Mentre al Senato iniziava, il 21 gennaio 2003, l’esame del Ddl S. 1188 (“Cortiana”), recante “norme in materia di pluralismo informatico e sulla adozione e diffusione del software libero nella pubblica amministrazione” (“Open Source”), Bill Gates, proprietario e fondatore di Microsoft, teneva sempre al Senato, dieci giorni dopo, il seguente discorso su “Le prospettive del prossimo decennio digitale” (Roma, 31 gennaio 2003).
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Il discorso di Bill Gates al Senato:
“Buongiorno: è un vero piacere essere qui con voi.
Ho trascorso gli anni del liceo, durante le ore di insegnamento del latino, ad imparare alcuni degli importanti discorsi tenuti davanti al Senato “italiano” e sono convinto che non riuscirò mai ad essere all’altezza degli elevati standard di Cicerone e dei suoi colleghi dinanzi ad un gruppo così esimio come il vostro. Sono però veramente entusiasta di questa occasione che ho di rendere partecipi i rappresentanti del Senato italiano e gli altri ospiti qui presenti di alcune considerazioni in merito a come progredirà nei prossimi anni la scienza e, cosa ancora più importante, come si potrà fruire di questi sviluppi, di questi progressi, per porli a disposizione di tutti: ovviamente, non mi riferisco solo agli italiani, ma agli abitanti di tutto il mondo.
Il ritmo attuale del progresso scientifico è veramente fenomenale, ma anche se andiamo indietro di un centinaio di anni fa nel considerare le condizioni di vita di tutto il mondo, possiamo vedere che anche i Paesi più poveri hanno condizioni di vita migliori rispetto al passato. Ci sono stati progressi in tutti i campi: nella medicina, per esempio con riferimento alla lotta alle malattie infettive; una diffusione degli strumenti che consentono la comunicazione, che sostengono proprio l’essenza della democrazia, ossia la disponibilità delle informazioni. Sono tutti traguardi che hanno veramente trasformato il mondo.
Possiamo addirittura affermare che le ricche tecnologie a disposizione rendono impossibile la presenza di un regime autoritario basato sulla soppressione delle informazioni e questo è un fatto che ci riempie d’orgoglio, perché si tratta di un ingente contributo recato a tutto il genere umano.
Cominciai ad occuparmi di informatica quando avevo 13 anni e mi resi conto da subito che il computer è una cosa importantissima; già allora comprendevo quali progressi ci sarebbero stati nel campo dei chip. Sapete che la legge di Moore si basa proprio su quanto teorizzato dal fondatore della Intel, vale a dire che la potenza dei chip sarebbe raddoppiata ogni due anni. Una profezia degli anni ’70 che ha continuato a valere per tutti questi anni e penso che continuerà a farlo almeno per altri 10 anni.
Questo significa che il computer che possiamo comprare oggi per 600 dollari è già 10.000 volte più potente rispetto al computer originario che si poteva acquistare nel 1981 per 3.000 dollari, per non parlare della gamma di applicazioni da utilizzare con il PC, aumentata tantissimo. Certo, all’epoca non avevo naturalmente grandi risorse, però almeno avevo un sogno in comune con i miei amici. Pensavamo che avremmo potuto coniugare la potenza elaborativa e con la magia del software per mettere a punto il tool, lo strumento migliore per il genere umano per potenziare la creatività, per riuscire a raggiungere altre persone; insomma, uno strumento che fosse davvero in grado di promuovere i progressi in tutti i campi scientifici grazie alle sue ricche potenzialità e capacità.
Mi appassiona tantissimo il progresso compiuto da allora, in particolar modo quando vado nelle scuole e vedo i ragazzi che usano il computer. Ovviamente si sa che per loro natura i ragazzi sono curiosi, e sin dalla più tenera età hanno tutta una serie di interrogativi a cui vorrebbero trovare risposta. Se diamo loro la possibilità di navigare su Internet, sicuramente troveranno moltissime risposte. La loro curiosità verrà incentivata e, così facendo, verranno stimolati e pungolati sempre più in questa direzione.
Questa era dell’informazione è un’epoca in cui regna una grande libertà nel comprendere le cose. Pensiamo alla politica. Una ventina di anni fa, se qualcuno voleva saperne di più sui discorsi tenuti dai politici, per verificare se seguissero lo stesso ragionamento logico, avrebbe dovuto affrontare un’impresa pressoché impossibile. Oggi, invece, si può andare sul sito web, dove è possibile trovare tutte le prese di posizione e le dichiarazioni rese.
Oggi il pubblico può essere più informato, può conoscere le vostre preoccupazioni principali, come impiegate il vostro tempo. Questo messaggio è disponibile a tutti.
E poi la trasparenza che è resa possibile da questi strumenti, soprattutto nei Paesi in cui l’utilizzo delle risorse statali è stato messo in dubbio e la gente si chiede, per esempio, come vengono effettuati gli approvvigionamenti ai Paesi in via di sviluppo, se le risorse vengono stanziate a favore delle persone e dei Paesi giusti. Devo dire che in questo caso entra prepotentemente in gioco Internet, con tutte le sue possibilità.
Molte delle cose che facciamo oggi sono per noi scontate, come la possibilità di inviare un messaggio oltreoceano, oppure di far giocare i bambini su Internet con interlocutori che sono dall’altra parte del mondo e parlano un’altra lingua. Se qualcuno cerca un lavoro, con pochi click del mouse può valutare le varie offerte di lavoro, ma è anche possibile fare shopping; anche se non si conclude un acquisto su Internet, almeno si hanno maggiori possibilità di informarsi, così, ad esempio, si può conoscere il valore della propria macchina usata prima di recarsi di persona dal concessionario di automobili.
Insomma, abbiamo alle nostre spalle un periodo molto interessante. Verso la fine degli anni ‘90, c’è stata una specie di corsa all’oro, con un incredibile numero di matricole, di dotcom e di investimenti! Tanti avevano previsto che le cose sarebbero cambiate molto velocemente, che nel giro di pochi anni il settore bancario e quello dello shopping sarebbero stati trasformati radicalmente.
In effetti, tante di queste previsioni erano sbagliate, soprattutto dal punto di vista della tempistica. Tante delle dotcom da allora hanno dovuto “rimboccarsi le maniche” e ricominciare da zero, perché non avevano buoni modelli di business. Ma tante idee emerse allora sono tuttora valide, anche se richiederanno maggior tempo per la loro realizzazione rispetto a quanto era stato ipotizzato allora.
Noi riteniamo che molti di questi sogni si avvereranno nel corso di questa decade, che secondo noi è molto speciale; nel 2000 venivano svolte con l’aiuto dei computer soltanto pochissime attività, tra cui il word processing, cioè l’elaborazione di documenti, e l’invio delle e-mail. Entro la fine di questa decade, in Paesi come gli Stati Uniti o l’Italia, sarà assodato l’utilizzo dei computer nella gestione, ad esempio, delle foto da mostrare ad amici e parenti: potremo incorniciarle ed organizzarle elettronicamente in maniera semplicissima. Oppure, nel campo della musica, potremo organizzare i nostri brani e predisporre una specie di classifica, di hit parade, senza utilizzare supporti fisici. Secondo me, entro la fine della decade tutto ciò sarà dato per scontato. Le pubbliche Amministrazioni non si baseranno più soltanto sui supporti cartacei: sarà possibile scambiare dati tra un Ministero e l’altro, tra la pubblica amministrazione centrale e quelle regionali e locali, per cui si semplificherà tantissimo l’iter burocratico. Riuscendo ad operare con questo sistema, che asseconda l’interazione con i cittadini, le pubbliche amministrazioni potranno essere più celeri anche nelle loro risposte. L’utilizzo della tecnologia da parte dei privati e del pubblico crescerà di anno in anno.
Ogni azienda ed ogni pubblica amministrazione potrà finalmente capire le esigenze dei propri fruitori, se sono soddisfatti o meno del servizio reso, se magari hanno bisogno di qualcuno che li conduca per mano nella propria esperienza informatica. Tutto ciò sarà reso possibile dalla tecnologia, ma soprattutto verranno diminuiti tantissimo i costi.
Ciò che è successo negli anni ’80 e ‘90 – anni, peraltro, interessantissimi – ha semplicemente scalfito la superficie; in questa decade, nella decade digitale, quando il commercio elettronico, l’e-government, una buona gestione dell’assistenza sanitaria e tutta la miriade di applicazioni per i consumatori saranno dilaganti e pervaderanno tutto, tali applicazioni saranno talmente diffuse che tutti le daranno per scontate.
Si tratta della realizzazione di un sogno, basato su una serie di assunti, ossia sul miglioramento dell’hardware e sullo sviluppo dei software, per esempio, da parte della Microsoft; questo è il nostro sogno. Ciò nonostante, volevamo che anche le altre aziende potessero sviluppare software senza restrizioni e senza royalty, basandosi sul nostro software. Per noi è stato quindi molto importante riuscire a contribuire alla fioritura di questo settore, perché ormai il fenomeno ha assunto una portata mondiale. È molto importante anche il fatto che la proprietà intellettuale e commerciale riuscirà ad aumentare il numero dei posti di lavoro nel mondo.
Vediamo ora di fare qualche previsione sull’utilizzo dei computer e dell’informatica. Potrete forse considerare queste previsioni un po’ velleitarie, ma io sono un ottimista quando si parla di tecnologia. Ogni giorno, quando vado a lavorare, sono molto contento, sapendo di avere ottimi collaboratori e avendo presente il fatto che il nostro compito è di sviluppare software che riescano a sfruttare queste nuove potenzialità, per permettere nuovi utilizzi.
Uno dei nostri sogni nel cassetto è stato il tablet PC, che di fatto abbiamo “lanciato” qualche mese fa; sono ora finalmente disponibili i primi prodotti commerciali. Mostro un esemplare del tablet PC, che ha una penna. Questo che sto mostrando è di marca Hewlett-Packard, però viene fabbricato anche da altri produttori: noi ci limitiamo a fornire i software. Potete recarvi ad una riunione con questo tablet PC e prendere appunti, oppure leggere l’ultimo articolo ed annotarlo semplicemente sul display, per poi inviare il tutto ai colleghi. Non è semplicemente una questione di lettura, si possono anche prendere appunti, apporre delle note e portare tutto con sé, senza rinunciare alla tastiera, che può essere collegata. Quindi si hanno a disposizione tutti i vantaggi della penna, che è uno strumento naturale, ma anche quelli offerti dalla possibilità di collegare una tastiera. Si pensi ai medici, ad esempio, che in questo modo possono studiare le cartelle cliniche, oppure agli agenti di commercio, che sono sempre in giro. È veramente uno strumento fantastico, soprattutto quando si collega alla rete wireless, cioè senza fili.
Il network wireless è stato oggetto di ingenti investimenti e anche se molti di essi non hanno reso quanto voluto agli investitori, nulla fermerà il progresso di questa tecnologia. Ci saranno due tipi di reti wireless, una disponibile ovunque, leggermente più lenta, l’altra molto più veloce presente nei luoghi di lavoro, negli aeroporti, nei centri congressi, denominata wi-fi, che consentirà di circolare liberamente ovunque pur rimanendo collegati alla Rete.
Un’altra possibilità che riteniamo entusiasmante è il miglioramento della telefonata tradizionale. Con un PC in ufficio, telefonando a qualcuno dotato a sua volta di PC, automaticamente si potranno collegare i rispettivi monitor, così da condividere i documenti; anziché semplicemente parlare del budget con il collega, lo si potrà contestualmente visionare, per discuterne e modificarlo insieme. Sarà quindi possibile coniugare la connessione in fonia con l’operazione diretta sul display. Questi scenari così ambiziosi incrementeranno la produttività.
Spesso la gente mi pone domande sull’economia. Ovviamente non sono un economista, essendo specializzato nel campo del software. Penso però che nei prossimi anni l’economia sarà abbastanza stabile: personalmente non penso che accadrà nulla di drammatico o di radicale. Però nei prossimi anni, a mano a mano che verranno utilizzati sempre di più sistemi così sofisticati da parte di piccole, medie e grandi imprese, si determineranno anche grandi incrementi della produttività, per cui potremo aspettarci una crescita economica sostenuta, analoga a quella di cui abbiamo goduto in passato, e questo naturalmente avrà un impatto significativo.
Quali sono le sfide, le cose importanti da fare in tutti i Paesi per riuscire a cogliere al massimo queste opportunità? Sicuramente si tratta di una problematica che assilla tutti voi: fare in modo che non ci sia un digital divide, cioè una discriminazione basata sulla diversa digitalizzazione. E’ infatti importante, ad esempio, che tutti gli studenti abbiano la possibilità di “mettere le mani” sui computer, qualunque scuola frequentino.
Sicuramente la pubblica amministrazione se ne sta occupando, però aziende leader come la nostra possono svolgere un ruolo fondamentale, all’avanguardia per porre a disposizione il software di coloro che ne hanno bisogno e non possono permetterselo.
Penso anche alla formazione dei lavoratori, soprattutto di quelli che devono riqualificarsi per ambire ad occupare i nuovi posti di lavoro creati dall’informatica. È un’altra sfida che dovranno cogliere le pubbliche Amministrazioni e i Governi: una sfida che non potrà essere ignorata per via del ritmo con cui si stanno susseguendo gli avvenimenti.
Secondo me, è importante ricordare che si tratta di un fenomeno di portata globale; persino i Paesi dell’Europa dell’Est, ma anche alcune delle economie asiatiche emergenti, hanno deciso di cogliere al volo le possibilità offerte dall’information technology, in modo da consentire alle loro università di dedicarsi a pieno titolo al raggiungimento di questa opportunità e, conseguentemente, a creare nuovi posti di lavoro. Chiaramente, il fattore tempo è fondamentale per riuscire a tenere il passo con i migliori.
Spesso mi chiedono quali siano i limiti dell’informatica. Devo dire che, con riferimento ai software, ci siamo trovati di fronte a sfide abbastanza ostiche da superare. Per esempio, la possibilità del riconoscimento della scrittura che è incorporato in questo dispositivo ha richiesto più di dieci anni di lavoro e ritengo sia perfezionabile; ciò nonostante, è arrivato ad un buon livello.
Un altro settore in cui stiamo investendo insieme ad altri è quello del riconoscimento del parlato, che è molto più impegnativo di quanto possa sembrare. Io ho un enorme rispetto per il perfetto meccanismo dell’orecchio e della bocca umana, però, secondo me, nel corso di questa decade riusciremo a risolvere anche questo ostacolo del riconoscimento del parlato, per via dei miliardi di dollari che sono stati profusi in questo investimento.
Sicuramente, in futuro i sistemi dovranno essere più semplici da utilizzare. Sono il primo a dire che bisogna semplificare le interfacce, in modo tale da avere contestualmente la tastiera, il parlato e la penna sul display.
Mi viene spesso chiesto come si presenteranno i computer negli anni a venire. Vi saranno formati diversi. Ci sarà ovviamente il computer con lo schermo grande, a parete, che consentirà una visione contemporanea da parte di molti utenti. Ci saranno poi i computer tradizionali da scrivania ed anche i tablet PC, che rivestiranno anch’essi un ruolo molto importante. Poi avremo i palmari ed altri dispositivi, come la macchina fotografica, la telecamera e il telefonino. Tutto questo assumerà la forma di un unico dispositivo multifunzionale, che sarà facile da portare con sé.
Poi ci sarà un dispositivo ancora più piccolo, che si potrà collegare per erogare flussi informativi: un orologio da polso, che potrà essere collegato alla Rete non solo per l’indicazione dell’ora, ma anche per esaminare gli orari dei voli, l’ultimo risultato della squadra del cuore di calcio oppure i corsi azionari.
Spesso la gente mi chiede se tutti questi dispositivi non saranno in concorrenza l’uno con l’altro, il telefonino con il PC e il PC con il televisore, se non ci saranno vincitori e vinti. Io rispondo che non sarà così, perché ogni dispositivo ha una sua naturale fruizione. Quando tante persone vorranno seguire lo stesso evento insieme, utilizzeranno il megaschermo a parete. Se invece si vorrà scrivere una lettera, naturalmente si impiegherà il tablet PC o il computer desktop. Il tablet PC diventerà sempre più piccolo; ciò nonostante potrà risultare più comodo portare con sé il cellulare; quando vorrete scorrere rapidamente delle informazioni, entrerà in gioco l’orologio da polso.
Il nostro settore ha parecchio lavoro da fare per migliorare l’interoperabilità di questi dispositivi; ad esempio, l’elenco dei vostri impegni dovrà essere visionabile ovunque. Gli orologi da polso che svilupperemo saranno disponibili dal prossimo anno. Il computer incorporato nell’orologio da polso che sarà prodotto il prossimo anno sarà cinque volte più potente del computer IBM originale, per il quale – nel lontano 1981 – noi di Microsoft abbiamo scritto il software. Avremo al polso un dispositivo cinque volte più potente del primo computer IBM, solo per visualizzare informazioni. È veramente fenomenale!
Ogni volta che pensiamo a queste capacità eccezionali veniamo riportati alla questione di base, vale a dire se tutto ciò recherà un vantaggio al genere umano. Sicuramente tutti gli interlocutori, in particolare il settore dell’industria ed anche gli Stati, hanno una responsabilità ben precisa.
Ci preme particolarmente aiutare i disabili: vogliamo che i computer siano più accessibili anche per loro, in modo tale che essi possano usufruire di maggiori possibilità di quante ne abbiano avute finora dal punto di vista del lavoro e della comunicazione con gli altri. Penso anche ai portatori di handicap fisici. Abbiamo cercato di mettere a punto speciali tastiere proprio per loro, perché non partiamo dal presupposto che tutti sono uguali. Si pensi anche agli ipovedenti o ai non vedenti: magari vi sorprenderà apprendere che il computer può aiutare anche costoro, con la sintesi vocale. Sarà possibile ascoltare il computer declamare dei testi e, anche grazie ai progressi del riconoscimento del parlato, gli ipovedenti potranno efficacemente interagire: ad esempio, potranno udire il contenuto di una lettera inviata loro da un amico. Prima dell’avvento del computer questo era molto difficile, perché si impiegava molto tempo per trascrivere del materiale stampato in Braille e costava anche parecchio; adesso, invece, possiamo usare la sintesi vocale, possiamo digitalizzare la voce, così anche gli ipovedenti possono andare su Internet, apprendere le ultime notizie di attualità ed accedere a tutte le informazioni, come facciamo tutti noi.
La questione dell’accessibilità è quindi importantissima. Gli investimenti da noi compiuti in questo campo non sono commisurati alle dimensioni del mercato, che di fatto è abbastanza piccolo e tra l’altro richiede anche un impegno complesso. Vogliamo raggiungere questo obiettivo, perché siamo convinti che uno dei nostri compiti è quello di utilizzare il software per consentire a ognuno di sfruttare appieno il proprio potenziale.
Si parlava, prima, della globalizzazione. Vorrei darvene la mia versione personale, perché ho avuto la fortuna di avere successo con l’azienda da me fondata, la Microsoft. Mi hanno chiesto cosa intendo fare con tutta la mia ricchezza. Ho deciso che avrei cercato di restituire questa ricchezza alla società in maniera efficace. Ho impiegato alcuni anni per guardarmi intorno nel mondo e decidere dove queste ricchezze avrebbero potuto produrre il massimo impatto. Mi ha veramente illuminato sentire parlare delle patologie che esistono nel mondo, della mortalità infantile, delle malattie epidemiche, di quelle malattie che ormai non esistono più nel mondo occidentale ricco. Sono rimasto sorpreso nell’apprendere quante poche risorse vengono devolute a livello statale per motivi filantropici.
La globalizzazione ha elevato i livelli sanitari in tutti i Paesi e infatti il divario tra l’aspettativa di vita nel mondo occidentale e quella nel mondo in via di sviluppo è stato ridotto da 24 a 12 anni. Purtroppo, con l’arrivo dell’AIDS questo divario sta di nuovo aumentando. Ma in fondo anche 12 anni sono troppi, non è vero?
Quando dunque pensiamo in senso lato alla tecnologia e a come potrebbe essere utilizzata, ritengo sia importantissimo affrontare le problematiche delle condizioni sanitarie. Siamo orgogliosi che la tecnologia informatica sia utile per favorire la raccolta e la diffusione delle informazioni, però la mia opera filantropica è stata orientata a rendere disponibili medicinali nelle aree geografiche più povere. Tuttavia, secondo me, non si fa ancora abbastanza.
L’Italia è uno dei pochi Paesi che ha aumentato i propri contributi, negli ultimi anni; naturalmente questa iniziativa è da lodare, ma si potrebbe fare di più. Tutti gli abitanti del mondo dovrebbero rendersi conto che i più ricchi devono condividere la propria fortuna con i meno avvantaggiati. Del resto, dovreste pensare che avreste potuto nascere anche in un’altra parte del mondo e avreste potuto dunque vivere in condizioni diverse. Questa è l’ultima frontiera, per riuscire a capire la situazione nel mondo.
Per concludere, vorrei tentare di trasmettere la mia visione sulle questioni trattate.
Sono molto orgoglioso dei progressi che si stanno conseguendo, rispetto ai quali mi avete sentito esprimere toni ottimistici. Ricordo che quando la gente parlava di tecnologia, alla fine degli anni ’90, lo faceva in toni quasi fanatici; adesso, invece, si è fatta prendere dalla depressione e tutti sono portati a dire che certi obiettivi non si realizzeranno mai. Come al solito, c’è il giusto mezzo. Ci sono progressi che non si realizzeranno da un giorno all’altro, però prima o poi si concretizzeranno e saranno incredibili. Le sfide che ci aspettano, come la sicurezza e la privacy, sono molto concrete. Abbiamo cercato di dare precedenza a tali questioni, perché sono serie e richiederanno un dialogo ben preciso tra i rappresentanti dei Governi e delle aziende, così da tutelare anche i cittadini nel modo migliore.
Sono molto orgoglioso del lavoro svolto qui in Italia insieme alla Microsoft, in quanto è stato avviato un dialogo tra la pubblica amministrazione e i nostri rappresentanti e si è determinata una collaborazione proficua al fine di ridurre il digital divide. È un’epoca veramente entusiasmante e da parte nostra siamo più che disponibili a questo dialogo e lieti di continuare a promuoverlo, per vincere questa sfida”.
Roma, 31 gennaio 2003