La sentenza (numero 70 del 30 aprile) che ha dichiarato illegittimo il blocco dell’adeguamento al costo della vita delle pensioni è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale nell’edizione del 6 maggio 2015. Acquisisce efficacia da oggi e sarà compito del Governo risolvere la vicenda nel modo migliore. Il Ministro dell’economia ha già dichiarato che si cercherà una soluzione cercando di non compromettere i conti pubblici.
Resta aperta la possibilità di riscrivere la norma, innalzando la soglia del blocco delle perequazioni, così come avvenuto in passato, quando sia il Governo Prodi che il Governo Berlusconi bloccarono l’adeguamento rispettivamente per le pensioni superiori a 5 volte il minimo (1998) e 8 volte il minimo (2007). In quelle occasioni non arrivò alcun divieto dalla Corte Costituzionale.
Nei giorni scorsi si sono diffuse anche diverse interpretazioni sullo stato dei fatti ed in merito ai successivi passaggi conseguenti all’emissione della sentenza. A chiarire ogni dubbio è intervenuto il Presidente della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo: “In relazione alle notizie di stampa che attribuiscono alla corte dichiarazioni in merito alla natura ‘autoapplicativa’ della decisione n. 70 – si legge nella nota – il presidente precisa che la corte non ha rilasciato alcuna dichiarazione al riguardo. Le sentenze della Corte che dichiarano la illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge producono la cessazione di efficacia della norma stessa dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Da quel momento gli interessati possono adottare le iniziative che reputano necessarie e gli organi politici, ove lo ritengano, possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali”.
In altri termini, i pensionati possono sin da oggi agire legalmente al fine di avere le somme ingiustamente non percepite, e allo stesso tempo il governo può adottare nuovi provvedimenti per adottare nuovi limiti in tema di blocco delle rivalutazioni.
La sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che è illegittimo il blocco dell’adeguamento all’inflazione per le pensioni che siano di importo superiore a tre volte il minimo previsto dall’Inps (1.443 euro). Secondo i primi calcoli effettuati dalla Uil, il rimborso per una pensione che nel 2011 era di 1500 euro lordi, quindi appena superiore alle tre volte il minimo, ammonta ad almeno 2.540 euro per il 2012 e 2013 sulla base di una rivalutazione di circa 85 euro al mese. L’importo complessivo che graverà sulle casse dello Stato è stimato tra i 13 miliardi di euro i 16,6 miliardi secondo l’ufficio studi della Confartigianato.