegarsi temporaneamente componendo un numero telefonico, con un indirizzo IP temporaneo preso a caso da un gruppo, gli utenti e le applicazioni del futuro hanno bisogno di una connettività permanente con indirizzi IP dedicati. Oltre a reintrodurre la sicurezza e la comunicazione end-to-end, l’IPv6 possiede caratteristiche di "plug and play" che ne semplificano l’uso per esempio a casa, evitando a fornitori di apparecchiature e utenti finali di dover configurare gli apparecchi in rete.

2.4. Future applicazioni di Internet

Avendo a disposizione uno spazio di indirizzi IP molto più vasto (grazie all’IPv6 e solo ad esso), sarà possibile usufruire di tutta una serie di nuovi servizi e applicazioni su Internet. Gli sviluppi previsti per le comunicazioni peer-to-peer, l’uso di nuove forme di servizi multimediali interattivi grazie all’infrastruttura di accesso a banda larga, la diffusione delle comunicazioni da macchina a macchina, richiedono tutti una rapida evoluzione verso l’IPv6. Inoltre l’adozione dell’IPv6 nelle reti mobili permetterà anche l’interconnessione senza fili da macchina a macchina, ampliando sensibilmente la gamma di applicazioni 3G.

Se da un lato si ammette che la transizione verso reti completamente basate sull’IPv6 richiederà vari anni di impegno, dall’altro si ritiene altresì che qualsiasi ritardo nell’effettuare la transizione rischi di ostacolare successivamente la diffusione delle caratteristiche avanzate dei servizi 3G, privando al contempo l’Unione europea di un’importante opportunità di diventare un protagonista significativo della nuova economia Internet.

Se nella fase iniziale del GPRS/UMTS, con alcuni milioni di terminali, l’IPv4 costituisce una soluzione perfettamente ragionevole, per offrire un servizio scalabile a più di un miliardo di terminali, l’IPv6 è indispensabile. Adottandolo, il settore europeo delle comunicazioni mobili avrà un’occasione unica per studiare il futuro e porsi all’avanguardia, insieme a tutti gli altri protagonisti del mondo di Internet, si tratti di ISP, di operatori di reti fisse, reti via cavo, ecc. Così facendo acquisirà un vantaggio competitivo da esplorare ed esportare. Inoltre la combinazione di VoIP (voice over IP, detto anche telefonia su Internet) e LAN (local area networks, reti di computer locali) senza fili potrebbe avere un considerevole impatto commerciale, in quanto offre la possibilità di coniugare una certa mobilità con l’accesso a Internet e le comunicazioni vocali integrate a basso costo.

L’IPv6 faciliterà l’accesso a servizi e applicazioni basati sull’IP ricorrendo a una vasta gamma di tecnologie di accesso. Gli operatori delle reti potranno prestare i loro servizi a prescindere dal tipo di accesso (ad es. UMTS, LAN senza fili) oltre a fornire ai loro clienti un’esperienza Internet senza soluzione di continuità. Gli utenti potranno collegarsi a qualsiasi sito web desiderino, accedere all’internet aziendale (ed essere raggiunti da tale rete), telefonare via Internet, ricevere streaming audio/video, come pure utilizzare qualsiasi applicazione di rete di cui abbiano bisogno (in contesti molto diversi come istruzione, salute, trasporti, giochi, ecc.) Non saranno limitati dal numero ridotto di servizi di rete a valore aggiunto offerto dagli operatori attraverso i loro portali. Tale livello di interoperabilità del servizio acuirà la concorrenza e accrescerà la coesione sociale nell’ambito dell’Unione europea.

3. SVILUPPO E DIFFUSIONE DELL’IPV6

Oggi l’introduzione dell’IPv6 avviene gradualmente. Essa va tuttavia accelerata per evitare che gli attuali difetti dell’IPv4 ostacolino il successivo sviluppo di Internet, per garantire più trasparenza e concorrenza nella fornitura dei servizi della nuova generazione e per evitare costi di transizione molto più elevati in caso di ritardo.

3.1. Elaborazione di norme IPv6

Le norme IPv6 vengono elaborate dall’Internet Engineering Task Force (IETF), un ente su scala mondiale, privo di legami commerciali, che ha al suo interno vari gruppi di lavoro che si occupano dell’IPv6. Nel settore delle comunicazioni senza fili, le norme vengono definite dal 3GPP e dal 3GPP2, come pure dall’ITU. L’operato del 3GPP e del 3GPP2 è cruciale, dato che la tecnologia 3G è considerata un’area essenziale per una prima introduzione commerciale dell’IPv6.

L’IETF stabilisce le norme, ma non decide le politiche né effettua lobbying. Altre organizzazioni quali l’Internet Society (ISOC)13 o l’IPv6 Forum svolgono rispettivamente un ruolo chiave a livello di educazione e marketing.

3.2. Ricerca e sviluppo in materia di IPv6

Tutti gli aspetti relativi all’IPv6 e in particolare le dimensioni della ricerca e sviluppo vengono affrontati da un gran numero di organizzazioni, operatori di telecomunicazioni, fornitori di apparecchiature e istituzioni accademiche. La Commissione europea ha provveduto a fornire i fondi necessari per la ricerca e lo sviluppo delle tematiche correlate all’IPv6. In particolare, e in risposta alle conclusioni del vertice di Stoccolma, la Commissione ha intensificato il suo impegno a favore della R&S, segnatamente nell’ambito del Quinto programma quadro.

Sono già in fase operativa molti progetti incentrati sull’IPv6, per un ammontare complessivo di circa 55 milioni di €, tra cui due sperimentazioni su larga scala, ovvero i progetti 6NET ed Euro6IX, che completano pienamente gli sforzi profusi a livello nazionale nell’ambito delle reti nazionali di ricerca e istruzione (NREN) e a livello europeo nel quadro di iniziative quali GEANT.

Nel lavoro preparatorio al Sesto programma quadro, la Commissione ha sottolineato l’importanza di proseguire nell’impegno in materia di R&S sull’IPv6 allo scopo di fornire ulteriori opportunità alla comunità dei ricercatori e assicurare in particolare lo sviluppo di strumenti, servizi ed applicazioni innovativi.

3.3. Dall’IPv4 all’IPv6

Se da un lato l’IPv6 prospetta un brillante futuro per Internet, l’IPv4 non scomparirà dall’oggi all’indomani. Attualmente l’IPv6 viene introdotto a fianco dell’IPv4. Dalle prime introduzioni dell’IPv6 nel 1996 è nata la rete di sperimentazione 6bone IPv6, che ora copre più di 50 paesi e 1000 siti. Sono in corso le introduzioni a livello commerciale, a cominciare dal Giappone e dai paesi che storicamente hanno avuto una minore attribuzione di indirizzi IPv4 (in particolare in Asia).

Dato che la transizione all’IPv6 avviene progressivamente e a ritmi diversi a seconda dei settori industriali, emergerà la necessità di elaborare linee guida per la transizione e l’integrazione dell’IPv6, che tengano conto del fatto che la coesistenza dell’IPv4 e dell’IPv6 durerà vari anni, che l’IPv4 verrà abbandonato gradualmente e senza strappi e che, a differenza del passaggio all’anno 2000, nessun settore si vedrà imporre una data fatidica per il passaggio all’IPv6, ma vi sarà invece l’incentivo ad agire prima che sia troppo tardi e che i costi divengano troppo elevati.

Una transizione senza intoppi permetterà ai fornitori di servizi e agli utenti di sfruttare il loro investimento esistente negli attuali servizi IPv4, preparandosi al contempo ad una migrazione senza soluzione di continuità man mano che aumenta il numero di dispositivi online basati sull’IPv6. L’IETF ha messo a punto un’ampia gamma di tecniche di transizione e integrazione, consentendo ai fornitori di servizi di scegliere i metodi a loro più consoni. In ultima analisi molte delle introduzioni dell’IPv6 saranno "native", cioè basate esclusivamente sull’IPv6, piuttosto che isole IPv6 collegate mediante l’Internet esistente IPv4.

3.4. La diffusione dell’IPv6 nel mondo

Recentemente (21 settembre 2000), il Giappone ha assunto l’iniziativa politica di stabilire un calendario per il passaggio all’IPv6, fissando al 2005 il termine ultimo per tutte le reti esistenti, in ogni settore economico e pubblico. Per il Giappone l’IPv6 è un mezzo che contribuisce a sfruttare Internet per rinnovare l’economia del paese. A tal fine ha istituito un Consiglio per la promozione dell’IPv6 19 , incaricato di attuare il programma dell’e-Giappone. L’iniziativa giapponese è stata fondamentale per la regione dell’Asia-Pacifico. La Corea ne ha seguito l’esempio il 22 febbraio 2001, presentando piani per la diffusione dell’IPv6. Anche Taiwan ha preso una decisione in proposito, creando in particolare un comitato direttivo IPv6. Repubblica popolare cinese e Giappone hanno svolto consultazioni bilaterali, a livello ministeriale, per discutere come promuovere maggiormente l’IPv6.

Sebbene la gran parte della progettazione dell’IPv6 e delle applicazioni commerciali sia avvenuta negli Stati Uniti, fino a poco tempo fa questo paese sentiva meno di altre parti del mondo la necessità di migrare verso l’IPv6. Dato che gli USA sono stati i primi nella corsa alla conquista dello spazio per gli indirizzi IPv4, non si trovano ancora in una posizione altrettanto critica del sud-est asiatico o dell’Europa. Tuttavia nel dicembre 2001 è stata varata un iniziativa settoriale allo scopo di creare un’IPv6 Task Force nordamericana, a conferma della crescente pressione per il potenziamento di Internet.

Nell’Unione europea, rispetto alla regione dell’Asia-Pacifico, la diffusione commerciale dell’IPv6 al momento è marginale ed essenzialmente limitata ad alcune sperimentazioni. Ciò ha indotto la Commissione europea a lanciare nell’aprile 2001 un’IPv6 Task Force animata dalle imprese del settore, con un’ampia rappresentanza dei protagonisti della telefonia mobile, delle telecomunicazioni e di Internet. La task force ha ormai concluso il suo lavoro ed emanato una serie di raccomandazioni volte a far adottare nuovi provvedimenti urgenti a livello europeo. Le proposte di ulteriori misure indicate in questo documento si fondano ampiamente sul lavoro dell’IPv6 Task Force.

3.5. Questioni relative alla privacy

Poiché Internet sin dagli albori è stata considerata una rete aperta, molte caratteristiche dei suoi protocolli di comunicazione possono, più per caso che per volontà, determinare un’invasione della privacy degli utenti di Internet. Ci si preoccupa costantemente della necessità di trovare un equilibrio tra la "natura aperta" di Internet e le esigenze conflittuali legate da un lato alla manutenzione e al debugging efficace della rete e dall’altro alla tutela dei dati personali degli utenti di Internet. Il diritto fondamentale alla privacy e alla protezione dei dati è sancito dalla Carta dell’UE sui diritti fondamentali ed elaborato nei dettagli nelle direttive sulla protezione dei dati 95/46/CE e 97/66/CE, entrambe relative all’elaborazione di dati personali su Internet. Nella sua comunicazione sull’organizzazione e la gestione del sistema dei nomi di dominio su Internet dell’aprile 2000, la Commissione ha già ha dichiarato che un indirizzo IP può costituire un dato personale ai sensi del quadro giuridico (per esempio, gli indirizzi IP dinamici).

Il gruppo di lavoro sulla protezione dei dati costituito in virtù dell’articolo 29, un organo consultivo indipendente dell’UE sulla protezione dei dati e la privacy istituito dalla direttiva 95/46/CE, ha attirato più volte l’attenzione su questioni concernenti la privacy legate all’uso di Internet. Il gruppo di lavoro sulla protezione dei dati nonché il gruppo di lavoro internazionale sulla tutela dei dati nelle telecomunicazioni ("gruppo di Berlino") stanno vagliando l’ipotesi di dedicarsi specificamente all’IPv6.

È quindi indispensabile che la Commissione europea e l’Unione europea nel suo insieme esaminino le problematiche relative alla privacy nell’ambito del futuro sviluppo di Internet. Sebbene tali problematiche siano attualmente tenute in considerazione nello sviluppo dell’IPv6, è necessario fare in modo che gli utenti di Internet abbiano piena fiducia nell’intero sistema, ivi compreso il rispetto dei loro diritti fondamentali.

4. AZIONI DA INTRAPRENDERE A LIVELLO DI COMUNITARIO

È ampiamente risaputo che l’Unione europea deve accrescere il suo ruolo nella messa a punto e acquisizione delle tecnologie di base su cui si fonda l’evoluzione di Internet della prossima generazione, accelerando soprattutto la diffusione dei servizi resi possibili dallo sviluppo di un’infrastruttura per le comunicazioni ad alta capacità, affidabile e sicura, con connettività always-on (accesso costante alla rete) ed elevata mobilità senza fili.

Tuttavia per una diffusione tempestiva dei nuovi servizi resi possibili da Internet, è indispensabile strutturare, consolidare e integrare le iniziative europee relative al nuovo protocollo Internet (IPv6) e, in particolare, sviluppare la necessaria base di risorse umane qualificate, sostenere l’impegno a favore della ricerca, promuovere le attività in materia di norme e specifiche e garantire che tutti i settori della nuova economia suscettibili di risentire dell’impatto dell’IPv6 siano pienamente consapevoli dei benefici potenziali derivanti dalla sua adozione. È quindi necessario uno sforzo concertato per potenziare la competitività del settore europeo.

L’attività normativa va sostenuta, mentre i responsabili dello sviluppo delle applicazioni e le organizzazioni che appaltano nuovi servizi basati sull’IP dovrebbero considerare la possibilità di ottenere lo status di "IPv6-ready" e il proofing dei servizi che intendono offrire.

Adottando rapidamente l’IPv6, l’industria europea del settore nel suo complesso, compresi tutti gli operatori che lavorano su Internet, che si tratti del tipo fisso (es. cavo, ADSL) o senza fili (es. 3G, WLAN), ha un’occasione unica per studiare il futuro e porsi all’avanguardia. Così facendo acquisirà un vantaggio competitivo da esplorare ed esportare. La padronanza dell’IPv6, sia a livello di offerta tecnologica che dell’ampia gamma delle applicazioni, comporterà un beneficio strategico per l’Unione europea nel commercio e nello sviluppo mondiale.

Alla luce di quanto sopra indicato, la Commissione propone la seguente serie di raccomandazioni relative all’implementazione dell’IPv6 da parte di tutti i settori interessati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione:

Si esortano gli Stati membri dell’UE a:

1. Favorire l’adozione dell’IPv6 da parte di reti e servizi associati al settore pubblico (es. servizi di e-government, e-learning ed e-health), compresi gli istituti di istruzione. Inoltre è opportuno tener conto dell’IPv6 negli appalti relativi alle applicazioni.

2. Elaborare e varare programmi educativi su strumenti, tecniche e applicazioni IPv6, in modo da costituire la necessaria base di competenze e conoscenze relative all’IPv6.

3. Promuovere l’adozione dell’IPv6 tramite campagne di sensibilizzazione e attività di cooperazione per la sua diffusione rivolte a organizzazioni di consumatori, piccole e medie imprese, service provider (fissi o senza fili) e operatori Internet.

4. Continuare a stimolare la diffusione di Internet nell’Unione europea e incoraggiare la transizione all’IPv6 evitando impostazioni frammentarie o scadenze obbligatorie per la sua adozione.

5. Rafforzare il sostegno finanziario alle reti di ricerca nazionali e regionali (NREN), al fine di accrescere la loro integrazione nelle reti europee quali GEANT, e aumentare l’esperienza operativa in relazione a nuovi servizi e applicazioni Internet basati sull’utilizzo dell’IPv6.

6. Fornire gli incentivi richiesti per lo sviluppo e il collaudo di prodotti, strumenti, servizi e applicazioni IPv6 nei settori della nuova economia. In particolare sono di importanza fondamentale l’accesso a banda larga offerto dall’IPv6 alle abitazioni, alle piccole e medie imprese e nelle aree pubbliche.

7. Adottare le misure necessarie (come l’istituzione di un Consiglio nazionale o regionale IPv6) per effettuare:

a. La valutazione, a livello nazionale o regionale, degli attuali sviluppi e del grado di diffusione dell’IPv6, come pure la formulazione di orientamenti e la divulgazione delle migliori pratiche nell’ottica di una transizione efficiente all’IPv6.

b. La messa a punto di provvedimenti volti ad allineare i programmi di transizione all’IPv6 in modo da favorirne una diffusione omogenea.

c. Incoraggiare la partecipazione attiva di esperti tecnologici del settore ai lavori degli organi europei e internazionali di definizione di norme e specifiche incaricati di trattare di questioni relative all’IPv6.

Si esortano le imprese del settore a:

1. Partecipare pienamente alle attività di R&S da finanziare nel contesto del Sesto programma quadro.

2. Contribuire attivamente all’accelerazione e all’allineamento dei lavori in corso sull’IPv6 presso gli organi di definizione di norme e specifiche.

3. Mettere a punto orientamenti fondamentali che permettano l’integrazione efficiente delle infrastrutture IPv6 e l’interoperabilità dei servizi e delle applicazioni IPv6, in particolare nel contesto delle comunicazioni mobili 3G.

4. Sostenere e partecipare pienamente agli eventi dedicati all’interoperabilità, compresi quelli organizzati dall’ETSI.

5. Affrontare le questioni relative all’interoperabilità tra le apparecchiature dei vari fornitori che ostacolano la diffusione su larga scala della sicurezza dell’IP, svolgendo ampi test in merito.

6. Impegnarsi per il varo di un programma europeo di formazione ed educazione all’IPv6, autonomo rispetto ai fornitori di apparecchiature, e assicurare mediante informazioni tempestive e di facile comprensione un aumento collettivo della conoscenza dell’IPv6.

7. Integrare l’IPv6 nei loro piani strategici e agire rapidamente per ottenere un’attribuzione adeguata di indirizzi IPv6.

Azioni complementari da parte della Commissione europea:

Il Sesto programma quadro non è ancora stato adottato e la sua ripartizione delle risorse rispetterà le procedure e gli obiettivi specifici della base giuridica del programma. Nella misura del possibile e in piena complementarità con le azioni degli Stati membri e delle imprese del settore, la Commissione europea propone di:

1. Aumentare e rifocalizzare il sostegno dell’UE alla RST nel contesto del Sesto programma quadro nei campi seguenti:

a. Infrastrutture di rete a banda larga fisse e senza fili basate sull’IPv6 e relativi aspetti di interoperabilità;

b. Sviluppo di strumenti, dispositivi e elementi di rete IPv6;

c. Collaudo su larga scala di servizi e applicazioni basati sull’IPv6, su piattaforme eterogenee, fisse e senza fili;

d. Adozione dell’IPv6 nelle infrastrutture avanzate per la ricerca (GEANT e Grids);

e. Sensibilizzazione, formazione ed educazione all’IPv6;

f. Produzione di una codice base europeo per l’IPv6, compreso lo sviluppo di un codice sorgente aperto;

g. Svolgimento di un’indagine socioeconomica e di mercato sulle principali ripercussioni della transizione all’IPv6, comprese sicurezza, libertà di informazione, privacy, facilità d’uso e di gestione.

2. Studiare l’impatto della prossima evoluzione di Internet, compreso il protocollo della nuova generazione IPv6, sul diritto fondamentale alla privacy e la protezione dei dati, in modo che le norme e le specifiche necessarie tengano pienamente conto di tali aspetti.

3. Rinnovare il mandato del "IPv6 Task Force", ampliandone la partecipazione a tutti i settori economici e industriali suscettibili di risentire dell’impatto dell’IPv6, compresi organizzazioni di consumatori, istituti di ricerca e autorità indipendenti di tutela dei dati nonché rappresentanti dei consigli IPv6 nazionali o regionali e opportuni rappresentanti dei paesi candidati. Nel nuovo mandato si chiede alla task force di:

a. Garantire un collegamento operativo con organi di normazione di Internet governance quali ISOC, IETF, ICANN, RIPE NCC, 3GPP, ETSI, IPv6 Forum, Eurescom, ETNO, UMTS Forum e GSM Europe;

b. Esaminare regolarmente e pianificare gli interventi (la "carta stradale europea dell’IPv6") relativi allo sviluppo e alle prospettive future dell’IPv6 per coordinare gli sforzi europei in merito;

c. Stabilire accordi di collaborazione e rapporti operativi con simili iniziative varate in altre regioni del mondo.

5. GLOSSARIO

3G: Sistema di comunicazione mobile di terza generazione.

ADSL: Asynchronous Digital Subscriber Line. Offre a Internet connettività ad alta velocità passando attraverso i cavi telefonici in rame esistenti.

Always-on Con accesso costante alla rete. I dispositivi rimangono collegati a Internet quando vengono accesi (ad es. ADSL) invece di stabilire un collegamento temporaneo (ad es. componendo un numero telefonico). Dato che i dispositivi necessitano costantemente di un unico indirizzo IP, l’aumento dei dispositivi collegati costantemente richiede più spazio per gli indirizzi IP.

APNIC Il: registro regionale dell’Asia-Pacifico (l’equivalente del RIPE NCC).

ARIN Il: registro regionale del continente americano (l’equivalente del RIPE NCC).

Client-server: Un modello di comunicazione in cui la comunicazione viene avviata in modo unidirezionale, dagli utenti (clienti) verso i server.

GPRS General Packet Radio Service: Permette di accedere a Internet da un dispositivo mobile che gira sull’IPv4 attraverso la rete delle telefonia senza fili.

IETF Internet Engineering Task Force: Definisce le norme Internet su scala mondiale.

Indirizzo IP statico: Un indirizzo IP attribuito a un dispositivo e che non cambia, permettendo così di rintracciare sempre il dispositivo a quell’indirizzo. Importante quando si offrono servizi Internet a quel dispositivo.

Interoperabilità: La capacità di due dispositivi, di solito di fornitori diversi, di interagire.

IP Protocollo Internet: La tecnologia sottostante con cui avvengono tutte le comunicazioni di dati su Internet.

ISP Internet Service Provider: Fornisce servizi di rete/accesso.

ITU Unione Internazionale delle Telecomunicazioni.

LAN Local Area Network. Rete locali di computer.

LAN senza fili Una rete di comunicazione locale senza fili che di solito copre una zona calda. L’attuale standard 802.11b permette di trasmettere al massimo 11MBit/sec attraverso un LAN senza fili.

Modello End-to-end Dispositivi che comunicano su Internet direttamente senza l’intervento di dispositivi di traduzione.

Modem via cavo Accesso Internet ad alta velocità attraverso la linea del servizio della TV via cavo.

NAT Network Address Translation. Permette a più computer di collegarsi a Internet mediante un numero limitato di indirizzi IPv4 mondiali. Riduce il principio di comunicazione end-to-end di Internet.

Peer-to-peer Modello di comunicazione in cui i dispositivi del cliente possono comunicare direttamente, avviando lo scambio dati in entrambe le direzioni, senza un sistema basato su server.

RIPE NCC L’organizzazione (registro regionale) che assegna i prefissi IPv6 di massimo livello in Europa.

UMTS Il sistema di comunicazione dei telefoni cellulari di terza generazione.

VoIP Voice over IP. Si usa una rete IP per trasmissione vocale.

xDSL L’insieme delle tecnologie Digital Subscriber Line, compreso l’ADSL.

Redazione

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