Tra gli obiettivi europei per i prossimi anni vi è quello di promuovere la massima digitalizzazione dei servizi pubblici, delle imprese e dei cittadini; lo si evince dal Programma di finanziamento “Europa digitale”, il quale fornisce risorse economiche per rispondere a queste sfide, sostenendo progetti in cinque settori chiave di capacità: supercalcolo, intelligenza artificiale, cybersicurezza, competenze digitali avanzate e garantendo un ampio utilizzo delle tecnologie digitali nell’economia e nella società.
In questo contesto programmatico rientra il nuovo regolamento europeo n. 2024/903 che prevede misure per un livello elevato di interoperabilità del settore pubblico nell’Unione e che mira ad accelerare il processo di digitalizzazione del settore pubblico. L’atto normativo è essenziale per raggiungere gli obiettivi del decennio digitale dell’UE, come ad esempio avere il 100% dei servizi pubblici chiave disponibili online entro il 2030.
Il regolamento 2024/903 si applica ai soggetti dell’Unione e agli enti pubblici che regolamentano, forniscono, gestiscono o attuano servizi pubblici digitali transeuropei.
L’interoperabilità che il regolamento intende realizzare consiste, a mente del suo articolo 2, comma 1, nella “capacità dei soggetti dell’Unione e degli enti pubblici degli Stati membri di interagire tra loro a livello transfrontaliero condividendo dati, informazioni e conoscenze attraverso processi digitali in linea con i requisiti giuridici, organizzativi, semantici e tecnici relativi a tale interazione transfrontaliera”.
Il risultato finale è la possibilità per gli stati membri di scambiare dati e informazioni su cui si basa l’erogazione di servizi pubblici, come ad esempio, il riconoscimento reciproco di diplomi accademici o qualifiche professionali, scambi di dati sui veicoli per la sicurezza stradale, accesso a dati previdenziali e sanitari, scambio di informazioni relative a fiscalità, dogane, accreditamento di gare pubbliche, patenti di guida digitali, registri di commercio.
La corretta attuazione della legge richiede una serie di passaggi fondamentali:
-la creazione di un sistema di cooperazione che riunisca esperti nel settore digitale, membri della società civile, accademici capaci di definire un’agenda dell’interoperabilità per gli anni a venire;
-un sistema di valutazione dell’interoperabilità che consenta alle pubbliche amministrazioni di misurarsi con l’obiettivo fissato dal regolamento;
-uno sportello unico per incoraggiare la condivisione e il riutilizzo di soluzioni di interoperabilità affidabili e di alta qualità tra le pubbliche amministrazioni: il “portale europa interoperabile;
-la valorizzazione di meccanismi di sviluppo legislativo e politico, come le sandbox normative per la sperimentazione delle politiche o il partenariato pubblico-privato.
Le disposizioni all’interno del regolamento troveranno applicazione entro 3 mesi dalla sua entrata in vigore, con due eccezioni:
-gli stati potranno istituire le autorità nazionali competenti 9 mesi dopo la data di entrata in vigore del regolamento, entro gennaio 2025;
-le istituzioni, gli organi e le agenzie europei e gli enti del settore pubblico condurranno le valutazioni dell’interoperabilità a partire da gennaio 2025.
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