Sono circa 20 le ordinanze di sospensiva pronunciate tra fine dicembre e la prima settimana di gennaio da diversi TAR italiani che hanno ammesso “con riserva” all’università decine di studenti esclusi dai test d’ammissione a numero chiuso, in primis da medicina e chirurgia. Ritorna dunque di grandissima attualità la riforma della legge sul numero chiuso, sul quale pende come una spada di Damocle la decisione della Corte Costituzionale.
Lo scorso giugno infatti, il Consiglio di Stato con ordinanza n. 3541/2012 ha rinviato alla Corte Costituzionale la legge n. 264 del 1999 istitutiva del numero chiuso a livello nazionale nelle facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e per le c.d. Professioni sanitarie, per presunta violazione degli artt. 3, 34 e 97 della Costituzione. A fronte di una prova unica nazionale, con 80 quesiti, i giudici reputano infatti che “l’ammissione al corso di laurea non dipende in definitiva dal merito del candidato, ma da fattori casuali e affatto aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun Ateneo e dal numero di concorrenti presso ciascun Ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante”.
Il Ministro Profumo tuttavia tenta di correggere il tiro e con il DM 28 giugno 2012 n. 196, introduce 12 graduatorie “territoriali” accorpando le università. Ma secondo i giudici amministrativi neanche questo basta per evitare disparità di trattamento tra i cittadini italiani: di fatto un ragazzo estromesso da una graduatoria territoriale con un certo punteggio sarebbe stato amm751esso con lo stesso punteggio in un’altra graduatoria accorpata di altre università.
E sono questi gli aspetti sui quali si stanno pronunciando i vari TAR, tra cui per ultimo il Tar del Lazio lo scorso 21 dicembre (vedi ex multis ordinanze n. 4736, 4744 e 4751). I giudici di Roma hanno ammesso con riserva e in soprannumero nei rispettivi atenei gruppi di studenti di Milano, Firenze, Parma, e Messina esclusi per il punteggio troppo basso, e fuori dai posti messi a concorso, ma che con lo stesso punteggio sarebbero stati ammessi alla Sapienza di Roma.
Ma altri sono anche i profili di illegittimità che i TAR nelle scorse settimane hanno riscontrato durante le prove d’ammissione. A Campobasso il locale Tar ha annullato la graduatoria del test di ammissione a Medicina per l’intera macroarea – Campobasso, Bari e Foggia – perché la Commissione avrebbe richiesto ai candidati di lasciare sul banco la carta d’identità accanto al codice della prova, consentendone l’identificazione. Inoltre, il Cineca – il consorzio di atenei che cura le selezioni a livello nazionale – non avrebbe compilato nessun verbale. In tre regioni Abruzzo, Marche e Sardegna i Tar hanno fatto rientrare dalla Romania, dalla Spagna e dal Belgio, gli studenti di Medicina costretti ad emigrare all’estero a causa del numero chiuso. Il Tar di Firenze ha inoltre ammesso quasi 200 ricorrenti a Ingegneria dell’ateneo di Pisa dove, a parere degli studenti, il numero chiuso sarebbe stato introdotto “illegittimamente”. A Cosenza e l’Aquila è saltato il numero chiuso a Scienze della formazione, che prevede un punteggio minimo di ammissione anche se tutti i posti non vengono coperti. Secondo il Tar Lazio se i posti ci sono vanno occupati anche se i concorrenti non hanno raggiunto la soglia minima di accesso.