DL 35/2013: il pagamento dei debiti della pa è in rotta di collisione con il Durc

Insieme al dolce, l’amaro. Tra le implicazioni pratiche del recente DL n. 35/2013, con cui il Governo Monti ha dato il via al pagamento dei debiti commerciali scaduti della pubblica amministrazione, ve n’è una di non poco conto per le imprese. I tanto auspicati pagamenti non potranno estendersi proprio alle imprese che ne avrebbero più bisogno per mettersi in regola con gli adempimenti tributari e contributivi.
Presupposto fondamentale per l’erogazione dei pagamenti infatti è che l’impresa creditrice della pubblica amministrazione per importi superiori ai 10 mila euro possa vantare un Durc (Documento unico di regolarità contributiva) regolare, cioè attestante la regolarità dei versamenti assicurativi e contributivi ad Inps, Inail, e Cassa Edile (art. 48-bis DPR 602/1973). Le aziende creditrici della pa, che si trovino oggi in carenza di liquidità anche a causa dei ritardi abnormi nei pagamenti pubblici, molto probabilmente non saranno in regola con il Durc, che invece è indispensabile per riscuotere i propri crediti. In altre parole, si innesca in questi casi un vero e proprio circolo vizioso a danno di quelle stesse imprese che il decreto governativo vorrebbe risollevare.
In tal modo, il vantaggio derivante dai pagamenti potrebbe limitarsi per le aziende al mero recupero dei propri crediti e al rientro da eventuali esposizioni debitorie con le banche e nulla più.
Oltre a ciò si aggiunga che l’impossibilità di compensare subito i debiti contributivi accumulati dalle imprese finisce per spostare al 2014 l’effettività della disposizione. Infatti, sebbene a partire dallo scorso anno le Stazioni appaltanti prima di pagare il compenso dovuto per le commesse pubbliche alle imprese possono provvedere alla compensazione dei debiti nei confronti degli Enti assicurativi e previdenziali, queste aziende in realtà rappresentano una minima parte di tutte quelle titolari di crediti scaduti e non saldati dalle pubbliche amministrazioni negli anni precedenti.
In un quadro economico così compromesso, l’auspicio dell’imprenditoria italiana è che in sede di conversione in legge si riesca a porre rimedio a queste storture, agevolando l’immediata erogazione di risorse economiche alle imprese per far ripartire l’economia e con questa l’occupazione e i redditi delle famiglie.

Redazione

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