Sul primo libro giuridico italiano uscito su carta e insieme come ebook

Ci siamo. Il 2010 è l’anno del sorpasso.

Secondo gli ultimi dati divulgati dall’azienda americana Amazon per la prima volta nella storia da maggio a giugno 2010 la vendita di e-books ha oltrepassato di quasi un terzo quella dei tradizionali libri di carta rilegati. Si tratta verosimilmente di un risultato riconducibile ai sensibili miglioramenti nelle caratteristiche tecniche degli e-readers, le cui limitazioni ne avevano in passato fortemente inibito la diffusione presso il pubblico dei lettori.

La superiorità “ottica” della carta si è dimostrata un baluardo arduo da espugnare: impareggiabili apparivano il nitore della sua superficie, il netto contrasto dell’atramento, l’arte con cui il proto è in grado di arricchire – quasi invisibilmente – il testo “bruto”, conferendogli grazia e scorrevolezza.

Ma l’ingegno tecnologico dell’uomo del 21° secolo non conosce – ormai ne siamo persuasi – ostacolo e, nel breve volgere di tre decadi dalla diffusione presso il pubblico delle tecnologie dell’informazione, ecco comparire sul mercato dispositivi in grado quasi di replicare quelle caratteristiche che tanto ci hanno fatto amare l’oggetto libro, sino addirittura a simulare – come avviene in alcuni recenti modelli di lettori di libri elettronici – il soffice fruscio dello sfogliar delle pagine.

Sarà vera gloria?

Come sempre avviene dinanzi a svolte epocali, gli apocalittici vedono nella novità più rischi che opportunità: nel caso dei libri elettronici i primi sarebbero costituiti dal deteriorarsi delle capacità di concentrazione dell’homo technologicus, nonché il venir meno della riflessione e dell’approfondimento, delle quali la lettura dei libri è sempre stata ancella. Secondo i detrattori dell’ebook solo i libri tradizionali consentirebbero di focalizzare l’attenzione del lettore e di promuoverne la creatività, conferendogli la capacità di discriminare il marginale dal notevole e l’infondato dall’autorevole.

Sull’opposta sponda gli integrati rigettano l’esistenza di ogni rischio per le facoltà del cervello umano, elogiando le nuove potenzialità offerte dalla tecnologia, quali – ad esempio – la possibilità di fruire di testi non più in circolazione, liberamente accessibili su internet perché ormai caduti nel pubblico dominio; testi pregevoli, ma senza mercato, che sarebbero altrimenti condannati all’oblio delle generazioni future.

Sovviene al riguardo il racconto che, nel “Fedro” di Platone, Socrate narra a proposito dell’invenzione della scrittura.

Al dio egiziano Toth, che elogiava dinanzi a Thamus, re di una città dell’alto Egitto, le invenzioni dei numeri, dell’abaco, della geometria, dell’astronomia e della scrittura, insistendo perché esse venissero insegnate a tutti gli egiziani, il sovrano chiese quali vantaggi sarebbero derivati dall’adozione di quest’ultima. Rispose il dio che la scrittura avrebbe resi più sapienti gli egiziani e ne avrebbe potenziato la memoria. Ma il re replicò: “O ingegnosissimo Toth, qualcuno è abile nel partorire le arti, e qualcun’altro lo è a giudicare del danno e del beneficio che poi esse apporteranno a quelli che le useranno. E ora tu, padre della scrittura, per suo amore hai affermato che essa fa il contrario di quello che fa. Essa, infatti, cagiona la perdita della memoria nelle anime di coloro che l’hanno appresa, perché essi più non curano la propria memoria in quanto, facendo affidamento su di essa, per virtù di strani segni si ricordano delle cose, non dal proprio interno e da sé medesimi. Dunque hai trovato la medicina, non per accrescere la memoria, ma per rievocare le cose alla memoria. E riguardo alla sapienza, tu la procuri ai discepoli solo in apparenza, non in realtà; questi ultimi senza insegnamento, ascoltando molte cose, crederanno di essere conoscitori di molte cose, e, invece, sono ignoranti, e non sarà possibile discorrere con loro perché non sono sapienti, ma solo portatori di opinioni”.

La profezia del sovrano è stata indubbiamente smentita dalla storia: la scrittura si è dimostrata un formidabile strumento di trasmissione e conservazione del sapere, anche se, inevitabilmente, le capacità mnemoniche dell’uomo contemporaneo non sono tali da eguagliare quelle degli antichi aedi. E’ però evidente che – nel bilancio complessivo – il prezzo pagato è stato di gran lunga oltrepassato dagli innumerevoli benefici goduti dall’umanità.

Accadrà lo stesso anche per il libro elettronico?

E’ innegabile che – lo confermano i più recenti studi sulla “plasticità” del cervello – i nostri circuiti neuronali sono costantemente plasmati dai media dei quali fruiamo. Un multitasking incontrollato non può, perciò, essere certo salutare per l’allenamento delle capacità mentali di focalizzazione e attenzione. Forse, però, proprio i nuovi lettori di libri elettronici – dispositivi “monotasking” in contrapposizione ai più eclettici cugini PC – costituiscono l’antidoto al rischio del naufragio mentale tra una moltitudine di contenuti distribuiti tra i diversi programmi aperti in parallelo e le varie schede di navigazione, che ormai affollano gli schermi dei nostri computer.

Per queste ragioni gli autori e l’editore di questo libro hanno prudentemente deciso di distribuirlo in duplice formato elettronico e cartaceo, cosicché ognuno possa scegliere quali modalità di lettura gli siano più congeniali.

E’ una novita’ per il panorama italiano, ma il contenuto dell’opera, che commenta il primo Codice Italiano del processo amministrativo, merita la scelta di una innovazione anche dello strumento divulgativo.

Saranno i lettori a dire quale supporto verra’ preferito.

Buona lettura e buona e-lettura a tutti.

Settembre 2010

Francesco Brugaletta

Consigliere del Tar Catania

direttore di Diritto & Diritti (www.diritto.it)

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L’ebook è disponibile per i possessori di e-reader su simplicissimus.it e su ibs.it (ISBN: 9788838758096), il volume è disponibile in tutte le librerie e nelle librerie online, tra cui hoepli, feltrinelli, maggioli (ISBN: 8838757070)

Redazione

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