Il Senato, in questi giorni, sta esaminando il discusso ddl Cirinnà recante Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze.
In dettaglio, il Capo I del testo (articoli da 1 a 10) introduce l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale; disciplina le modalità per la costituzione delle unioni civili e ne delinea le cause di impedimento; definisce diritti e doveri derivanti dall’unione; estende alle parti le disposizioni in materia di diritti successori dei coniugi; permette alla parte dell’unione civile di ricorrere all’adozione non legittimante nei confronti del figlio naturale dell’altra parte; disciplina lo scioglimento dell’unione.
Il Capo II (articoli da 11 a 23) definisce la convivenza di fatto; stabilisce doveri di reciproca assistenza, diritti di permanenza nella casa comune di residenza, l’obbligo di mantenimento in caso di cessazione; parifica i diritti del convivente superstite a quelli del coniuge superstite; enuncia le cause di nullità del contratto di convivenza.
Il testo sta dividendo il Parlamento soprattutto per la disposizione che introduce la cosiddetta “Stepchild adoption”, ossia la possibilità per il partner di adottare il figlio naturale dell’altra parte.