L’esame 2014 di abilitazione forense è ormai alle porte. Giurdanella.it, da sempre punto di riferimento per coloro i quali si cimentano in questa difficile prova, all’interno dell’apposita sezione del sito “Esame Avvocato 2014”, ha predisposto uno speciale con le sentenze più importanti della Corte di Cassazione Penale, divise per materia e ordinate per rilevanza.
A questo link è disponibile lo speciale contenente le sentenze della Cassazione Civile
ULTIMO AGGIORNAMENTO 27/10/2014 (Sezioni Unite, I, II, III, IV e V Sezione – fonte: http://www.cortedicassazione.it/)
DISPONIBILE L’EBOOK ESAME AVVOCATO 2014
ARMI
Sentenza n. 18150 del 30/04/2014
Per il porto della “pistola – fuciletto” non è sufficiente la licenza per il porto di fucile per uso caccia.
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Sentenza n. 19927 del 14/05/2014
In tema di porto di un coltello a serramanico dotato di un sistema di blocco della lama, che, prescindendo dalle particolari caratteristiche di costruzione del coltello, il “discrimen” tra arma impropria, cioè di uno strumento da punta e/o da taglio atto ad offendere, – il cui porto è punito dall’art. 4 della l. n. 110 del 1975- e arma propria- il cui porto è, invece, punito dall’art. 699 cod. pen.- è costituito dalla presenza, solo per queste ultime, delle caratteristiche tipiche delle armi bianche corte, cioè la punta acuta e la lama a due tagli.
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AZIONE PENALE
Sentenza n. 42918 del 14/10/2014
La sezione quinta ha affermato che, in caso di diffamazione a mezzo stampa, la remissione di querela effettuata nei confronti del giornalista estende i suoi effetti alla posizione dell’intervistato, attesa l’identità del reato commesso in ragione della necessaria cooperazione fra i due soggetti (e diversamente da quanto avviene nel caso di diffamazione imputata al giornalista e al direttore responsabile del giornale, in cui non è ipotizzabile il concorso di persone stante la diversità dell’elemento soggettivo).
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CIRCOLAZIONE STRADALE
Sentenza n. 17821 del 28/04/2014
La S.C. ha affermato in tema di guida in stato di ebbrezza che qualora concorrano le circostanze ad effetto speciale di aver provocato un incidente (art. 186, comma 2-bis, cod. strada) e di aver commesso il fatto in orario notturno (art. 186, comma 2-sexies, cod. strada) deve trovare applicazione l’art. 63, comma quarto, cod. pen.
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Sentenza n. 17811 del 28/04/2014
La S.C. ha affermato che il divieto di gareggiare in velocità qualora riguardi conducenti di veicoli a motore integra il reato previsto dall’art. 9-ter cod. strada e non l’illecito amministrativo previsto dall’art. 141, comma 9, cod. strada.
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Sentenza n. 9323 del 26/02/2014
Con sentenza depositata il 26 febbraio 2014 la Quarta sezione della Corte di cassazione ha affermato che la circostanza attenuante comune di cui all’art. 62 n. 6 prima ipotesi (l’aver prima del giudizio, riparato interamente il danno, mediante il risarcimento di esso) è configurabile anche in relazione al reato di guida in stato di ebbrezza, giacché non è necessario prendere in esame l’oggettività giuridica del reato, essendo compito del giudice accertare esclusivamente se l’imputato – prima del giudizio – abbia integralmente riparato il danno mediante l’adempimento delle obbligazioni risarcitorie e/o restitutorie che, ai sensi dell’art. 185 cod. pen., trovano la loro fonte nel reato.
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Sentenza n. 9318 del 26/02/2014
Con sentenza depositata il 26 febbraio 2014 la Quarta sezione della Corte di cassazione ha affermato che la circostanza aggravante di aver provocato un incidente stradale è configurabile anche rispetto al reato di rifiuto di sottoporsi all’accertamento per le verifica dello stato di ebbrezza.
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COMPETENZA
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 9605 del 27/02/2014
Le Sezioni Unite, risolvendo un contrasto di giurisprudenza, hanno affermato che non è configurabile, neppure come “caso analogo”, il conflitto di competenza tra P.M. e giudice (In applicazione di tale principio, gli atti per la liquidazione degli onorari professionali sono stati trasmessi al P.M. che aveva nominato il consulente tecnico e non al giudice che procede).
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Sentenza n. 41757 del 07/10/2014
L’art. 9 bis del d. lgs. 19 febbraio 2014, n. 14 rende la competenza per territorio – relativa ai procedimenti pendenti alla data del 13 settembre 2013- insensibile alla sopravvenuta modificazione delle circoscrizioni territoriali dei circondari.
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Sentenza n. 20253 del 15/05/2014
La Terza sezione della Corte ha affermato che la commercializzazione delle cd. “minimotociclette”, in violazione dell’ obbligo normativo di apporre sulle stesse informazioni sull’uso e sui rischi redatte in lingua italiana, integra il reato – previsto dall’art. 112, comma 3, Codice del Consumo – di inottemperanza agli specifici provvedimenti emanati a norma dell’art. 107, comma 2, lett. b, stesso Codice, e non invece l’illecito amministrativo contemplato dal precedente art. 12, comma 1, per l’ipotesi di omissioni di carattere generale relative alle informazioni dovute ai consumatori.
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Sentenza n. 20504 del 19/03/2014
La Terza Sezione della Corte di cassazione ha affermato che, per determinare la competenza territoriale nei reati tributari in materia di dichiarazione, si ha riguardo, per le persone giuridiche, al luogo in cui queste ultime hanno il domicilio fiscale, di regola coincidente con quello della sede legale; laddove però risulti il carattere meramente fittizio di detta sede, il domicilio fiscale, rilevante ai fini della competenza per territorio, coincide con quello in cui si trova la sede effettiva della persona giuridica.
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Sentenza n. 12458 del 17/03/2014
La Quinta sezione ha affermato che l’error in procedendo in cui sia incorso il GUP che, una volta pronunciato il decreto che dispone il giudizio ed avendo pertanto perso la propria competenza funzionale, disponga una perizia diretta a realizzare la trascrizione delle registrazioni magnetiche di intercettazioni telefoniche o ambientali, non determina automaticamente l’inutilizzabilità di dette trascrizioni, ove non venga denunciata una difformità fra il contenuto delle intercettazioni e la loro trasposizione grafica.
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CONFISCA
Sentenza n. 20636 del 20/05/2014
La Terza sezione della Corte di Cassazione ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’art. 44, comma 2 del d.P.R. n.380 del 6 giugno 2001 così come interpretato dalla Corte EDU (sentenza Varvara), nel senso che la confisca ivi prevista non può applicarsi nel caso di prescrizione del reato anche qualora la responsabilità penale sia stata accertata in tutti i suoi elementi, per violazione degli artt. 2, 9, 32, 41, 42 e 117, primo comma Cost.
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CONFISCA DI COSE DI INTERESSE STORICO E ARTISTICO
Sentenza n. 26527 del 19/06/2014
La normativa prevista per i sequestri e le confische di prevenzione dal Titolo IV del d. lgs.vo n. 159 del 2011 (cd. codice antimafia) ed intitolata “la tutela dei terzi e i rapporti con le procedure concorsuali”, si applica anche ai sequestri e alle confische penali disposte ai sensi dell’art. 12-sexies del d.l. n. 306 del 1992 (convertito nella legge n. 356 dello stesso anno), quantomeno a far data dall’entrata in vigore dell’art. 1, comma 190 della legge n. 228 del 2012 (cd. legge di stabilità). Pertanto il giudice dell’esecuzione penale che sia stato investito con apposita istanza dal terzo creditore è tenuto a compiere le verifiche prescritte dall’art. 52 del d. lgs. cit. e a trasmetterne gli esiti all’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati, cui spettano le successive determinazioni di carattere gestionale.
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COSA GIUDICATA
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 42858 del 14/10/2014
Le Sezioni Unite, esaminando approfonditamente i temi del ‘valore’ del giudicato penale e delle differenze tra la vicenda giuridica della successione di leggi nel tempo e quella della dichiarazione d’incostituzionalità, hanno affermato, in particolare, che:
a) L’irrevocabilità della sentenza di condanna non impedisce la rideterminazione della pena in favore del condannato, quando interviene la dichiarazione d’illegittimità costituzionale di una norma penale diversa da quella incriminatrice, incidente sul trattamento sanzionatorio, e quest’ultimo non sia stato interamente eseguito, pur se il provvedimento ‘correttivo’ da adottare non è a contenuto predeterminato;
b) Il giudice dell’esecuzione, per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 251 del 2012, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 69, quarto comma, cod. pen., nella parte in cui vietava di valutare prevalente la circostanza attenuante di cui all’art. 73, comma 5, d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, sulla recidiva di cui all’art. 99, quarto comma, cod. pen., può affermare la prevalenza dell’attenuante anche compiendo attività di accertamento, sempre che tale valutazione non sia stata esclusa dal giudice della cognizione;
c) Al pubblico ministero, in ragione delle sue funzioni istituzionali, per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 251 del 2012, spetta il compito di richiedere al giudice dell’esecuzione l’eventuale rideterminazione della pena inflitta anche in applicazione dell’art. 69, quarto comma, cod. pen., nel testo dichiarato costituzionalmente illegittimo, pur se il trattamento sanzionatorio sia già in corso di attuazione.
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Sentenza n. 19915 del 14/05/2014
Con sentenza del 17 dicembre 2013 – precedente al deposito, avvenuto il 4 marzo 2014, della decisione emessa dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo nella causa “Grande Stevens e altri contro Italia”- la Prima Sezione della Corte di cassazione ha affermato che, sulla base del diritto vigente, l’azione penale non è improcedibile, perché preclusa ai sensi dell’art. 649 cod. proc. pen., in seguito alla irrogazione definitiva di una sanzione amministrativa per il medesimo fatto.
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DELITTI CONTRO LA FEDE PUBBLICA
Sentenza n. 32964 del 24/07/2014
In relazione al delitto di possesso di segni distintivi contraffatti, di cui all’art. 497 ter cod. pen., la Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato:
a) che integra il predetto reato la detenzione di un lampeggiante blu, durante il periodo di vacanza, da parte di un appartenente alle forze di polizia (il quale aveva collocato il dispositivo, spento, sul tetto della propria auto);
b) che, nella specie, non sussiste alcun rapporto di specialità con l’illecito amministrativo di cui all’art. 177, comma quarto, del codice della strada, il quale punisce l’uso improprio dei predetti dispositivi di segnalazione da parte dei soggetti legittimati a detenerli (conducenti di vetture adibite a servizi di polizia, ecc.)
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Sentenza n. 17944 del 29/04/2014
La Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato che, per l’integrazione del reato di cui all’art. 497 bis, comma primo, cod. pen., non è necessario che il soggetto agente sia colto nella flagranza del possesso di un falso documento valido per l’espatrio, essendo sufficiente la prova che egli ne abbia (o ne abbia avuto in passato) la disponibilità, e quindi la possibilità di utilizzo. (Nella specie l’imputato, in attesa dei soccorsi da lui stesso chiamati dopo esser stato ferito da terzi, aveva gettato in due diversi tombini i documenti di cui era in possesso).
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Sentenza n. 14342 del 26/03/2014
La Quinta Sezione penale della Corte ha affermato che la condotta del pubblico ufficiale che autentichi falsamente le sottoscrizioni di elettori di una lista di candidati integra il delitto previsto dall’art. 90, comma secondo del d.P.R. n. 570 del 1960 (cd. Testo unico delle leggi elettorali), nel testo modificato dalla legge n. 61 del 2004, e non quello di cui all’art. 479 cod. pen..
Al delitto in esame è applicabile il termine ordinario di prescrizione previsto dall’art. 157 cod. pen. (sei anni, prorogabili fino a sette anni e mezzo per effetto degli atti interruttivi) e non il termine biennale previsto dall’art. 100 del d.P.R. n. 570 del 1960 poiché detta disposizione non si riferisce all’azione penale del pubblico ministero, ma disciplina esclusivamente la decadenza della cd. Azione popolare, quella che qualunque elettore può promuovere costituendosi parte civile con riguardo a qualunque reato previsto dall’indicato Testo Unico.
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DIFESA E DIFENSORI
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 40187 del 29/09/2014
Le Sezioni unite della Corte di cassazione, risolvendo un contrasto giurisprudenziale, hanno affermato:
– che l’adesione del difensore all’astensione collettiva di categoria configura non una mera libertà, ma l’esercizio di un vero e proprio diritto avente fondamento costituzionale;
– che il codice di autoregolamentazione delle astensioni dalle udienze degli avvocati costituisce fonte di diritto oggettivo, contenente norme aventi forza e valore di normativa secondaria o regolamentare, vincolanti erga omnes, alle quali il giudice è soggetto ex art. 101, secondo comma, Cost.;
– che il bilanciamento tra il diritto costituzionale dell’avvocato, ed i contrapposti diritti e valori costituzionali dello Stato e dei soggetti interessati al servizio giudiziario, è stato realizzato dal legislatore primario e dalla predetta fonte secondaria, spettando al giudice procedente il controllo del rispetto di tali disposizioni nell’esercizio del diritto di astensione.
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Sentenza n. 23611 del 05/06/2014
La dichiarazione di nomina del difensore di fiducia, effettuata ex art. 123 cod. proc. Pen. Dal soggetto detenuto, deve essere comunicata dall’Amministrazione penitenziaria solo all’Autorità giudiziaria, ma non al professionista, essendo tale onere informativo a carico dell’indagato.
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Sentenza n. 19856 del 14/05/2014
La Terza sezione della Corte di cassazione ha affermato:
1. che l’astensione dei difensori dalle udienze non costituisce legittimo impedimento, bensì esercizio di un diritto di libertà riconducibile all’art. 18 Cost.;
2. che la valutazione del corretto esercizio del diritto di astensione va effettuata anche alla luce del vigente codice di autoregolamentazione, il quale, all’art. 3, comma primo, contempla la possibilità di astenersi anche nelle udienze in cui la partecipazione del difensore non è obbligatoria;
3. che pertanto la trattazione del procedimento camerale a partecipazione non necessaria del difensore, nonostante l’adesione di quest’ultimo all’astensione di categoria, ritualmente manifestata e comunicata, determina una nullità a regime intermedio.
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Sentenza n. 13215 del 21/03/2014
La Corte ha affermato che, quando l’adesione del difensore di fiducia all’astensione dalle udienze proclamata dai competenti organismi della categoria è comunicata in forma scritta, il termine entro il quale la dichiarazione deve pervenire nella cancelleria del giudice procedente, fissato in “almeno due giorni prima della data stabilita” dall’art. 3 del Codice di “Autoregolamentazione delle astensioni dalle udienze degli avvocati”, adottato il 4 aprile 2007, non può considerarsi rispettato se l’atto è trasmesso all’ufficio due giorni prima dell’udienza, ma dopo il suo orario di chiusura.
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Sentenza n. 9365 del 26/02/2014
Con sentenza del 19 novembre 2013, la Quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che l’art. 108 cod. proc. Pen. Non può trovare applicazione nel giudizio di legittimità (Fattispecie nella quale il difensore, deducendo di essere stato officiato per la trattazione del ricorso appena due giorni prima, aveva avanzato richiesta di un termine congruo di rinvio).
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EDILIZIA
Sentenza n. 3649 del 27/01/2014
In tema di lottizzazione abusiva, la Terza sezione della Corte ha affermato che è illegittimo un permesso di costruire per l’esecuzione di opere diverse da quelle previste su un’area ricompresa in un Piano di Insediamento Produttivo, rilasciato in assenza di previa modifica del Piano medesimo adottata dal competente consiglio comunale ed approvata dalla Regione.
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ELEZIONI
Sentenza n. 35495 del 11/08/2014
Il delitto previsto dall’art. 86 d.P.R. 16 maggio 1960, n. 570 – integrante un’ipotesi di cosiddetta “corruzione elettorale” – non è un reato a concorso necessario, di talché per la sua configurabilità è sufficiente la sola promessa di utilità da parte del corruttore, la quale si atteggia come promessa del fatto del terzo e, conseguentemente, impegna solo chi la effettua.
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ESECUZIONE
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 18821 del 07/05/2014
Con sentenza emessa dalle Sezioni Unite, la Corte di cassazione ha affermato che:
A) La pena dell’ergastolo inflitta all’esito del giudizio abbreviato, richiesto dall’interessato in base all’art. 30, comma 1, lett. b), legge n. 479 del 1999, ma conclusosi nel vigore della successiva e più rigorosa disciplina dettata dall’art. 7, comma 1, d.l. n. 341 del 2000 e in concreto applicata, non può essere ulteriormente eseguita, essendo stata quest’ultima norma ritenuta, successivamente al giudicato, non conforme al principio di legalità convenzionale di cui all’art. 7, p. 1, CEDU, come interpretato dalla Corte EDU, e dichiarata incostituzionale per contrasto con l’art. 117, comma primo, Cost..
2. Il giudice dell’esecuzione, investito del relativo incidente ad istanza di parte e avvalendosi dei suoi poteri di controllo sulla permanente legittimità della pena in esecuzione, è legittimato a sostituirla, incidendo sul giudicato, con quella di anni trenta di reclusione, prevista dalla più favorevole norma vigente al momento della richiesta del rito semplificato.
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Sentenza n. 44267 del 23/10/2014
La Prima Sezione della Corte di Cassazione ha affermato che sussiste l’interesse del terzo creditore assistito da garanzia reale su bene sottoposto a confisca definitiva, a presentare istanza di ammissione del credito, ai sensi dell’art. 1, comma 199 della legge n. 228 del 24 dicembre 2012(c.d. legge di stabilità), anche nel caso in cui questi abbia già ottenuto, nell’ambito del procedimento di prevenzione, l’accertamento, positivo ed irrevocabile, del proprio diritto di garanzia e della propria buona fede.
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Sentenza n. 43453 del 17/10/2014
La Sezione terza della Corte, in materia di riparazione per l’ingiusta detenzione, ha affermato i seguenti principi:
a) Il criterio di fungibilità previsto dall’art. 657 cod. proc. pen., improntato al favor libertatis, configura, in combinato disposto con il comma IV dell’art. 314 cod. proc. pen., una “riparazione in forma specifica” per l’ingiusta privazione della libertà personale che prevale rispetto alla monetizzazione di cui al medesimo art. 314, introducendo una forma di “compensazione” per il periodo di detenzione ingiustamente subito, secondo un meccanismo che è compatibile con l’art. 5 CEDU, il quale opera soltanto in caso di violazione delle prescrizioni da esso poste ai paragrafi 1, 2, 3 e 4, e che non può essere oggetto di disapplicazione per contrasto con l’art. 6 della Carta di Nizza, in assenza di collegamento tra la materia in oggetto e il diritto dell’Unione Europea;
b) il giudice della riparazione può conoscere soltanto del diritto all’indennizzo e non anche di quello ad ottenere un risarcimento del danno collegato alla detenzione ma conseguente ad un fatto ingiusto, essendo l’istituto della riparazione regolamentato dalle norme processuali penali e restando ad esso estranee le disposizioni civilistiche di cui agli artt. 2043 ss. cod. civ. che regolamentano il risarcimento del danno da fatto illecito.
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Sentenza n. 2283 del 20/01/2014
Il giudice dell’esecuzione, investito del controllo sul corretto esercizio dei poteri del PM di cui all’art. 656 cod. proc. pen., può legittimamente decidere anche senza previa celebrazione della udienza in camera di consiglio, a condizione che sia stato comunque assicurato alle parti un contraddittorio effettivo e sostanziale.
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FINANZE E TRIBUTI
Sentenza n. 40526 del 01/10/2014
La Terza sezione della Corte di Cassazione, in materia di reato di omesso versamento di ritenute certificate, ha affermato che il modello 770 presentato dal datore di lavoro, non costituisce, da solo,prova sufficiente delle certificazioni attestanti le ritenute operate dal datore di lavoro sulle retribuzioni corrisposte ai sostituti, elemento costitutivo del reato.
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Sentenza n. 25490 del 13/06/2014
La S.C. ha affermato che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente è applicabile anche ai beni acquistati dall’indagato in epoca antecedente all’entrata in vigore dell’art. 1, comma 143, della legge n. 244 del 2007, che ha esteso tale misura ai reati tributari.
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Sentenza n. 5467 del 04/02/2014
La S.C. ha affermato, in tema di omesso versamento di ritenute certificate (art. 10-bis d.lgs. n. 74 del 2000), che la responsabilità del sostituto d’imposta non è esclusa dalla crisi di liquidità dell’impresa nell’attuale congiuntura economica sfavorevole.
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Sentenza n. 5457 del 04/02/2014
La S.C. ha affermato che, nel rito abbreviato, ai fini del riconoscimento della circostanza attenuante di cui all’art. 13 del d.lgs. n. 74 del 2000, il pagamento del debito tributario deve aver luogo prima dell’inizio della discussione.
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FRODI SPORTIVE E DOPING
Sentenza n. 36700 del 03/09/2014
In materia di doping sportivo, la Terza Sezione ha affermato che, stante il carattere meramente ricognitivo delle tabelle ministeriali recanti la classificazione dei farmaci e delle pratiche vietate, ai fini della integrazione dei reati previsti dall’art. 9 della legge 276/2000 la natura delle sostanze, indipendentemente dalla acquisizione delle tabelle suddette e dalla inclusione nelle stesse, può essere desunta anche da una serie di elementi di tipo oggettivo che ne comprovino gli effetti dopanti.
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GIUDICE (ATTI E PROVVEDIMENTI)
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 36847 del 03/09/2014
Le Sezioni Unite, risolvendo un contrasto insorto fra le Sezioni semplici della Corte, hanno affermato che l’ipotesi di incompatibilità del giudice derivante dalla sentenza della Corte costituzionale n. 371 del 1996 – che ha dichiarato la incostituzionalità dell’art. 34, comma secondo, cod. proc. pen., nella parte in cui non prevede che non possa partecipare al giudizio nei confronti di un imputato il giudice che abbia pronunciato o concorso a pronunciare una precedente sentenza nei confronti di altri soggetti, nella quale la posizione di quello stesso imputato in ordine alla sua responsabilità penale sia stata comunque valutata – sussiste anche con riferimento alla ipotesi in cui il giudice del dibattimento abbia pronunciato, in separato procedimento, sentenza di applicazione della pena su richiesta nei confronti di un concorrente necessario dello stesso reato.
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GIUDIZIO
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 20214 del 16/05/2014
Le Sezioni unite, risolvendo il contrasto insorto tra le Sezioni semplici della Corte di cassazione, hanno affermato che nell’udienza preliminare la richiesta di giudizio abbreviato può essere presentata dall’imputato anche dopo la formulazione delle conclusioni da parte del pubblico ministero, ma comunque non oltre le conclusioni definitive rassegnate dal proprio difensore.
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Sentenza n. 38734 del 23/09/2014
La Quinta Sezione ha affermato che le prove dichiarative assunte prima del mutamento di composizione del collegio sono utilizzabili in sede di rinnovata assunzione, ai fini delle contestazioni previste dagli artt. 500 e 503 cod. proc. pen..
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Sentenza n. 37868 del 16/09/2014
La Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che, a differenza del caso in cui il testimone non si presenti in dibattimento per rendere l’esame a causa della condotta illecita subita, quando, invece, il teste, pur destinatario delle pressioni volte ad inquinare la genuinità della prova, non si sottragga all’esame dibattimentale, è illegittima l’acquisizione a fini probatori delle dichiarazioni da lui in precedenza rese se prima non si sia proceduto all’esame del dichiarante.
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Sentenza n. 27879 del 26/06/2014
Non è consentito l’esercizio del potere istruttorio ex officio, di cui all’art. 507 cod. proc. pen., al fine di recuperare al fascicolo del dibattimento un atto ontologicamente irripetibile del medesimo procedimento (nella specie, intercettazione telefonica) dichiarato inutilizzabile a causa del suo omesso deposito ai sensi degli artt. 415 bis e 416 del codice di rito.
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GIURISDIZIONE
Sentenza n. 36052 del 20/08/2014
Le Autorità italiane possono esercitare poteri coercitivi personali e reali nei confronti di chiunque si trova a bordo di nave non riconducibile ad alcuno Stato, anche quando l’imbarcazione è stata controllata esclusivamente in alto mare in acque internazionali, se il soggetto ha violato le leggi della Repubblica ed è assoggettato alla sua giurisdizione in base all’ordinamento interno e in conformità delle convenzioni internazionali. (Fattispecie relativa al sequestro di una nave e all’arresto in flagranza del suo equipaggio in procedimento per reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina).
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IMMIGRAZIONE
Sentenza n. 41095 del 03/10/2014
Precisati i limiti di applicabilità, al cittadino dell’Unione destinatario di un provvedimento di allontanamento dal territorio dello Stato, della speciale causa di non punibilità prevista per l’ipotesi in cui egli sia sottoposto a procedimento penale.
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IMPUGNAZIONI
SEZIONI UNITE Sentenza n. 42030 del 09/10/2014
Le Sezioni Unite hanno affermato che, è inoppugnabile, salvo che sia abnorme, l’ordinanza con la quale, nel corso delle indagini preliminari, il giudice, ai sensi dell’art. 22, comma 1, cod. proc. pen. , riconosce la propria incompetenza e dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero.
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SEZIONI UNITE – Sentenza n. 16208 del 14/04/2014
Con sentenza emessa dalle Sezioni Unite, la Corte di cassazione ha affermato che:
a) Non viola il divieto di “refomatio in peius” previsto dall’art. 597 cod. proc. pen., il giudice dell’impugnazione (nella specie, il giudice di rinvio) che, in relazione al reato continuato, nella specifica ipotesi in cui muta la struttura dello stesso, ad esempio perché, nel nuovo giudizio, il reato satellite diventa quello più grave o perché cambia la qualificazione giuridica di quest’ultimo, apporta per uno dei fatti unificati dall’identità del disegno criminoso un aumento maggiore rispetto a quello ritenuto dal primo giudice, pur non irrogando una pena complessivamente maggiore;
b) L’irrevocabilità della decisione del giudice di legittimità sulla responsabilità penale e sulla qualificazione giuridica dei fatti ascritti all’imputato, anche quando consegue ad annullamento con rinvio limitatamente ai fini della determinazione della pena, esclude, a norma dell’art. 2, quarto comma, cod. pen., che la successiva entrata in vigore di una legge modificativa più favorevole possa trovare applicazione nelle ulteriori fasi del giudizio.
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SEZIONI UNITE – Sentenza n. 36848 del 03/09/2014
Le Sezioni Unite, intervenendo sulla questione relativa all’ambito di applicazione intertemporale del nuovo istituto della rescissione del giudicato previsto dall’art. 625-ter c.p.p., hanno affermato i seguenti principi di diritto:
– la richiesta finalizzata alla rescissione del giudicato deve essere depositata nella cancelleria del giudice di merito la cui sentenza è stata posta in esecuzione con allegazione dei documenti a sostegno ed è esaminata dalla Corte di cassazione secondo la procedura camerale di cui all’art. 611 c.p.p.;
– l’istituto della rescissione del giudicato, di cui all’art. 625-ter c.p.p., si applica solo ai procedimenti nei quali è stata dichiarata l’assenza dell’imputato a norma dell’art. 420-bis c.p.p., come modificato dalla legge 28 aprile 2014, n. 67;
– ai procedimenti contumaciali trattati secondo la normativa antecedente alla entrata in vigore della legge n. 67 del 2014, continua ad applicarsi la disciplina della restituzione nel termine per proporre impugnazione dettata dall’art. 175 comma 2 c.p.p. nel testo previgente.
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Sentenza n. 40254 del 06/10/2014
La Seconda Sezione della Corte di cassazione ha affermato che, per riformare “in peius” una sentenza assolutoria emessa all’esito di giudizio abbreviato, il giudice di appello non è obbligato – in base all’art. 6 CEDU, come interpretato dalla Corte Europea dei diritto dell’uomo nel caso Dan c. Moldavia – a rinnovare l’istruttoria per escutere i testimoni ritenuti inattendibili, salvo che si tratti di prove dichiarative assunte dal giudice di primo grado avvalendosi dei poteri di integrazione probatoria.
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Sentenza n. 36731 del 03/09/2014
La Terza Sezione ha affermato che è inammissibile – per carenza di interesse – il ricorso per cassazione avverso un provvedimento de libertate non rivolto a contestare la sussistenza del quadro indiziario e delle esigenze cautelari ma solo la configurabilità di determinate circostanze aggravanti, allorquando dall’esistenza o meno di tali circostanze non dipenda, per l’assenza di ripercussioni sull’an o sul quomodo della cautela, la legittimità della disposta misura.
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Sentenza n. 29050 del 01/08/2014
La seconda sezione della Corte ha stabilito che il termine di 180 giorni entro il quale può essere presentato il ricorso straordinario di cui all’art. 625-bis cod. proc. pen. per errore materiale o di fatto contenuto in un provvedimento pronunciato dalla Corte di Cassazione decorre dal momento del suo deposito, a nulla rilevando l’eventuale successivo momento in cui la parte interessata ha avuto effettiva conoscenza del contenuto del provvedimento stesso.
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Sentenza n. 32983 del 24/07/2014
La Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato che è inammissibile, per difetto di interesse, l’impugnazione proposta dalla parte civile avverso la sentenza di proscioglimento dell’imputato per violazione del “ne bis in idem”, in quanto la parte civile può azionare senza alcun pregiudizio la propria pretesa in sede civile. (Nella specie, la preclusione processuale era derivata dall’esistenza di un decreto di archiviazione, cui non aveva fatto seguito il provvedimento di riapertura delle indagini).
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Sentenza n. 32619 del 23/07/2014
In tema di valutazione della prova testimoniale da parte del giudice d’appello, la Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che l’obbligo di rinnovare l’istruzione ed escutere nuovamente i dichiaranti, qualora detto giudice valuti diversamente la loro attendibilità, rispetto a quanto ritenuto nel giudizio di primo grado (obbligo sancito dall’art. 6 CEDU, come interpretato dalla Corte di Strasburgo nella sentenza 5 luglio 2011, Dan c. Moldavia), costituisce l’espressione di un generale principio di immediatezza, e vincola perciò il giudice dell’impugnazione non solo ove questi intenda riformare “in peius” una sentenza di assoluzione, ma anche nell’ipotesi in cui vi sia stata condanna in primo grado.
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Sentenza n. 13233 del 21/03/2014
La Corte ha affermato che l’inammissibilità del ricorso per cassazione per manifesta infondatezza dei motivi preclude la possibilità di rilevare e dichiarare di ufficio anche la violazione dell’art. 6 della CEDU. (Fattispecie in cui il giudice di appello aveva riformato la sentenza di assoluzione di primo grado sulla base di un diverso apprezzamento delle dichiarazioni verbalizzate di un testimone, senza procedere alla rinnovazione dell’esame orale).
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Sentenza n. 2886 del 22/01/2014
La Corte ha affermato che è ammissibile la presentazione di un atto di impugnazione a mezzo di raccomandata spedita tramite servizio di recapito privato, non rientrando tale servizio tra quelli riservati in via esclusiva a Poste Italiane dalla norma dell’art. 4 del d.lgs. 22 luglio 1999, n. 261.
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IMPUTATO
Sentenza n. 18120 del 30/04/2014
E’ inutilizzabile la deposizione del testimone avente ad oggetto le dichiarazioni confessorie rese dall’indagato alla polizia giudiziaria senza garanzie difensive e da lui casualmente percepite.
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INDAGINI PRELIMINARI
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 4319 del 30/01/2014
Le Sezioni Unite penali, nel risolvere un ulteriore contrasto in materia di delimitazione dei poteri di controllo del giudice per le indagini preliminari sull’operato del pubblico ministero, hanno affermato che, sia l’ordine di imputazione coatta ex art. 409, comma 5, cod.proc. Pen. Nei confronti di persona non indagata, sia quello emesso nei confronti dell’indagato ma in relazione ad un reato diverso da quello oggetto della richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero, costituiscono atti abnormi in quanto esorbitano dai poteri del giudice per le indagini preliminari, precisando che le disposizioni dell’art. 409, commi 4 e 5, cod. proc. Pen. Devono formare oggetto di interpretazione estremamente rigorosa, al fine di evitare qualsiasi ingerenza dell’organo giudicante nella sfera di autonomia della pubblica accusa.
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Sentenza n. 43394 del 16/10/2014
Non ricorre lo stato di quasi flagranza qualora l’inseguimento dell’indagato da parte della polizia giudiziaria sia iniziato, non già a seguito e a causa della diretta percezione dei fatti, ma per effetto e solo dopo l’acquisizione di informazioni da parte di terzi.
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Sentenza n. 31819 del 18/07/2014
La Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato che non è inutilizzabile l’interrogatorio, delegato dal p.m. alla polizia giudiziaria e svoltosi alla presenza del difensore, di una persona sottoposta ad indagini detenuta per altra causa.
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INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 32697 ud. 26/06/2014 del 23/07/2014
Le Sezioni unite della Corte di cassazione, risolvendo un contrasto giurisprudenziale insorto in tema di utilizzabilità delle conversazioni o comunicazioni intercettate, hanno affermato che queste ultime costituiscono corpo di reato, e come tali possono essere acquisite ed utilizzate nel processo penale, allorchè integrino ed esauriscano di per sé la fattispecie criminosa, e non anche quando ne costituiscano solo un frammento.
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Sentenza n. 17894 del 29/04/2014
La Seconda sezione della Corte di cassazione ha tra l’altro affermato:
A) che il trasferimento in altra struttura carceraria di un soggetto detenuto, nei cui confronti siano in corso operazioni di intercettazione ambientale regolarmente autorizzate, non comporta alcuna necessità di rinnovare il provvedimento autorizzativo delle operazioni medesime;
B) che risponde del delitto di concorso esterno in associazione mafiosa (ovvero, ricorrendone i presupposti, di partecipazione all’associazione medesima) l’avvocato che, senza limitarsi a fornire al proprio cliente-associato consigli, pareri ecc. mantenendosi nell’ambito della legalità, si trasformi in un “consigliori” dell’associazione mafiosa, assicurando un’assistenza tecnico-legale finalizzata a suggerire sistemi e modalità di elusione fraudolenta della legge.
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INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Sentenza n. 40532 del 01/10/2014
La Terza Sezione della Corte di Cassazione ha affermato che, a seguito delle modifiche apportate dal D.lgs. n. 46 del 4 marzo 2014,emesso in attuazione della Direttiva 2010/75/UE relativa alle immissioni industriali, la condotta di mera inosservanza delle prescrizioni contenute nella autorizzazione integrata ambientale (c.d.AIA) non costituisce più reato ma integra un’ipotesi d’illecito amministrativo, sanzionata dal comma 2 dell’art 29 quattordecies, D.lgs. n. 152 del 3 aprile 2006.
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ISTITUTI DI PREVENZIONE E PENA
Sentenza n. 35488 del 11/08/2014
Deve essere disposto l’allontanamento dei familiari maggiorenni per la durata dei colloqui fruiti senza vetro divisorio dal detenuto in regime ex art. 41 bis ord. pen. con figli o nipoti minori degli anni dodici.
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Sentenza n. 34073 del 31/07/2014
Le disposizioni contenute nell’art. 4, comma 4 del D.L. 23 dicembre 2013 n. 146 in materia di libertà anticipata speciale, non recepite dalla legge di conversione n. 10 del 2014, benché più favorevoli, non possono avere vigore ultrattivo per i comportamenti pregressi.
In particolare la Suprema Corte, in ipotesi di istanza presentata dal condannato per uno dei delitti previsti dall’art. 4 bis Ord.Pen., a “cavallo”della conversione in legge di detto decreto, ha ritenuto applicabile la disciplina, di minor favore, introdotta dalla citata legge di conversione che esclude la concedibilità della liberazione anticipata speciale ai condannati per tali delitti, laddove, sotto il vigore del decreto legge, la stessa era soltanto subordinata alla prova di un “concreto recupero sociale”.
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LAVORO
Sentenza n. 46169 del 10/11/2014
In tema di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali, la Terza sezione della Corte di cassazione ha affermato che, ai fini della causa di non punibilità del reato costituita dal pagamento di quanto dovuto nel termine di tre mesi, quest’ultimo decorre dal momento in cui l’indagato o imputato risulta essere stato posto compiutamente a conoscenza di tale possibilità; pertanto, laddove detta consapevolezza emerga dai motivi di appello della sentenza di condanna in primo grado – avendo l’impugnante lamentato di non essere stato all’uopo avvisato in sede di contestazione amministrativa, né attraverso la successiva notifica del decreto di citazione, privo di indicazioni al riguardo – il termine per il pagamento decorre dalla data di deposito dei predetti motivi.
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Sentenza n. 31840 del 18/07/2014
La Terza sezione della Corte di cassazione ha affermato che l’obbligo di denuncia all’ente previdenziale (penalmente sanzionato ai sensi dell’art. 37 l. n. 689 del 1981), ed il conseguente obbligo contributivo, sussistono anche nei confronti delle società dilettantistiche sportive in relazione alle attività svolte, a beneficio degli associati, da istruttori, addetti vari, ecc., purchè si tratti di attività esercitate professionalmente. È invece irrilevante, per la sussistenza dei predetti obblighi, il fatto che le attività in questione siano svolte in vista della partecipazione degli associati a competizioni dilettantistiche ufficiali (riconosciute dal CONI e dalle federazioni sportive), ovvero a beneficio dei c.d. “amatori” delle discipline sportive, o di semplici principianti.
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Sentenza n. 20682 del 21/05/2014
La Terza sezione della Corte di Cassazione ha affermato che la nuova disciplina contenuta negli artt. 55 e 17 del d.lgs. 9 aprile 2008 n.81, che presenta una formulazione diversa rispetto a quella contenuta negli artt. 4 e 8 bis del d.lgs..n. 626 del 19 settembre 1994, non ha fatto venire meno la penale rilevanza della condotta del datore di lavoro che designi quale responsabile del servizio di prevenzione una persona priva dei requisiti indicati dall‘art. 32 della medesima legge.
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MANDATO D’ARRESTO EUROPEO
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 2850 del 21/01/2014
Le Sezioni unite della Corte di cassazione, risolvendo un contrasto giurisprudenziale, hanno affermato che, nella procedura attiva di consegna, la competenza funzionale ad emettere il mandato d’arresto europeo spetta al giudice che procede. (Nella specie, il principio in questione è stato applicato ad un’ipotesi in cui il m.a.e. era stato emesso nell’ambito di una procedura di estensione attiva della consegna, al fine di sottoporre una persona, già ristretta in Italia in esecuzione di un precedente m.a.e., ad un ulteriore provvedimento restrittivo concernente un fatto anteriore e diverso da quello per cui era stata disposta la consegna).
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MISURE CAUTELARI
SEZIONI UNITE Sentenza n. 44895 del 28/10/2014
Le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno affermato che, in tema di custodia cautelare, la sentenza n. 32 del 2014 della Corte costituzionale, con la quale è stata dichiarata l’incostituzionalità degli articoli 4-bis e 4-vicies ter del d.l. n. 272 del 2005, convertito con modifiche dalla legge n. 49 del 2006, non determina effetti retroattivi “ora per allora” in relazione ai termini di durata massima per le fasi esaurite prima della pubblicazione della sentenza stessa, attesa l’autonomia di ciascuna fase. (In motivazione la Corte ha chiarito che il rapporto cautelare si struttura come attività complessa composta da segmenti autonomi, costituenti le fasi, sicché deve ritenersi esaurito in relazione a ciascuna di esse).
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SEZIONI UNITE – Sentenza n. 28270 del 01/07/2014
Le Sezione Unite della Suprema Corte, risolvendo un contrasto interpretativo insorto nella giurisprudenza di legittimità, hanno statuito che nell’ipotesi di nuova misura cautelare custodiale emessa in seguito alla dichiarazione di inefficacia, ai sensi dell’art.309, commi 5 e 10, cod. proc. pen., di quella precedente, il giudice per le indagini preliminari non ha il dovere di interrogare l’indagato prima di ripristinare nei suoi confronti il regime custodiale e non è tenuto a reiterare l’interrogatorio di garanzia neanche successivamente, sempre che l’interrogatorio sia stato in precedenza regolarmente espletato e che la nuova ordinanza cautelare non contenga elementi nuovi e diversi rispetto alla precedente.
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Sentenza n. 31839 del 18/07/2014
La Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato che deve ritenersi tuttora efficace la misura cautelare della custodia in carcere applicata, in relazione al delitto di atti persecutori di cui all’art. 612 bis cod. pen., con ordinanza emessa in data anteriore alle modifiche apportate, al predetto articolo e all’art. 280 cod. proc. pen, dal d.l. n. 79 del 2013 (convertito, con modificazioni, dalla l. n. 79 del 2013).
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Sentenza n. 28565 del 03/07/2014
La terza sezione della Corte ha escluso che l’esistenza di una precedente pronuncia del giudice cautelare resa nei confronti dell’indagato in ordine alla legittimità del vincolo apposto sulla res, ovvero la contemporanea pendenza di una impugnazione cautelare attivata dall’indagato medesimo, rendano inammissibile l’appello cautelare proposto da terzi interessati alla restituzione del bene assoggettato a sequestro, poiché nessuna preclusione deriva dall’identità della materia cautelare allorquando siano diverse le parti del giudizio.
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Sentenza n. 20962 del 23/05/2014
Con sentenza emessa dalla Sezione Seconda, la Corte ha affermato, in consapevole contrasto con precedenti decisioni, che l’applicazione della regola della retrodatazione dei termini di custodia cautelare, in caso di pluralità di ordinanze applicative della medesima misura nei confronti dello stesso imputato, può essere richiesta anche nel corso di una fase successiva a quella delle indagini preliminari. (Fattispecie in cui, dopo l’emissione del decreto di giudizio immediato, era stata chiesta la retrodatazione della seconda misura al fine di verificare se l’applicazione della stessa avesse superato il limite di durata previsto per la fase delle indagini preliminari).
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Sentenza n. 21083 del 23/05/2014
Con sentenza depositata il 23 maggio 2014, la Quarta sezione della Corte di cassazione ha affermato che nel caso in cui la richiesta di riesame sia presentata in una cancelleria diversa da quella del giudice del riesame, spetta all’ufficio presso il quale l’atto risulta essere depositato scegliere il mezzo per l’inoltro al tribunale competente e che non rileva ai fini del decorso del termine perentorio di cinque giorni di cui all’art. 309, comma 5, cod. proc. Pen. La mera anticipazione informale dell’inoltro, avvenuta mediante comunicazione via fax, priva dei requisiti formali di equipollenza stabiliti dalla legge ex art. 64, comma terzo, disp. Att. Cod. proc. Pen.
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Sentenza n. 18061 del 30/04/2014
La S.C. ha affermato che è appellabile ex art. 322-bis cod. proc. pen. il provvedimento del giudice riguardante le modalità di esercizio dell’amministrazione dell’azienda sottoposta a sequestro preventivo.
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Sentenza n. 16689 del 16/04/2014
Con sentenza emessa il 26 febbraio 2014, la Terza Sezione della Corte di cassazione, nel ritenere abnorme il provvedimento del giudice che autorizza l’uso residenziale di un immobile sottoposto a sequestro preventivo c.d. impeditivo, ha affermato che è di competenza esclusiva del pubblico ministero il potere di determinazione delle modalità di esecuzione di una misura cautelare reale.
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Sentenza n. 15093 del 02/04/2014
La Seconda Sezione della Corte di cassazione ha affermato che, qualora un imputato sottoposto alla misura cautelare della custodia cautelare in carcere venga condannato per reati avvinti dalla continuazione, la presunzione di adeguatezza della sola predetta misura, sussistente per uno dei reati satellite ai sensi dell’art. 275, comma terzo, cod. proc. pen., resta ferma anche se il periodo già trascorso dall’imputato in regime custodiale superi l’entità della pena detentiva irrogata in sentenza per tale reato satellite.
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Sentenza n. 14773 del 31/03/2014
La Seconda Sezione ha affermato che, quando sia contestata la fattispecie di concorso esterno in associazione di tipo mafioso nei confronti di soggetto decaduto dalle cariche pubbliche e di partito, costituenti il presupposto fattuale della condotta contestata, non è possibile superare la presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari affermando – sulla base di una massima di esperienza – che il “politico bruciato” perde ogni potere di condizionamento e di intervento e dunque la possibilità di arrecare un ulteriore contributo esterno all’associazione, dovendosi invece verificare il consolidamento e la continuità dei rapporti del soggetto con gli ambienti criminali e la conseguente eventuale persistenza degli interessi scambievoli che possono in concreto mantenere inalterato, nonostante la perdita delle cariche, il legame con il sodalizio criminoso.
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Sentenza n. 12489 del 17/03/2014
La Quinta sezione ha affermato che, nei confronti di indagato ultrasettantenne, in assenza di elementi idonei a vincere la presunzione di pericolosità di cui al terzo comma dell’art. 275 cod. proc. Pen. E nel contempo a dimostrare l’esistenza di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, il giudice applica direttamente la misura degli arresti domiciliari, senza necessità di argomentare in merito ai pericula libertatis e alla adeguatezza e proporzionalità della misura meno afflittiva.
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Sentenza n. 11895 del 12/03/2014
Con sentenza depositata il 12 marzo 2014 la Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato che per procedere al sequestro preventivo di un sito internet in cui siano stati pubblicati messaggi e commenti a carattere diffamatorio – nella specie da parte di terze persone – è necessaria una potenzialità offensiva del sito in sé, non individuabile nello sviluppo di un blog, che rappresenta una modalità fisiologica ed ordinaria dell’utilizzo del sito.
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Sentenza n. 4748 del 31/01/2014
Sussiste il divieto di disporre o mantenere la custodia in carcere, ai sensi dell’art. 275, comma quarto, cod. proc. Pen., nei confronti di un imputato padre convivente di prole di età inferiore ai sei anni, qualora la madre sia impossibilitata a dare assistenza al bambino a causa delle sue precarie condizioni di salute e debba provvedere anche alle necessità di altro figlio minorenne, portatore di una grave malattia
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MISURE DI PREVENZIONE
Sentenza n. 26821 del 20/06/2014
Ai fini della configurabilità del delitto di violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno (art. 9, comma secondo della legge 27.12.1956, n. 1423, riformulato nell’art. 75 del d. lgs. 6.9.2011, n. 159), a seguito della sentenza Corte cost. n. 191 del 2013, non può più trovare applicazione il consolidato principio di diritto secondo il quale la misura di prevenzione, in caso di sospensione dovuta all’incarcerazione del sottoposto (per esecuzione di misura cautelare custodiale o di pena detentiva), recupera automaticamente efficacia al termine del periodo di detenzione, senza la necessità di una nuova notifica del decreto applicativo. Al fine di stabilire la rilevanza penale delle violazioni precettive commesse dal sorvegliato speciale dopo la scarcerazione, il giudice deve oggi valutare se – tenuto conto della durata della carcerazione e della sua potenziale idoneità ad incidere sulla condizione di pericolosità in precedenza delibata – la sospensione di efficacia della misura di prevenzione debba considerarsi cessata al termine del periodo di detenzione; ovvero debba ritenersi protratta, fino alla nuova valutazione del giudice in ordine all’attualità della pericolosità sociale.
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Sentenza n. 17935 del 29/04/2014
In tema di confisca di prevenzione avente ad oggetto beni formalmente intestati a terzi, la Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che, se nel giudizio di primo grado il proposto ha contestato il carattere fittizio dell’intestazione dei beni, aderendo alle tesi sostenute dai soggetti formalmente titolari, non può poi sostenere – in sede di appello avverso il decreto di confisca emesso dal Tribunale – di essere l’effettivo titolare dei beni stessi, per averli acquistati con proprie disponibilità lecite e non sproporzionate al reddito dichiarato.
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Sentenza n. 4001 del 29/01/2014
La richiesta di dichiarazione di ineseguibilità di una misura di prevenzione personale (nella specie, deducendo la violazione del principio di specialità dell’estradizione) è equiparabile analogicamente ad un’istanza afferente l’esecuzione della stessa, con la conseguenza che il relativo procedimento è disciplinato dall’art. 7 della legge n. 1423 del 1956 (oggi art. 11 d.lgs. n. 159 del 2011), e che, quindi, l’impugnazione proponibile avverso la decisione del primo giudice è esclusivamente il ricorso in appello.
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MISURE DI SICUREZZA
Sentenza n. 15829 del 09/04/2014
Con sentenza emessa il 25 febbraio 2014, la Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che la presunzione di fittizietà degli atti di trasferimento – a titolo oneroso o gratuito – compiuti dal proposto in favore di determinate categorie di persone, prevista dall’art. 26 del d. lgs n. 159 del 2011 (codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione), non si applica in via analogica al sequestro penale finalizzato alla confisca prevista dall’art. 12 sexies della L. n. 356 del 1992.
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NOTIFICAZIONI
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 18822 del 07/05/2014
Con sentenza emessa dalle Sezioni Unite, la Corte di cassazione ha affermato che:
1) Le ricerche effettuate dalla polizia giudiziaria, ai sensi dell’art. 295 cod. proc. pen., costituenti presupposto per la dichiarazione della latitanza, non devono necessariamente comprendere quelle nei luoghi specificati dal codice di rito ai fini della dichiarazione di irreperibilità e, di conseguenza, anche le ricerche all’estero quando ricorrano le condizioni previste dal comma quarto dell’art. 169 cod. proc. pen.
2) La cessazione dello stato di latitanza, a seguito di arresto all’estero, avvenuto in relazione ad altro procedimento penale, non implica la illegittimità delle successive notifiche eseguite nella forma prevista per l’imputato latitante dall’art. 165 cod. proc. pen., qualora essa non sia portata a conoscenza del giudice procedente.
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Sentenza n. 7058 del 13/02/2014
La Corte ha affermato che nel processo penale non possono essere effettuate notificazioni e comunicazioni con le parti private mediante l’utilizzo della posta elettronica certificata.
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NULLITA PROCESSUALI
Sentenza n. 46134 del 07/11/2014
La Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato che non è abnorme l’ordinanza con cui il giudice del dibattimento, rilevata la diversità del fatto contestato e non costituente di per sé reato (nella specie: mera falsificazione di assegni) rispetto a quello emerso all’esito dell’istruttoria e penalmente rilevante (uso degli assegni falsificati), disponga la trasmissione degli atti al pubblico ministero, pur senza avere preventivamente sollecitato quest’ultimo a modificare o integrare il capo d’imputazione.
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ORDINAMENTO PENITENZIARIO
Sentenza n. 8798 del 24/02/2014
La Quinta sezione della Corte ha affermato che durante la fase delle indagini preliminari appartiene al GIP la competenza a provvedere sulle istanze di permesso di colloquio avanzate nell’interesse di soggetti in custodia cautelare in carcere, ferma restando la necessità del parere del pubblico ministero.
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PERSONA GIURIDICA
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 10561 del 05/03/2014
Con sentenza emessa il 30 gennaio 2014, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno affermato che è consentito nei confronti di una persona giuridica il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta del profitto derivante dal reato tributario commesso dai suoi organi, quando detto profitto, costituito da denaro o da altri beni fungibili, o i beni direttamente riconducibili ad esso, siano nella disponibilità di tale persona giuridica (Nella specie, la Corte ha tuttavia dichiarato inammissibile il ricorso proposto dall’indagato – che chiedeva che il sequestro preventivo, disposto per equivalente su un suo bene, fosse invece rivolto direttamente nei confronti dell’ente – in quanto la somma di denaro non corrisposta all’erario, cioè il profitto derivante dal reato, era stata utilizzata dalla stessa società per il pagamento dei dipendenti e, quindi, non era più nella disponibilità della persona giuridica).
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Sentenza n. 41435 del 06/10/2014
Con sentenza emessa dalla Sezione Seconda, la Corte di cassazione ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 53 del d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, dedotta per vizio di eccesso di delega inficiante la previsione del potere del giudice di disporre il sequestro preventivo nei confronti delle persone giuridiche e degli enti, osservando che deve ritenersi esclusa la necessità di una espressa indicazione del legislatore delegante in ordine al conferimento di tale potere, essendo l’istituto già disciplinato nell’ordinamento processuale penale.
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PENA
Sentenza n. 41645 del 06/10/2014
Con sentenza emessa dalla Sezione Quinta, la Corte di cassazione ha affermato che la concessione della sospensione condizionale della pena è in ogni caso preclusa a chi abbia riportato due precedenti condanne a pena detentiva per delitto, anche quando il beneficio non è stato applicato in relazione alla prima condanna, ed indipendentemente dalla durata complessiva della reclusione determinata per effetto del cumulo di tutte le sanzioni irrogate e da irrogare.
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Sentenza n. 22561 del 30/05/2014
La seconda sezione della Corte ha affermato che il giudice della cognizione, nel caso in cui riconosca la continuazione tra il reato accertato nel giudizio e altri per i quali siano già intervenute sentenze irrevocabili di condanna e provvedimenti di cumulo ex art. 671 cod. proc. Pen., non è tenuto a osservare, nella determinazione della pena complessiva, il limite massimo del triplo della pena irrogata per il reato più grave (ex art. 81, comma secondo, cod. pen.), ma soltanto quello costituito dalla somma delle pene già inflitte con i provvedimenti considerati (ex art. 671 cod. proc. Pen.).(In motivazione, la Corte ha ritenuto la prevalenza, per ragioni di specialità, della regola dettata dall’art. 671 cod. proc. Pen. Su quella dettata dall’art. 81 cod. pen., osservando che una diversa interpretazione comporterebbe, nel caso in cui sia stato già raggiunto il limite del triplo per effetto delle precedenti applicazioni del regime della continuazione, l’impunità dell’ulteriore reato riconducibile al medesimo disegno criminoso).
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Sentenza n. 3958 del 29/01/2014
La Corte ha affermato che il giudice, in mancanza della costituzione di parte civile, non può subordinare la sospensione condizionale della pena alle restituzioni, perché queste, come il risarcimento, riguardano il solo danno civile e non anche il danno criminale. (Fattispecie in cui la Corte, con riferimento ad una condanna per appropriazione indebita di denaro e documentazione contabile e amministrativa, ha annullato la sentenza impugnata anche nella parte in cui aveva subordinato la concessione del beneficio “alla restituzione dei documenti e delle somme di cui all’imputazione”).
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PERSONA GIURDICA
Sentenza n. 18311 del 05/05/2014
Con sentenza del 6.3.2014 la Terza Sezione della Corte ha stabilito che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato tributario può essere disposto sui beni intestati a una persona giuridica, soltanto quando sia dimostrato che l’ente costituisce lo schermo fittizio delle attività e delle disponibilità dell’amministratore resosi autore del reato.(In applicazione del principio, la Corte ha annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva motivato la conferma della misura con esclusivo riferimento alla funzione gestionale svolta dalla persona fisica indagata nella società).
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Sentenza n. 10265 del 04/03/2014
La Quinta Sezione della Corte di cassazione, pronunciandosi sul ricorso proposto da Banca Italease s.p.a., ha tra l’altro affermato:a) che anche per i reati societari i criteri di imputazione oggettiva per la responsabilità dell’ente sono quelli previsti in generale dall’art. 5 comma 1 d.lgs. 231 del 2001;b) che il profitto confiscabile, richiamato nell’art. 19 d. lgs. N. 231/2001, è solo quello costituito da un mutamento materiale, attuale e di segno positivo della situazione patrimoniale dell’ente beneficiario ingenerato dal reato, attraverso la creazione, trasformazione o acquisizione di cose suscettibili di valutazione economica (Nella specie ha escluso che costituisca profitto confiscabile il mancato accantonamento di risorse da destinare al patrimonio di vigilanza degli istituti bancari).
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Sentenza n. 4677 del 30/01/2014
Con sentenza emessa il 18 dicembre 2013, la Quinta sezione della Corte di cassazione, annullando con rinvio la decisione con cui la Corte di appello di Milano aveva escluso, sul presupposto che nella specie vi fosse stata una elusione fraudolenta del modello organizzativo ex art. 6, comma secondo, lett. C) del d. lgs. N. 231 del 2001, la responsabilità di una società per l’illecito amministrativo dipendente dal reato di aggiotaggio commesso da soggetti in posizione apicale, ha affermato che la elusione fraudolenta non consiste nella semplice e “frontale” violazione delle prescrizioni contenute nel modello, e, quindi, in un mero abuso dei poteri da parte dell’autore del reato, essendo invece necessaria una condotta ingannevole e subdola, cioè di aggiramento delle prescrizioni medesime.
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PREVIDENZA E ASSISTENZA
Sentenza n. 42541 del 13/10/2014
La S.C. ha affermato che ai fini della decorrenza del termine di tre mesi concesso al datore di lavoro per provvedere alla regolarizzazione del pagamento del debito contributivo, non può ritenersi valida la notifica dell’avviso di accertamento effettuato dall’Istituto previdenziale a mani del curatore fallimentare.
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Sentenza n. 6378 del 11/02/2014
La Corte ha affermato che, in tema di omesso versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali, ai fini della decorrenza del termine di tre mesi concesso al datore di lavoro per provvedere al versamento dovuto, la notifica dell’avviso di accertamento da parte dell’Ente non può ritenersi validamente effettuata presso la sede della società qualora la persona fisica penalmente responsabile sia cessata dalla carica di amministratore. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato la sentenza impugnata per consentire all’imputato di fruire della causa di non punibilità).
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PROCEDIMENTI SPECIALI
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 42979 del 14/10/2014
L’inosservanza dei termini di novanta e centottanta giorni, previsti rispettivamente per la richiesta di giudizio immediato ordinario e per quello cautelare, è rilevabile dal giudice per le indagini preliminari, e che il decreto con il quale detto giudice, all’esito della valutazione sull’esistenza dei presupposti, dispone il giudizio immediato non può essere oggetto di ulteriore sindacato.
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Sentenza n. 18781 del 07/05/2014
Con sentenza emessa il 9 aprile 2014, la Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che anche a seguito dell’entrata in vigore del d. lgs. n. 32 del 2014, con cui è stata data attuazione alla direttiva 2010/64/UE sull’assistenza linguistica, la omessa traduzione delle dichiarazioni rese da una persona informata sui fatti in una lingua nota all’imputato determina una nullità di ordine generale a regime intermedio, non deducibile nel giudizio abbreviato a seguito della scelta del rito.
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Sentenza n. 14740 del 28/03/2014
Con sentenza emessa il 20 gennaio 2014, la Quinta sezione della Corte di cassazione ha affermato, in tema di giudizio immediato, che non è abnorme il provvedimento con cui il giudice del dibattimento dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero nel caso in cui non sia da questi dimostrato che il previo interrogatorio dell’imputato è stato assunto su tutti i fatti storici contestati, indipendentemente dal loro inquadramento giuridico. (In fattispecie in cui il giudizio immediato aveva ad oggetto più imputazioni e l’interrogatorio dell’imputato era stato omesso per i reati per i quali il giudice delle indagini preliminari non aveva accolto la richiesta di misura cautelare).
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Sentenza n. 11953 del 13/03/2014
La Seconda Sezione penale della Corte ha stabilito che nel corso del giudizio abbreviato non condizionato, il riconoscimento di una circostanza aggravante oggetto di una contestazione suppletiva effettuata in violazione del divieto di cui all’art. 441, comma 1 cod. proc. Pen., determina una nullità a regime intermedio della sentenza – sanabile ex art. 182, comma 2, cod. proc. Pen.- e non una nullità assoluta ed insanabile.
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Sentenza n. 11110 del 07/03/2014
La S.C. in materia di stupefacenti ha affermato che, a seguito della sentenza n. 32/2014 della Corte costituzionale, l’accordo concluso per l’applicazione della pena rimane valido qualora, ritenuto il “fatto di lieve entità”, la sanzione sia stata determinata in misura prossima al minimo edittale.
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PROCESSO PENALE
Sentenza n. 9030 del 25/02/2014
La Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che non è irricevibile né inammissibile la richiesta di rinvio per legittimo impedimento, dell’imputato o del difensore, inviata a mezzo telefax in cancelleria; peraltro, l’utilizzo di tale irregolare modalità di trasmissione comporta l’onere per la parte, che intenda dolersi in sede di impugnazione dell’omesso esame della sua richiesta, di accertarsi del regolare arrivo del fax e del suo tempestivo inoltro al giudice competente.
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PROVE
Sentenza n. 37164 del 05/09/2014
La Seconda Sezione della Corte di Cassazione ha affermato che è abnorme il provvedimento con cui il giudice del dibattimento ordina al P.M. di adottare un provvedimento di segretazione dei verbali illustrativi delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia di cui si chiede l’esame o, in alternativa, di esibire i verbali medesimi, in quanto tale provvedimento evoca in capo al giudice un potere dispositivo nei confronti del pubblico ministero che non trova referente alcuno nel panorama della legge processuale.
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Sentenza n. 30579 del 11/07/2014
La Terza sezione penale della Corte ha stabilito che, nell’ipotesi di rinnovazione del dibattimento celebrato a carico di più imputati, non tutti attinti dalla contestazione di uno dei delitti indicati dall’art. 51 comma terzo bis cod. proc. pen., la previsione dell’art. 190-bis cod. proc. pen, che, derogando alla regola generale in tema di diritto alla prova, subordina nuovo esame della fonte dichiarativa già escussa (nel contraddittorio con l’interessato) alla condizione che esso verta su fatti o circostanze diverse da quelle già oggetto di precedenti dichiarazioni ovvero sia ritenuto necessario “sulla base di specifiche esigenze”, trova applicazione non soltanto nei confronti dell’imputato specificamente attinto dalla contestazione del reato “derogante” ma anche nei confronti degli altri, posto che tanto il testo della disposizione ( “nel procedimento per taluno dei delitti…”) quanto il suo fondamento funzionale (connesso alla prevenzione del rischio di usura della fonte di prova in peculiari procedimenti) ne escludono una lettura “personalizzata”.
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Sentenza n. 20447 del 16/05/2014
La Prima Sezione, intervenendo a seguito della sentenza n. 24/2014 con cui la Corte Costituzionale in sede di risoluzione del conflitto di attribuzione – sollevato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nei confronti della sentenza n. 46340/2012 pronunciata dalla Cassazione e della sentenza n. 985/2013 e delle ordinanze del 28 gennaio 2013 e 4 febbraio 2013 emesse dalla Corte d’Appello di Milano – aveva stabilito che risultano coperti da segreto di Stato le direttive e gli ordini impartiti dal Direttore del Servizio di sicurezza italiano agli appartenenti al medesimo organismo anche se in qualche modo collegati alle condotte extrafunzionali da costoro poste in essere ed integranti fatti di reato, ha annullato la sentenza di condanna pronunciata dalla Corte di appello di Milano nei confronti dei pubblici ufficiali imputati del reato di sequestro di persona, aggravato dall’abuso dei poteri inerenti alle loro funzioni, commesso ai danni di Abu Omar, in quanto l’azione penale non poteva essere proseguita per l’esistenza del segreto di Stato.
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REATO
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 32351 del 22/07/2014
Le Sezioni unite della Corte di cassazione, risolvendo un contrasto giurisprudenziale insorto in tema di oblazione, hanno affermato che, qualora quest’ultima risulti preclusa dalla qualificazione giuridica attribuita nell’imputazione al fatto contestato, è onere dell’imputato formulare un’istanza di ammissione all’oblazione correlata al diverso reato ritenuto configurabile, sollecitando il giudice a pronunciarsi al riguardo. In mancanza di tale iniziativa, l’ammissione all’oblazione resterà preclusa, qualora sia il giudice, all’esito del giudizio, ad assegnare al fatto una diversa qualificazione giuridica che avrebbe consentito la concessione del beneficio.
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Sentenza n. 29009 del 04/07/2014
La Sezione Seconda della Corte, ribadendo un orientamento in contrasto con altre precedenti decisioni, ha affermato che il delitto previsto dall’art. 513-bis cod. pen. punisce soltanto le condotte illecite tipicamente concorrenziali realizzate con atti di coartazione che inibiscono la normale dinamica imprenditoriale, ma non anche le condotte intimidatorie finalizzate ad ostacolare o coartare l’altrui libera concorrenza, e però poste in essere al di fuori dell’attività concorrenziale, ferma restando l’ eventuale riconducibilità di queste ad altre fattispecie di reato.
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Sentenza n. 10926 del 06/03/2014
Con sentenza depositata il 6 marzo 2014 la Quarta sezione della Corte di cassazione, in consapevole contrasto con il diverso orientamento formatosi in materia (Sez. I 44609/08 Rv 242042; Sez. II 17344/11 Rv 250076), ha affermato che l’impedimento del difensore per contemporaneo impegno professionale, tutelato dall’ordinamento con il diritto al rinvio dell’udienza, costituisce un’ipotesi d’impossibilità assoluta a partecipare all’attività difensiva, di talché l’udienza non può essere rinviata oltre il sessantesimo giorno e, ove ciò avvenga, la sospensione della prescrizione non può comunque avere durata maggiore, dovendosi applicare la disposizione di cui all’art. 159, comma primo, n. 3, cod. pen., nel testo introdotto dall’art. 6 della L. 5 dicembre 2005, n. 251.
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Sentenza n. 2887 del 22/01/2014
La Terza sezione, dopo aver rilevato che con il reato previsto dall’art. 734-bis cod. pen. il legislatore ha affermato un vero e proprio diritto all’anonimato per le vittime di atti di violenza sessuale, ha escluso che la condotta di chi divulghi, senza il consenso dell’interessato, le generalità o le immagini di persone offese da uno dei delitti indicati dalla norma possa essere scriminata dall’esercizio del diritto di cronaca
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REATI CONTRO IL PATRIMONIO
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 25191 del 13/06/2014
Le Sezioni unite, risolvendo il contrasto insorto tra le Sezioni semplici della Corte di cassazione, hanno affermato che non è configurabile il concorso fra i delitti di cui agli artt. 648-bis o 648-ter cod. pen. E quello di associazione.
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Sentenza n. 40382 del 30/09/2014
la commissione di una rapina in edificio o altro luogo destinato a privata dimora dà luogo, dopo l’introduzione del n. 3 – bis del comma 3 dell’art. 628 cod. pen., ad un “reato complesso”, nel quale resta assorbito il delitto di cui all’art. 614 cod. pen..
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Sentenza n. 18778 del 07/05/2014
Con sentenza emessa il 25 marzo 2014, la Seconda sezione della Corte di cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza con cui il Tribunale dell’appello di Siena, rigettando la richiesta di sequestro preventivo presentata dal pubblico ministero, aveva escluso l’esistenza del requisito del “fumus” in relazione ad una ipotizzata truffa contrattuale commessa, attraverso una complessa negoziazione finanziaria, da soggetti con posizione apicale del Monte dei Paschi di Siena ai danni dello stesso istituto di credito mediante induzione in errore degli organi interni, cui sarebbe stata tenuta nascosta la reale portata delle operazioni in questione.
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Sentenza n. 9026 del 25/02/2014
La Seconda sezione della Corte di cassazione ha affermato che il reato di cui all’art. 648-ter cod. pen. Sussiste anche quando l’attività di reimpiego del danaro o degli altri beni provenienti da delitto non sia volta ad ostacolare l’individuazione o l’accertamento della provenienza illecita dei beni.
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Sentenza n. 1856 del 17/01/2014
La Seconda sezione della Suprema Corte ha affermato che non sussiste un rapporto di alternatività formale tra le condotte tipizzate nel primo e nel secondo comma dell’art.642 cod. pen., trattandosi di fattispecie di reato differenti e dotate di autonoma rilevanza penale che, quindi, ove ne siano integrati gli estremi fattuali, concorrono fra loro.
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REATI CONTRO IL SENTIMENTO DEGLI ANIMALI
Sentenza n. 39159 del 24/09/2014
La Terza sezione della Corte di Cassazione ha affermato che integra il reato di “maltrattamento di animali”, il mantenimento in cattività dei delfini, in vasche con dimensioni e caratteristiche tecniche non conformi alle prescrizioni del D.M.469/2001.
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REATI CONTRO LA PERSONA
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 38343 del 18/09/2014
La Sezioni Unite, pronunciandosi su questioni di speciale importanza nella vicenda relativa al disastro nello stabilimento torinese della ThyssenKrupp, hanno tracciato i criteri di demarcazione tra dolo eventuale e colpa cosciente e, inoltre, hanno affermato rilevanti principi in materia di diritto penale del lavoro e di responsabilità amministrativa dell’ente.
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SEZIONI UNITE – Sentenza n. 16207 del 14/04/2014
Le Sezione Unite della Suprema Corte, risolvendo un contrasto interpretativo insorto nella giurisprudenza di legittimità, hanno statuito che la condotta consistente nel promettere o dare denaro o altra utilità, attraverso cui si convinca una persona di età compresa tra i quattordici ed i diciotto anni ad intrattenere rapporti sessuali esclusivamente con il soggetto agente, integra gli estremi della fattispecie di cui al comma secondo dell’art. 600 bis cod pen., e non quella di induzione alla prostituzione minorile di cui al comma primo dello stesso articolo.
Le Sezioni Unite hanno in particolare precisato:
– che l’atto sessuale compiuto dal minore prostituito, a differenza di quanto avviene per i maggiorenni, non può essere inquadrato in un’area di libertà;
– che da tale assenza di libertà della prostituzione minorile, di cui il fruitore della prestazione sessuale non può non essere a conoscenza, discende – in forza della precisa incriminazione prevista dal comma secondo dell’art.600 bis c.p. – la punibilità della condotta del cliente medesimo, che diversamente è immune da sanzione penale quando viene in rapporto, sempre da cliente, con la prostituzione del soggetto adulto;
– che, in tale logica punitiva del cliente del minorenne, la condotta di induzione alla prostituzione minorile di cui al primo comma della disposizione citata deve essere sganciata dal rapporto sessuale con l’agente, dovendo avere riguardo alla prostituzione esercitata nei confronti di terzi, anche identificabili in un solo soggetto purché diverso dall’induttore.
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Sentenza n. 36704 del 03/09/2014
La Terza Sezione ha affermato che nel concetto di “autorità” di cui all’art. 609-bis, cod. pen. non rientrano solo le posizioni autoritative di tipo pubblicistico, ma anche ogni potere di supremazia di natura privata, di cui l’agente abusi per costringere il soggetto passivo a compiere o a subire atti sessuali.
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Sentenza n. 16711 del 16/04/2014
La circostanza aggravante della premeditazione può essere compatibile con il dolo alternativo.
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Sentenza n. 10491 del 05/03/2014
La Terza Sezione della Corte ha affermato che il “materiale pedo-pornografico” individuato quale oggetto materiale delle condotte di procacciamento e detenzione incriminate dall’art. 600-quater deve consistere, quando si tratti di materiale informatico “scaricato” in internet, in files completi, incorrotti e visionabili o comunque potenzialmente fruibili per mezzo degli ordinari strumenti e competenze informatiche, dei quali sia provata la disponibilità in capo all’utente (Nel caso di specie è stata annullata senza rinvio la sentenza di condanna pronunciata in relazione a minuscoli frammenti illeggibili di materiale informatico, in un contesto nel quale non risultava provato che la frammentazione derivasse dalla parziale cancellazione di files previamente scaricati in maniera completa, né che l’imputato disponesse degli strumenti idonei alla ricomposizione in sequenze leggibili dei frammenti rinvenuti).
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REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 12228 del 14/03/2014
Le Sezione Unite della Suprema Corte, risolvendo un contrasto interpretativo insorto nella giurisprudenza di legittimità a seguito della riforma dei reati contro la pubblica amministrazione da parte della l. n. 190 del 2012, hanno individuato il discrimine fra il delitto di concussione e quello di indebita induzione, ritenendo, in particolare, che – il primo reato sussiste in presenza di un abuso costrittivo del pubblico ufficiale attuato mediante violenza o minaccia, da cui deriva una grave limitazione della libertà di autodeterminazione del destinatario che, senza ricevere alcun vantaggio, viene posto di fronte all’alternativa di subire il male prospettato o di evitarlo con la dazione o la promessa dell’utilità; – il secondo, invece, consiste nell’abuso induttivo posto in essere dal pubblico ufficiale o dall’incaricato di pubblico servizio che con una condotta di persuasione, suggestione, inganno o pressione morale condizioni in modo più tenue la libertà di autodeterminazione del privato, il quale disponendo di ampi margini decisori, accetta di prestare acquiescenza alla richiesta della prestazione non dovuta, nella prospettiva di un tornaconto personale; – nei casi ambigui o di confine, i criteri di valutazione del danno antigiuridico e del vantaggio indebito devono essere utilizzati nella loro operatività dinamica ed all’esito di una complessiva ed equilibrata valutazione del fatto.
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Sentenza n. 12736 del 18/03/2014
Con sentenza depositata il 18 marzo 2014 la Seconda sezione della Corte di cassazione ha delineato la differenza tra il reato di concussione e quello di estorsione aggravata dall’art. 61 n. 9 cod. pen., affermando che vi è concussione in tutte le ipotesi in cui la costrizione (ossia la minaccia) del pubblico ufficiale si concretizzi con il compimento di un atto o di un comportamento del proprio ufficio, strumentalizzato per perseguire illegittimi fini personali; si configura, invece, l’estorsione aggravata dall’art. 61 n. 9 cod. pen. Quando l’agente ponga in essere, nei confronti di un privato, minacce diverse da quelle consistenti nel compimento di un atto o di un comportamento del proprio ufficio, sicché la qualifica di pubblico ufficiale si pone in un rapporto di pura occasionalità, avente la funzione di rafforzare la condotta intimidatoria nei confronti del soggetto passivo.
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REATI CONTRO L’ORDINE PUBBLICO
Sentenza n. 37577 del 12/09/2014
Il “saluto romano” e l’intonazione del coro “presente” durante una manifestazione – nella specie un incontro in memoria delle vittime delle Foibe – integrano il reato di cui all’art. 5 della Legge 20 giugno 1952, n. 645 (come modificato dall’art. 11 della legge 22 maggio 1975, n. 152) per la connotazione di pubblicità che qualifica tali espressioni esteriori, evocative del disciolto partito fascista, contrassegnandone l’idoneità lesiva per l’ordinamento democratico ed i valori ad esso sottesi.
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Sentenza n. 37596 del 12/09/2014
Ai fini della configurabilità del reato di molestie o disturbo alle persone, va considerato luogo aperto al pubblico la piattaforma sociale Facebook, quale luogo “virtuale” aperto all’accesso di chiunque utilizzi la rete e che, pertanto, integra la contravvenzione di cui all’art. 660 cod.pen. l’invio di messaggi molesti, “postati” sulla pagina pubblica di Facebook della persona offesa.
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REATI MILITARI
Sentenza n. 33800 del 30/07/2014
Ai fini della configurabilità del reato di “ Omessa esecuzione di un incarico” previsto dall’art. 117 del codice penale militare di pace, la fonte dell’incarico medesimo deve essere individuata nell’ambito del contesto ordinamentale militare ed ha escluso, pertanto, che tale fonte possa essere riconosciuta nell’art. 927 cod. civ. che impone, a carico del comune cittadino che ritrova una cosa altrui, l’obbligo di consegnarla al sindaco entro un tempo determinato.
In applicazione di tale principio i Giudici della Suprema Corte hanno ritenuto non configurabile l’ipotesi delittuosa nella condotta del comandante di una stazione dei Carabinieri che aveva custodito nella cassaforte della caserma la somma di denaro rinvenuta e recapitata da una cittadina, omettendo di consegnarla all’Ufficio del Sindaco entro il termine di legge.
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REO
Sentenza n. 20004 del 14/05/2014
Ai fini della dichiarazione di abitualità nel reato prevista dall’art. 103 cod. pen., il giudice deve tenere conto anche delle pregresse sentenze di applicazione della pena su richiesta.
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SENTENZA
Sentenza n. 29008 del 04/07/2014
La Sezione Seconda della Corte di Cassazione ha affermato che l’avvenuta restituzione nel termine per proporre impugnazione avverso una sentenza contumaciale in epoca precedente all’entrata in vigore della legge n. 67 del 2014, in quanto attività processuale “esaurita”, comporta l’applicazione della disciplina all’epoca vigente e la conseguente inoperatività delle nuove disposizioni, le quali prevedono, a differenza di quelle anteriori, la nullità della pronuncia impugnata ed il rinvio degli atti al giudice di primo grado.
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SEQUESTRO PENALE
Sentenza n. 10471 del 05/03/2014
La Seconda Sezione penale della Corte ha stabilito che:
– il sequestro penale può essere disposto anche su beni gravati da garanzia reale non essendovi incompatibilità giuridica tra il sequestro (e la successiva confisca) e il diritto di credito del terzo assistito da garanzia reale. Il terzo creditore può ottenere la soddisfazione del suo diritto soltanto davanti al giudice dell’esecuzione penale, a seguito della decisione definitiva sulla confisca; non è invece legittimato a una tutela “in via anticipata” né nelle forme della richiesta di revoca del sequestro penale, né attraverso la promozione o prosecuzione dell’azione esecutiva civile;
– la normativa prevista per i sequestri di prevenzione al Titolo IV del d. lgs.vo n. 159 del 2011 (cd. codice antimafia) ed intitolata “la tutela dei terzi e i rapporti con le procedure concorsuali”, non si applica ai sequestri penali, neppure a quelli funzionali alla confisca prevista dall’art. 12 sexies del d.l. n. 306 del 1992, convertito nella legge n. 356 dello stesso anno.
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SICUREZZA PUBBLICA
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 32923 del 24/07/2014
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, risolvendo un contrasto insorto nella giurisprudenza di legittimità, hanno affermato che il sorvegliato speciale, sottoposto all’obbligo o al divieto di soggiorno, che non porta con sé o non esibisce a richiesta di ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria la carta di permanenza risponde della contravvenzione prevista dall’art. 650 cod. pen.
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Sentenza n. 46043 del 06/11/2014
Con sentenza depositata il 6 novembre 2014, la Prima Sezione della Corte di cassazione ha affermato che la restituzione, anche parziale, di beni già sottoposti a sequestro e confisca di prevenzione, effettuata a seguito di accoglimento dell’impugnazione proposta dalla parte privata, deve essere disposta ed eseguita con riguardo alla consistenza attuale dei beni medesimi, comprensivi dell’eventuale incremento di valore derivante dal loro impiego, detratte esclusivamente le spese di gestione, diverse da quelle relative al pagamento dei compensi da corrispondersi all’amministratore giudiziario.
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Sentenza n. 15181 del 03/04/2014
Con ordinanza depositata il 3 aprile 2014, la Corte di cassazione, in un procedimento relativo al reato di esercizio abusivo di giuoco o di scommessa, ed avendo riguardo alla disciplina relativa alle concessioni per l’esercizio di scommesse sportive introdotta dal d.l. 2 marzo 2012, n. 16, ha:
a) disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per l’interpretazione degli artt. 49 e ss. e 56 ss. del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, al fine di chiarire se gli stessi ostano a che venga bandita una gara riguardante concessioni di durata inferiore rispetto a quelle rilasciate in precedenza, eventualmente al fine di allineare le scadenze temporali dei diversi rapporti concessori, ed ancora a che sia prevista una cessione a titolo non oneroso dell’uso dei beni di proprietà dei beneficiari delle nuove concessioni, costituenti la rete di gestione e raccolta del gioco, in caso di cessazione dell’attività;
b) dichiarato manifestamente infondati i profili di prospettata incompatibilità della nuova disciplina – nelle parti attinenti alla mancata revoca delle precedenti concessioni, alla previsione di cause di revoca, sospensione e decadenza delle concessioni, alla regola dell’esclusività della raccolta dei giuochi pubblici in capo ai nuovi concessionari, e al divieto di cessione della titolarità della concessione – con i principi posti dai citati artt. 49 e ss. e 56 e ss. del T.F.U.E.
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Sentenza n. 12987 del 19/03/2014
La Prima sezione della Corte di Cassazione, affrontando una questione nuova per la quale non risultano precedenti in materia, ha affermato che il termine di riferimento da cui far decorrere il quinquennio utile per le indagini patrimoniali previste e disciplinate dall’art. 19 del d.lgs n. 159 del 2011, corrisponde al tempo in cui il rappresentante della pubblica accusa propone istanza al Tribunale per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro o della confisca e non, invece, a quello della proposta di misura personale, in ragione della riconosciuta autonomia tra le misure di prevenzione personali e patrimoniali.
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Sentenza n. 12351 del 17/03/2014
La Terza sezione ha dichiarato la legittimità del divieto di accesso agli impianti sportivi, con concomitante obbligo di presentazione agli uffici di polizia, imposto nei confronti di soggetti responsabili di aver rivolto nei confronti di giocatori di colore versi di disapprovazione, ritenendo che tale condotta, lungi dal costituire una forma di manifestazione, sia pure incivile, di dissenso o di critica, presenta evidenti connotati di carattere razzista, trovando radice soltanto nello spirito di odio ed avendo quale unico fine quello di ghettizzare determinate persone in ragione del colore della pelle.
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STUPEFACENTI
Sentenza n. 22257 del 29/05/2014
La Quarta Sezione della Corte di cassazione ha affermato che, in caso di condanna per condotte illecite relative a sostanze stupefacenti “leggere” e “pesanti” (ritenute avvinte dalla continuazione), emessa prima della sentenza n. 32 della Corte costituzionale, deve disporsi l’annullamento con rinvio della sentenza, onde consentire al giudice di merito di rivalutare ed eventualmente rimodulare la risposta sanzionatoria alla luce della lex mitior.
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Sentenza n. 21558 del 27/05/2014
La quarta sezione della Corte – statuendo sulla legittimità del trattamento sanzionatorio in relazione a reati uniti in continuazione e comprendenti anche fattispecie di detenzione e cessione di stupefacenti di cui alle tabelle II e IV – ha affermato che, quando dal complesso della motivazione sia possibile evincere la marginalità della condotta riguardante le cosiddette droghe leggere e la conseguente esiguità dell’aumento applicato dal giudice di merito per il reato satellite, l’evidente giudizio già operato dal giudice in merito alla minima gravità del fatto consente di escludere l’illegalità della pena, nel rispetto del principio di cui all’art. 2 cod. pen. Anche in relazione alla più favorevole normativa sopravvenuta.
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Sentenza n. 15187 del 03/04/2014
Con sentenza depositata il 3 aprile 2014 la Quarta sezione della Corte di cassazione ha affermato che l’avvenuta reviviscenza, per effetto della sentenza della Corte costituzionale n. 32/2014, del trattamento sanzionatorio più favorevole per la detenzione illecita delle cosiddette “droghe leggere” impone di riconsiderare i presupposti applicativi delle misure cautelari personali in atto, atteso che la cornice edittale di riferimento incide sulla scelta della misura oltre che sulla sua stessa applicabilità, stante la necessaria valutazione in ordine alla concedibilità della sospensione condizionale della pena.
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Sentenza n. 11525 del 10/03/2014
Con sentenza depositata il 10 marzo 2014 la Quarta sezione della Corte di cassazione ha affermato che l’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90, come modificato dall’art. 2 d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, convertito con modificazioni nella legge 2014, n. 10 disciplina un’autonoma fattispecie di reato concernente i “fatti di lieve entità”, il cui trattamento sanzionatorio si rivela di maggior favore rispetto a quello previgente.
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Sentenza n. 10514 del 05/03/2014
Con sentenza depositata il 5 marzo 2014 la Quarta sezione della Corte di cassazione ha affermato che l’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90, come modificato dall’art. 2 d.l. 23 dicembre 2013, n. 146, convertito con modificazioni nella legge 2014, n. 10 disciplina un’autonoma fattispecie di reato concernente i “fatti di lieve entità”, la quale non è stata travolta dalla sentenza n. 32/2014 della Corte costituzionale e conserva una propria giustificazione sistematica anche nel mutato quadro di riferimento generale, operante una distinzione del trattamento sanzionatorio a seconda che la condotta incriminata riguardi le “droghe pesanti” o le “droghe leggere”.
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TERMINI DI DURATA DELLA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCECE
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 29556 del 07/07/2014
Le Sezioni unite della Corte di cassazione, risolvendo un contrasto giurisprudenziale insorto in tema di durata massima dei termini di custodia cautelare, hanno affermato che, qualora si proceda per uno dei delitti di particolare allarme sociale di cui all’art. 407, comma secondo, lett. a), cod. proc. pen. ed i termini di custodia siano stati sospesi per la particolare complessità del dibattimento o del giudizio abbreviato, il limite finale di durata della custodia, fissato nel doppio del termine di fase dall’art. 304, comma sesto, cod. proc. pen., non può essere superato sommando ad esso l’ulteriore termine “supplementare” previsto, per i delitti citati, dall’art. 303, comma primo, lett. b), n. 3 bis, cod. proc. pen..
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TERMINI PROCESSUALI
Sentenza n. 23882 del 06/06/2014
La S.C. ha affermato che la previgente formulazione dell’art. 175, comma secondo, cod. proc. pen., nella parte in cui prevedeva il rimedio della restituzione nel termine per proporre impugnazione avverso le sentenze contumaciali, nonostante sia stata parzialmente abrogata dalla legge n. 67 del 2014, continua ad applicarsi nei confronti degli imputati che siano già stati dichiarati contumaci in virtù del pregresso regime normativo.
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Sentenza n. 5106 del 03/02/2014
La Terza sezione della Corte ha affermato che non si applica al processo penale la proroga sino al 30 giugno 2013, operata dal D. L. n. 174 del 2012 (convertito in L. n. 213 del 2012), della sospensione dei termini processuali originariamente fissata sino al 31 dicembre 2012 dal D. L . N. 74 del 2012 (convertito in L. n. 122 del 2012) per i soggetti colpiti dagli eventi sismici occorsi in Emilia Romagna nel maggio 2012.
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TESTIMONIANZA
Sentenza n. 25295 del 13/06/2014
L’ufficiale di p.g. che riceva le dichiarazioni da una persona in imminente pericolo di vita (nella specie, all’interno di un’ambulanza), successivamente deceduta, può essere chiamato a deporre de relato solo se si è limitato a raccogliere in modo estemporaneo ed informale quanto riferito dal dichiarante; mentre, se ha proceduto alla formale verbalizzazione delle dichiarazioni, queste ultime non potranno formare oggetto di testimonianza indiretta, salva la possibilità di acquisire il verbale al fascicolo per il dibattimento, ai sensi dell’art. 512 cod. proc. pen., per la sopravvenuta impossibilità di ripetizione.
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TRIBUNALE PER I MINORENNI
SEZIONI UNITE – Sentenza n. 18292 del 05/05/2014
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, risolvendo un contrasto interpretativo insorto nella giurisprudenza di legittimità, hanno statuito che nel processo penale a carico di imputati minorenni la competenza alla celebrazione del giudizio abbreviato, sia esso instaurato nell’ambito dell’udienza preliminare o a seguito di giudizio immediato, spetta al giudice nella composizione collegiale prevista dall’art. 50-bis, comma 2, dell’ordinamento giudiziario, e non al giudice delle indagini preliminari.
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