I software di generazione di testi vengono abbondantemente usati per scrivere notizie.
Se seguite regolarmente siti di sport e di finanza è molto probabile che stiate leggendo testi composti automaticamente e, nel migliore dei casi, “solo” revisionati da esseri umani.
C’è poi un “giornalismo pink-slime”, ovvero siti concepiti per sembrare fornitori di notizie locali ma che in realtà pubblicano pubblicità e fanno propaganda, elettorale e non.
Anche la maggioranza dei commenti alle notizie è falsa.
Qualche anno fa Max Weiss, un ricercatore di Harvard, ha usato un programma di generazione testi per creare mille commenti in risposta a un appello del governo degli Stati Uniti relativo al programma sanitario Medicaid. Ciascuno di tali commenti era diverso dall’altro, e sembrava frutto di persone reali che difendevano una posizione politica specifica. Hanno ingannato gli amministratori del sito Medicaid.gov, che li hanno ritenuti reali preoccupazioni di esseri umani in carne e ossa.
E all’epoca, nel 2019 (già, in questi tempi, un lustro è un’epoca), non c’era ancora stato il “boom” degli LLM. Figuriamoci oggi.
Insomma, buona parte di Internet e dei social in particolare è “frequentata” da bot, da sistemi automatici che simulano perfettamente utenti reali.
Ma se i bot sono così pericolosi, c’è un modo “tecnologico” per bloccarli?
No, le tecnologie di offuscamento sono sempre un passo avanti alle tecnologie di rilevamento. Le “persone artificiali” saranno progettate sempre più per agire esattamente come le persone reali.
In un mondo così, anche il confronto elettorale non è più tra programmi politici, ma tra tecnici. Informatici, psicologi, sociologi, esperti di comunicazione, dall’una e dall’altra parte che studiano per mesi i sistemi più efficaci per fare breccia sul pensiero delle persone al fine di distorcere la percezione che esse hanno dell’opinione pubblica e la loro fiducia nella discussione politica ragionata.
In questi anni non siamo riusciti a riconoscere i limiti del dibattito politico in rete. Personaggi politici che, una volta non supportati da un’organizzazione estremamente complessa di spin doctor, di esperti di una comunicazione ormai prevalentemente online, sono crollati a seguito di un banale dibattito televisivo.
Dobbiamo rassegnarci, come cantava Giorgio Gaber nel 2003, poco prima di lasciarci, al tutto è falso?
il falso è tutto quello che si sente
quello che si dice
il falso è un’illusione che ci piace
il falso è quello che credono tutti
è il racconto mascherato dei fatti
il falso è misterioso
e assai più oscuro
se è mescolato
insieme a un po’ di vero
il falso è un trucco
un trucco stupendo
per non farci capire
questo nostro mondo
questo strano mondo
questo assurdo mondo
in cui tutto è falso
il falso è tutto.