Lo scorso 28 dicembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che -si legge nel resoconto del Governo- “dà attuazione alla delega conferita al Governo a realizzare, a beneficio degli studenti, percorsi di orientamento ai corsi di laurea universitari ed all’alta formazione artistica, musicale e coreutica, a quella tecnica superiore, nonché al mondo del lavoro. Una novità di rilievo è costituita dal sistema di valorizzazione della qualità dei risultati scolastici conseguiti prima dell’accesso ai corsi universitari; una quota del punteggio dei test di ammissione alle università verrà infatti da queste determinata tenendo conto dei voti degli scrutini finali negli ultimi tre anni, del voto finale dell’esame di maturità, dell’eventuale lode, dei voti conseguiti nelle discipline attinenti il corso di laurea prescelto”.
Il Ministro della Pubblica Istruzione, Fioroni, ha subito diramato un comunicato in cui dichiara: “Accesso all’Università, conteranno la bravura e il curriculum scolastico: d’ora in poi pagherà il merito, non le furbizie, provvedimento di svolta”
“La maturità non sarà più solo un pezzo di carta – continua Fioroni – ma una porta d’ingresso al proprio futuro e finalmente gli studi delle superiori avranno un loro peso specifico: non saranno più a valutazione zero come accadeva fino ad oggi ma garantiranno fino a 25 punti che varranno per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, e sono proprio i 25 punti che possono fare la differenza tra chi entra e chi resta fuori.
Per la prima volta il curriculum delle scuole superiori sarà determinante per il proseguimento degli studi all’università ed i quiz universitari – conclude Fioroni – dovranno tenere conto dei programmi delle superiori”.
In sintesi, i principali punti del provvedimento approvato:
Percorsi di orientamento per una scelta consapevole dei corsi di laurea universitari e valorizzazione della qualità dei risultati scolastici degli studenti per l’ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato: queste misure entreranno in vigore a partire dall’anno accademico 2008/2009.
I percorsi si inseriranno strutturalmente nell’ultimo anno di corso della scuola secondaria di secondo grado.
Per l’accesso ai corsi universitari a numero programmato, nel punteggio massimo di 105 punti, 80 saranno assegnati sulla base del risultato del test d’ingresso e 25 saranno dati agli studenti che avranno conseguito risultati di eccellenza a scuola.
A tal fine contribuiranno:
– la media complessiva, non inferiore a sette decimi, dei voti ottenuti negli scrutini finali di ciascuno degli ultimi tre anni di frequenza della scuola secondaria superiore;
– la valutazione finale conseguita nell’esame di Stato dal 20% degli studenti con la votazione più alta attribuita dalle singole commissioni, che comunque non deve essere inferiore a 80/100;
– la lode ottenuta nella valutazione finale dell’esame di Stato; le votazioni, uguali o superiori agli otto decimi, conseguite negli scrutini finali di ciascuno degli ultimi tre anni in discipline, predefinite nel bando di accesso a corsi universitari, che abbiano diretta attinenza o siano comunque significative per il corso di laurea prescelto.
Il decreto prevede anche la realizzazione di appositi percorsi di orientamento affinché gli studenti arrivino preparati ai corsi di laurea che hanno scelto consolidando le proprie conoscenze in relazione alla preparazione richiesta per i diversi corsi di studio.
Per questo i docenti della scuola secondaria superiore possono essere coinvolti nella predisposizione dei test di accesso all’università, mentre nelle scuole possono essere organizzati percorsi di orientamento con la partecipazione di professori universitari.
È possibile, inoltre, fare ricorso a specifiche convenzioni aperte alla partecipazione di associazioni, imprese, rappresentanze del mondo del lavoro e delle professioni che intendono fornire il loro apporto con proprie risorse tecniche, umane e finanziarie.
Per monitorare le attività svolte in attuazione del decreto e i risultati ottenuti nasce anche una Commissione nazionale – con rappresentanza paritetica del Ministero della pubblica istruzione e del Ministero dell’università e della ricerca con una rappresentanza territoriale dei Comuni, delle Province e delle Regioni – che opererà in raccordo con l’Istituto nazionale di valutazione del sistema dell’istruzione (Invalsi) e con l’Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur).