Legge popolare europea, a che punto siamo?

L’Unione europea conosce da tre anni l’istituto dell’iniziativa dei cittadini europei (ICE). Si tratta di un importante strumento di democrazia partecipativa, in vigore dall’1 aprile 2012, ma ancora in fase di rodaggio, come dimostra il fatto che solo due iniziative hanno sin qui raggiunto il numero richiesto di firme.
Non si tratta di una vera e propria iniziativa diretta di legge popolare, ma di una richiesta con la quale un milione di cittadini europei residenti in almeno un quarto degli Stati membri invita la Commissione a presentare una proposta di atto giuridico ritenuta necessaria ai fini dell’applicazione dei trattati UE. L’ICE offre in definitiva ai cittadini dell’UE un diritto analogo al diritto di iniziativa del Parlamento europeo e del Consiglio.

Il diritto di presentazione di un’iniziativa dei cittadini è sancito al titolo II del TUE (disposizioni relative ai principi democratici). L’articolo 11, paragrafo 4, del Trattato di Lisbona istituisce il quadro di base in cui si colloca tale diritto, mentre l’articolo 24, paragrafo 1, del TFUE definisce i principi generali per un regolamento atto a stabilire le procedure specifiche e le condizioni dettagliate. Il Regolamento ICE è entrato in vigore l’1 aprile 2011 (regolamento UE n. 211/2011), ma è divenuto applicabile un anno dopo (1 aprile 2014), a causa dei diversi adeguamenti tecnici per istituire un processo di verifica ottimizzato nei vari Stati membri.

Entro l’1 aprile 2015 (e successivamente ogni tre anni) la Commissione doveva presentare una relazione sull’applicazione del regolamento ICE in vista di un’eventuale revisione.

E proprio sulla base della relazione poco entusiasmante della Commissione, la Conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento europeo ha incontrato il vice-presidente della Commissione europea, Frans Timermans, per valutare la possibilità di riformare il regolamento, là dove la procedura può essere migliorata, individuandone e superandone le criticità.

La relazione mette in risalto lo scarso utilizzo di questo nuovo strumento e  le inefficienze date dalle difficoltà della sua applicazione. Da quando è applicabile il regolamento  UE n. 211/2011, sono state avviate circa una cinquantina di iniziative, di cui solo nove sono state correttamente presentate alla Commissione.

Le uniche due iniziative, che hanno raggiunto il numero richiesto di firme “Diritto all’acqua” e “Uno di noi”, sono state presentate alla Commissione. Con l’iniziativa “Diritto all’acqua”, la Commissione è invitata a proporre una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari, come riconosciuto dalle Nazioni Unite, e promuova l’erogazione di servizi idrici e igienico-sanitari in quanto servizi pubblici fondamentali per tutti. L’iniziativa “Uno di noi” chiede invece all’UE di fermare i finanziamenti delle attività che implicano la distruzione di embrioni umani, in particolare nei settori della ricerca, degli aiuti allo sviluppo e della salute pubblica. Il Parlamento ha organizzato audizioni con i rappresentanti di ciascuna delle iniziative, che si sono svolte con la partecipazione delle diverse commissioni competenti per l’ambiente, il mercato interno, la ricerca e le questioni giuridiche, oltre alla commissione per le petizioni. Nel frattempo, la Commissione ha fornito una risposta in cui espone le sue conclusioni sul piano giuridico e politico in merito all’iniziativa “Diritto all’acqua”.

Le questioni da affrontare sulla riforma del regolamento, saranno per lo più legate all’agevolazione dell’accesso dei cittadini europei all’iniziativa popolare, per superare i problemi legati alla differenza dei requisiti applicati nei diversi paesi membri. Altro tema di rilievo è rappresentato dalla creazione di un sistema di raccolta firme per via elettronica. La Relazione della Commissione, riconoscendo i vantaggi della velocità di raccolta delle dichiarazioni di voto dei cittadini, ha dato l’avvio ad uno studio specifico sull’impatto delle tecnologie di informazione e comunicazione in relazione alle leggi di iniziativa popolare.

È auspicabile che tutti i cittadini europei facciano grande e libero uso di questo importante diritto, per partecipare attivamente ai temi europei da cui dipendono tanti aspetti della nostra vita quotidiana.
Paola Pietradura