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Il Senato dichiara la decadenza di Berlusconi

Discussa la relazione sulla elezione contestata nella regione Molise, l’Assemblea ha respinto gli ordini del giorno difformi dalle conclusioni, proposte a maggioranza, della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, e ha deliberato la mancata convalida dell’elezione del senatore Berlusconi, ai sensi dell’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (la cosiddetta legge Severino).

Di seguito, il comunicato di fine seduta del Senato (qui il resoconto stenografico completo):

“Questa mattina, prima dell’intervento del relatore, ci sono stati richiami al Regolamento. I senatori Maria Elisabetta Alberti Casellati, Palma (FI-PdL), Compagna (Gal) e Schifani (Ncd) hanno contestato il parere della Giunta del Regolamento, secondo cui la votazione sulla incandidabilità sopravvenuta dovrebbe avvenire con votazione palese; hanno chiesto quindi al Presidente del Senato di ammettere il voto segreto. Il parere reso a maggioranza dalla Giunta lo scorso 30 ottobre, che comporta conseguenze paradossali, non rappresenta un’interpretazione bensì una modifica del Regolamento che, all’articolo 113, prescrive lo scrutinio segreto per le votazioni comunque riguardanti le persone. Anche secondo il senatore Buemi (Aut-PSI), che ha invocato il principio costituzionale di eguaglianza, non possono essere consentite forzature rispetto alla garanzia di un voto libero e non condizionato da pressioni esterne.

Contrari alla richiesta i senatori Russo, Doris Lo Moro (PD), Santangelo (M5S), i quali hanno evidenziato come precedenti votazioni sulle persone siano avvenute a scrutinio palese. Il Presidente Grasso ha ricordato che nel parere della Giunta la deliberazione per incandidabilità sopravvenuta non è considerata votazione sulla persona. Ha quindi escluso lo scrutinio segreto per eventuali ordini del giorno in difformità dalla proposta della Giunta.

Il senatore Stefano (Misto-Sel), nell’integrare la relazione scritta, ha ricordato che la sentenza della Cassazione del 1° agosto scorso ha chiamato la Giunta ad applicare la legge Severino, che prevede la decadenza per incandidabilità sopravvenuta in ragione della condanna definitiva alla pena di quattro anni di reclusione. Ha quindi contestato i cinque argomenti contro la declaratoria di decadenza, avanzati dal senatore Berlusconi nella memoria difensiva: la mancata terzietà della Giunta, l’irretroattività della decadenza intesa come sanzione penale, l’illegittimità della legge Severino, il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia europea per dubbi di compatibilità con il diritto dell’Unione, la sospensione in attesa della decisione sul ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il relatore ha fatto presente che compito della Giunta è la verifica sulle condizioni di applicazione della legge e che la decadenza ha natura di effetto della sentenza di condanna e non di pena accessoria. Non ravvisandosi lesione di diritti inviolabili, il ricorso agli organi giurisdizionali europei non può avere effetti sospensivi nell’ordinamento nazionale.

Prima della discussione, sono state avanzate e respinte alcune questioni incidentali. Considerata l’opportunità di non liquidare l’ultimo ventennio come evento criminale, il senatore Casini (SCpI) ha suggerito di evitare una decisione lacerante, che consentirebbe peraltro a Berlusconi di ergersi a vittima di persecuzione politica, e di attendere l’interdizione dai pubblici uffici conseguente al riconteggio delle pene accessorie da parte della Cassazione. Questioni sospensive sono state presentate anche dai senatori Giovanardi, Alessandra Mussolini, Malan, Elisabetta Alberti Casellati (FI), Compagna (Gal) che hanno richiamato l’irretroattività della sanzione penale e il rispetto delle regole dello Stato di diritto.

Contro le questioni incidentali sono intervenuti i senatori: De Cristofaro (Misto-Sel), Della Vedova (SCpI), Buccarella (M5S), Lo Moro (PD), secondo i quali le richieste del centrodestra sono dilatorie e pretestuose; la legge Severino è una buona normativa; l’Assemblea non può abdicare al suo ruolo anche perché l’interdizione dai pubblici uffici segue una strada autonoma rispetto a quella della decadenza.

Il senatore Bondi (FI-PdL) ha stigmatizzato la presenza in Aula di senatori a vita che non partecipano quotidianamente all’attività parlamentare.

Nella discussione, durante la quale sono stati illustrati ordini del giorno in difformità dalle conclusioni della Giunta, hanno preso la parola i senatori: Caliendo, Falanga, Giovanardi, Manuela Repetti, Scilipoti, Galimberti, Zizza, D’Ambrosio Lettieri, Mazzoni, Matteoli, Anna Maria Bernini, Minzolini, Gasparri, Iurlaro (FI-PdL); D’Anna, Barani (Gal); Giarrusso, Morra (M5S); Casson (PD); Buemi (Aut-PSI); D’Ascola, Augello, Colucci, Formigoni (NCD); De Pin (Misto); Centinaio (LN-Aut).

I nove ordini del giorno presentati vertevano sull’inapplicabilità della legge Severino, la natura giurisdizionale della Giunta e il suo potere di sollevare questioni di legittimità costituzionale, l’irretroattività della legge penale, l’obbligo di rinvio pregiudiziale di tipo interpretativo alla Corte di giustizia dell’Unione europea; sul rinvio degli atti alla Giunta per una nuova valutazione di merito; sulla restituzione degli atti alla Giunta affinché sollevi questione di legittimità costituzionale sull’interpretazione della legge Severino.

In replica il relatore, senatore Stefano (Misto-Sel), ha ribadito che il Senato, non essendo giudice a quo, non è abilitato a sollevare questione di legittimità costituzionale né a rinviare la questione alla Corte di giustizia europea. Ha fornito infine assicurazioni sul regolare svolgimento dei lavori nella Giunta.

Nelle dichiarazioni di voto sono intervenuti i senatori: Ferrara (Gal), Zeller (Aut-PSI), Loredana De Petris (Misto-Sel), Erika Stefani (LN-Aut), Romano (SCpI), Schifani (NCD), Taverna (M5S), Anna Maria Bernini (FI-PdL), Zanda (PD).

A favore della decadenza si sono pronunciati: Per le Autonomie, Misto-Sel, la maggioranza di Scelta Civica, Movimento 5 Stelle, PD. Contro la decadenza: GAL, Lega Nord, Nuovo Centrodestra, Forza Italia. In dissenso dal Gruppo, i senatori Albertini e Di Maggio (SCpI) hanno dichiarato l’astensione, criticando la modalità di votazione palese che risponde a inconfessabili interessi di parte.

Secondo Forza Italia, che ha invitato Berlusconi a non abbandonare l’attività politica, la vicenda è stata viziata dalla volontà di estromettere dal Parlamento il leader del centrodestra, imbattuto nelle elezioni. La mancata convalida dell’elezione va ben oltre i destini di un singolo: segna l’apice di un rapporto patologico tra magistratura e politica e arreca un vulnus alla libertà e alla democrazia. Secondo il Nuovo Centrodestra la decadenza è anomala e ingiusta: la violazione degli obblighi di segretezza in camera di consiglio avrebbe dovuto invalidare i lavori della Giunta, mentre la scelta del voto palese ha modificato il Regolamento, creando un grave precedente. Secondo la Lega Nord nel corso dei lavori in Giunta sono affiorati dubbi sulla costituzionalità della legge Severino: la prudenza avrebbe dovuto indurre a rimettere la questione alla Consulta.

Secondo il Gruppo Per le Autonomie la legge Severino è costituzionale e deve essere applicata. Sel ha ricordato le numerose leggi ad personam approvate per sottrarre Berlusconi ai processi: il voto di oggi riafferma principi di legalità. Secondo Scelta Civica la decadenza è una scelta sofferta ma doverosa alla luce delle regole dello Stato di diritto. Secondo il Movimento 5 Stelle la decadenza pone fine ad una storia criminale. Secondo il PD con il voto di oggi l’Assemblea si limita a prendere atto di una sentenza della magistratura e qualsiasi alternativa alla decadenza apparirebbe un privilegio ingiustificato. Il declino del Paese è anche conseguenza di un indebolimento della legalità.

Respinto l’ordine del giorno G1, il senatore Malan (FI-PdL), a nome di venti senatori, ha chiesto, ai sensi dell’articolo 113, comma 4 del Regolamento, il voto segreto sull’ordine del giorno G2. Il Presidente ha ritenuto inammissibile la richiesta”.

Il presidente del Senato ha dunque dichiarato approvata la decadenza di Silvio Berlusconi, avendo preso atto che erano “stati respinti tutti gli ordini del giorno presentati in difformità dalla relazione della Giunta per le Immunità che proponeva di non convalidare l’elezione di Berlusconi“.

Ecco lo stralcio dal verbale finale della seduta:

“PRESIDENTE.
Si intendono pertanto approvate le conclusioni della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nel senso di dichiarare la mancata convalida dell’elezione del senatore Silvio Berlusconi, proclamato eletto nella Regione Molise.

Per consentire alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di procedere agli accertamenti relativi all’individuazione del candidato subentrante, autorizzo la stessa a convocarsi”.

Redazione

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