Sta assumendo sempre più rilievo in Internet l’utilizzo delle licenze Creative-Commons.
Si tratta di undici diversi tipi di licenze create da una equipe di giuristi dell’Università di Standford, di Harvard e del MIT sul modello della licenza open-source GNU-GPL.
L’obiettivo è quello di consentire agli autori di testi (articoli, saggi, racconti o romanzi), di brani musicali e di filmati di qualunque tipo di diffondere in rete le proprie opere permettendone lo scambio e la riproduzione a condizione che vengano rispettate le limitazioni previste dalla specifica licenza Creative Commons adottata.
Gli elementi che compongono ciascuna singola licenza sono:
1) Attribuzione – l’autore può consentire la diffusione e la riproduzione della propria opera a condizione che venga sempre inserita l’indicazione dell’autore stesso;
2) uso non-commerciale – l’autore può scegliere di consentire la diffusione e la riproduzione dell’opera a condizione che non siano effettuate a scopo di lucro;
3) utilizzabilità in un opera derivata – l’autore può scegliere se consentire l’utilizzo della propria opera per la creazione di un’opera derivata o, invece, ammettere la riproduzione o la diffusione dell’opera originaria a condizione che ad essa non venga apportata alcuna modifica e che non venga inserita in un opera derivata (ad esempio un’antologia);
4) conformità della licenza dell’opera derivata – l’autore può scegliere di consentire l’uso della propria opera in un’opera derivata a condizione che quest’ultima venga rilasciata sotto lo stesso tipo di licenza.
In Italia il progetto di traduzione ed adattamento delle licenze all’ordinamento comunitario e nazionale è guidato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Torino.