Diritto dell’Immigrazione




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La normativa sull’immigrazione è una normativa che, su più fronti, travalica la propria disciplina. Non si può sicuramente conglobarla nel solo diritto amministrativo, essendo inerenti alla disciplina tematiche di diritto civile (si pensi ai casi di riconoscimento della reciprocità per godere di alcuni diritti o alle limitazioni nel contrarre matrimonio), di diritto penale (si pensi ai reati legati all’immigrazione), di diritto del lavoro (si pensi alle assunzioni di cittadini immigrati). Inoltre non è sicuramente una normativa completamente nazionale, sebbene sia una delle tematiche più care agli Stati e dove, con più favore, esercitano la propria sovranità.

Non solo il diritto dell’Unione europea, sia dei trattati sia derivato, forgia continuamente la materia, ma anche il diritto internazionale pone forti limitazioni all’autonomia degli Stati. Se, a grandi linee, possiamo suddividere la normativa in tre fasi – entrata, presenza, uscita – scorrendo il Trattato sul funzionamento dell’Unione, come modificato dal Trattato di Lisbona, e l’elenco delle fonti derivate, in primis regolamenti e direttive, risulta chiaro come la disciplina dell’entrata sia, per buona parte, comunitaria per le entrate di breve periodo, per quelle a seguito di ricongiungimento familiare e per quelle particolari (seguendo l’ottica di settorializzazione comunitaria). Anche per la presenza rimane uno spazio, che, all’inverso dell’entrata, riguarda il soggiorno di lungo periodo con il rilascio del permesso CE per soggiornanti di lungo periodo, primo titolo di soggiorno valevole in tutta l’Unione Europea. Infine, per quanto riguarda le decisioni di rimpatrio, l’Unione sta cercando di riscrivere la normativa con una recente direttiva riguardante, per l’appunto, i rimpatri.
In tale contesto, proprio per l’importanza della politica dell’immigrazione per ovvie motivazioni legate al consenso politico, gli Stati “riempiono” di proprie previsioni gli spazi residui rendendo spesso poco coordinata la disciplina.
Ecco che la normativa italiana cerca di incunearsi efficacemente su quella comunitaria e internazionale. In particolare la normativa segue il principio del contingentamento continuando a prevedere limitazioni numeriche per l’entrata per lavoro, studio e per altre tipologie residuali. Inoltre continuano gli interventi normativi soprattutto indirizzati a sanzionare tutti quei comportamenti di illegalità connessi alla presenza non regolare dello straniero.
Non solo recentemente le varie sanzioni sono state inasprite, ma sono stati introdotti nuovi reati, tra cui, quello ampiamente discusso dall’opinione pubblica, di immigrazione clandestina.
La materia, come è facile capire, risulta polimorfa rispetto a fonti di diritto che si intersecano e necessitano, quindi, di una interpretazione coordinata, ma la giurisprudenza spesso non va nella stessa direzione della normativa.
Infatti più volte la normativa è stata riscritta a causa delle sentenze della Corte Costituzionale che rendevano incostituzionali parti della stessa. Eppure le basi normative non sono complesse e i principi applicabili, pur semplificando eccessivamente, si basano su autorizzazioni: i visti sono autorizzazioni all’ingresso, i titoli di soggiorno alla permanenza.
Rispetto alla prima (nel 2006) e alla seconda (nel 2008) edizione del volume, la normativa ha subito importanti modifiche, non sempre chiare nelle finalità.
Dal 2007, la normativa è stata più volte rivista a vari livelli. L’Unione Europea in questi anni ha continuato a riscrivere le normative nazionali procedendo con un approccio settoriale e perseguendo l’uniformazione della normativa per quanto riguarda le modalità d’ingresso per breve periodo (si pensi al codice dei visti in vigore dal 5 aprile 2010). Il Governo ha introdotto tra il 2008 e il 2009 un pacchetto di misure, il cosiddetto pacchetto sicurezza, che innestato nel testo unico del 1998 (il d.lgs. 286/98), ha apportato modifiche non sempre coerenti. Per questa ragione stanno sempre più assumendo una importanza strategica le circolari interpretative e le varie direttive dei ministeri competenti che permettono di uniformare interpretazioni anche molto discordanti tra di loro.

Il presente volume raggruppando le varie fonti del settore, siano esse comunitarie o locali, aiuta ad orientare il lettore nella complessità della materia permettendo di chiarire alcuni istituti fondamentali che caratterizzano e sono fari di guida per l’intera disciplina.

Indice:

Diritto dello straniero nel diritto internazionale e comunitario – Le fonti della normativa sull’immigrazione – Principi di base della normativa in vigore: definizioni – Entrata in Italia – La permanenza in Italia: i titoli di soggiorno – Uscita dall’Italia – La specificità dei lavoratori addetti all’assistenza familiare: le cosiddette “badanti” – Il ruolo e le funzioni degli enti competenti – Diritti e doveri dello straniero. Appendice: Risposte a domande frequenti.


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Dal sito www.simone.it è inoltre possibile scaricare gratuitamente di ogni titolo gli indici, la presentazione e alcune pagine, tra le più significative, per permettere al lettore di prendere una più accurata visione dei contenuti.

Redazione

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