La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promossi dalle Regioni, nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri, del Parlamento e dell’Ufficio centrale, in relazione alle richieste referendarie inerenti alla pianificazione delle attività estrattive degli idrocarburi e alla prorogabilità dei titoli abilitativi a tali attività.
La decisione della Consulta si basa sulla circostanza che “Non è stata, infatti, espressa la volontà di sollevare detti conflitti da almeno cinque dei Consigli regionali che avevano richiesto il referendum prima delle modifiche legislative sopravvenute.”
I ricorsi erano stati avanzati dai Consigli Regionali di Basilicata, Puglia, Liguria, Marche, Sardegna, Veneto, che sono tra le Regioni che sostengono l’unico referendum che ha già avuto il via libera e che si terrà il 17 aprile sulla durata delle concessioni per le trivellazioni entro le 12 miglia marine.
Le regioni avevano presentato altri quesiti referendari che non sono stati accolti dalla Consulta. Le regioni avevano dunque impugnato i due quesiti sulla pianificazione delle attività e sulle proroghe delle concessioni con due ricorsi per conflitto d’attribuzione di fronte alla Consulta.
Ricorsi che sono stati per l’appunto dichiarati inammissibili dalla Consulta.
L’unico Referendum attivo resta dunque quello del 17 aprile.