Lo scorso 14 maggio, a Strasburgo, è stata adottata la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale e i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, durante l’incontro ministeriale annuale del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che riunisce i ministri degli Affari esteri dei 46 Stati membri dell’Organizzazione.
La convenzione è fonte di diritto internazionale cui tutti gli Stati (anche extraeuropei) possono aderire; pertanto, si distingue da normative come quella contenuta all’interno dell’I.A. Act, che rappresenta una disciplina applicabile solo entro i confini dell’Unione Europea.
La Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović, ha dichiarato: “La Convezione quadro sull’intelligenza artificiale è un trattato globale unico nel suo genere, che assicurerà che l’intelligenza artificiale rispetti i diritti delle persone. È una risposta alla necessità di disporre di una norma di diritto internazionale sostenuta da Stati di diversi continenti uniti da valori comuni, che consenta di trarre vantaggio dall’intelligenza artificiale, riducendo al contempo i rischi che questa presenta. Con questo nuovo trattato, intendiamo assicurare un utilizzo responsabile dell’IA che rispetti i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto”.
I lavori per la stesura della convenzione sono stati coordinati da un organismo intergovernativo, dalla Commissione sull’Intelligenza Artificiale (CAI), che ha collaborato con i 46 paesi membri, l’Unione europea e altri 11 stati non membri.
Anche il trattato del Consiglio d’Europa, così come l’A.I. Act europeo e il disegno di legge italiano in materia, parte dal presupposto che l’Intelligenza Artificiale possa essere una risorsa proficua per l’uomo, se informata al rispetto dei diritti umani e dei processi democratici.
È stato adottato un approccio basato sul rischio, a seconda delle caratteristiche specifiche delle attività ove viene fatto uso dell’Intelligenza artificiale; le regole si rivolgono sia agli attori pubblici sia alle aziende private, entrambi tenuti ad adottare misure per identificare, valutare, prevenire e attenuare i possibili rischi e valutare la necessità di una moratoria, di un divieto o di altre misure appropriate riguardanti l’utilizzo di sistemi di IA laddove tale utilizzo potrebbe presentare rischi incompatibili con le norme in materia di diritti umani.
I soggetti tenuti al rispetto della convenzione hanno due strade per adeguarvisi: le parti possono scegliere di essere sottoposte direttamente alle disposizioni applicabili della convenzione o, in alternativa, prendere altre misure per conformarsi alle disposizioni del trattato rispettando appieno i loro obblighi internazionali in materia di diritti umani, democrazia e Stato di diritto. Tale soluzione tiene conto delle differenze (anche notevoli) tra gli ordinamenti giuridici degli stati membri.
È necessario che in tutti i processi in cui si faccia uso dell’I.A. venga valutato l’impatto di questa tecnologia sui principi di uguaglianza, anche di genere, non discriminazione e tutela della privacy; inoltre, devono essere assicurate garanzie procedurali e percorsi di tutela anche innanzi a organi giurisdizionali.
È forte la consapevolezza che i sistemi di intelligenza artificiale rischiano di compromettere i processi democratici che caratterizzano la nostra società, per questo all’interno del trattato si fa divieto di utilizzare l’I.A. per compromettere l’indipendenza degli organi giudiziari, la divisione dei poteri o l’accesso alla giustizia.
Gli stati firmatari non sono tenuti ad applicare la Convenzione al settore della sicurezza nazionale, ma devono comunque assicurare che tali attività siano svolte nel rispetto delle istituzione e dei principi democratici; sono esclude dall’ambito di applicazione della disciplina le attività di difesa nazionale e di ricerca e sviluppo salvo nei casi in cui il test dei sistemi di IA potrebbe interferire con i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto.
La produzione legislativa degli ultimi mesi dimostra senza dubbio uno spiccato interesse dei legislatori – a livello nazione ma anche sovranazionale e internazionale – per il tema dell’intelligenza artificiale.
Del resto, la legge deve sempre cercare di cogliere i cambiamenti più importanti che attraversano le società, specie quando si tratta di fenomeni tecnologici destinati a cambiare molti dei processi di produzione e decisionali nel settore sia pubblico che privato. La sfida consiste nel cercare di garantire regole che non vadano incontro a veloce obsolescenza dovuta anche alla velocità con cui gli strumenti di intelligenza artificiale si evolvono.
L’importanza che l’intelligenza artificiale sta cominciando ad avere nelle nostre vite richiede che, oltre agli interventi legislativi, venga stimolato il dibattito pubblico sul tema al fine di costruire la consapevolezza sulle implicazioni di tale strumento.
Il Trattato sull’Intelligenza Artificiale del Consiglio d’Europa si muove anche in questa direzione, richiedendo agli stati membri di stimolare il dibattito pubblico e di ricorrere a consultazioni multilaterali su come utilizzare la tecnologia I.A.
La convenzione quadro sarà aperta alla firma a Vilnius (Lituania) il 5 settembre, in occasione di una conferenza dei ministri della Giustizia.
Il rapporto esplicativo della Convenzione convenzione è fruibile qui.