Con un comunicato stampa di poco fa, l’Anci Sicilia e l’Associazione Impresa Europa, chiedono alla Regione Sicilia di rivalutare le proprie posizioni in merito al decreto n. 8451 del 10 novembre scorso, con cui la Regione Sicilia ha modificate le regole per la rendicontazione e per l’erogazione dei finanziamenti contenute nel Vademecum per gli operatori in attuazione del PO FSE (versione n. 4 del 23 giugno 2011).
Le associazioni scriventi rilevano come la suddetta modifica abbia posto a carico di tutti i soggetti beneficiari dei finanziamenti – e in primis a enti locali, cooperative e imprese del terzo settore – l’obbligo di anticipare e rendicontare tutte le spese relative ai progetti finanziati entro e non oltre il 31 dicembre 2015, anche in assenza e a prescindere dal trasferimento delle somme dovute da parte della Regione, a pena della non ammissibilità delle spese sostenute dopo tale data. Tale previsione, dunque, scarica sui beneficiari dei finanziamenti l’onere, a dir poco gravoso, di reperire e versare le ingenti somme necessarie a procedere alla rendicontazione in un lasso di tempo assolutamente insostenibile, mettendo a serio rischio l’intero settore di riferimento (che costituisce buona parte del tessuto produttivo della Regione), e dunque l’economia generale dell’isola.
I presidenti di Anci ed Impresa Europa sono del parere che “la richiesta di un’incombenza tanto ineseguibile quanto ingiustificata quale quella prevista dal DDG n. 8451, costituirà dunque il colpo di grazia definitivo per la sopravvivenza stessa dei soggetti interessati, tra cui centinaia di imprese – e con esse i lavoratori e le rispettive famiglie – che erogano servizi alle Pubbliche Amministrazioni, e dunque alla collettività, o che operano nei cantieri aperti in questi anni con i fondi europei.”
Inoltre, i Presidenti rilevano che “la decisione della Regione, proprio per l’enorme difficoltà – se non impossibilità – che enti ed imprese registreranno nel chiudere le rendicontazioni, porterà quasi certamente a dover restituire le somme all’Unione Europea (oltre un miliardo e 200 milioni di euro), concretizzando il collasso generale del sistema” e se non ci saranno interventi, si assisterà ad “un’inevitabile pioggia di ricorsi avverso l’illegittimità della previsione in oggetto, al fine di far emergere tutte le responsabilità che (solo) la Regione ha in questa partita.”
Per tali motivi, le associazioni chiedono alla Regione Sicilia di rivalutare le proprie posizioni e di muoversi con decisione e chiarezza, anche coinvolgendo il Governo nazionale, per far sì che la situazione possa rientrare alla normalità senza conseguenze dannose per gli enti locali, per le imprese e per l’intera economia siciliana.
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