Con 178 voti favorevoli l’Assemblea del Senato ha approvato con modifiche il ddl Boschi recante disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione.
Il testo torna alla Camera dei deputati.
Con la riforma il numero dei senatori passa da 315 a 100: 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal capo dello Stato per 7 anni.
La riforma prevede l’eliminazione del bicameralismo perfetto.
Il procedimento legislativo rimane bicamerale per le leggi costituzionali e le leggi che attuano disposizioni costituzionali in materia di minoranze linguistiche e referendum popolari. Tuttavia il Senato avrà la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze: su richiesta di un terzo dei componenti ed entro 30 giorni potrà presentare emendamenti sul testo approvato dalla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti. Più complessa la situazione per quanto riguarda le leggi che concernono i poteri delle regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori poteri. In questo caso, per respingere le modifiche la Camera dovrà esprimersi con la maggioranza assoluta dei suoi componenti. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio: le proposte di modifica vanno consegnate entro 15 giorni e comunque l’ultima parola spetta alla Camera.
Per quanto riguardo l’elezione del Presidente della Repubblica, sarà eletto da ciascuna Camera e non dal Parlamento in seduta comune, con un quorum di due terzi per i primi scrutini; poi tre quinti; dal settimo scrutinio saranno necessari i tre quinti dei votanti.
L’approvazione definitiva è ancora però lontana. Le due Camere dovranno rivotare il testo, poi si dovrà passare dal referendum popolare e, a seguire, la Consulta si dovrà pronunciare.