La tutela giuridica dei 200mila precari della scuola è demandata alla statuizione dei Giudici di Lussemburgo. Infatti con ordinanza n. 207/13 del 3 luglio 2013 la Corte Costituzionale ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea la questione sulla compatibilità della normativa italiana con la direttiva comunitaria in tema di reiterazione dei contratti a termine e assenza di risarcimento del danno per docenti, amministrativi, tecnici ed ausiliari precari della scuola che abbiano maturato almeno 36 mesi di servizio.
Dopo una serie di rimpalli, spetterà alla Corte di Giustizia dell’Ue, passare al proprio vaglio le questioni di interpretazione della clausola 5, punto 1, sul lavoro a tempo determinato, sollevate dalla Consulta. In particolare, i Giudici della Corte Ue dovranno verificare se la suddetta clausola “debba essere interpretata nel senso che osta all’applicazione delle norme italiane in materia di personale scolastico”, che “dopo aver disciplinato il conferimento di supplenze annuali su posti che risultino effettivamente vacanti e disponibili entro la data del 31 dicembre” di ogni anno, dispongono che “si provvede mediante il conferimento di supplenze annuali in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale docente di ruolo“.
Tale disposizione, rileva la Corte Costituzionale, “consente -oggi- che si faccia ricorso a contratti a tempo determinato senza indicare tempi certi per l’espletamento dei concorsi e in una condizione che non prevede il diritto al risarcimento del danno” e che si trasforma , per i precari, nell’attesa di Godot!
Il Giudice delle Leggi Italiano, esasperato da questo andirivieni in materia, chiede alla Corte di Giustizia Europea che verifichi la compatibilità del sistema italiano con la normativa europea: per i precari, la partita è di nuovo aperta!