Approvate le norme su Città metropolitane, Province, unioni e fusioni di Comuni (QUI IL TESTO APPROVATO)
La Camera ha approvato stanotte il testo emendato del disegno di legge recante “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” (C. 1542-A e abb.). Voti favorevoli 277, 11 i no, 7 gli astenuti. A favore Pd, Nuovo centrodestra, Scelta civica, Per l’Italia: Ha votato contro Sel; M5S, Lega e Forza Italia non hanno partecipato al voto.
Il presidente dell’UPI, Antonio Saitta, ha così dichiarato:
“Il Governo e il Parlamento diranno che hanno abolito le province, ma la verità è che non solo sono state mantenute, ma è stato fatto un gran pasticcio che ci preoccupa. Perché con questo pasticcio sono a rischio servizi essenziali per i cittadini“.
“Inoltre, le norme – contenute nella legge di stabilità – che impediscono le elezioni delle 52 Province i cui mandati scadono a primavera e delle 20 commissariate nel 2012 ledono un diritto inalienabile di cittadinanza, l’Upi presenterà ricorso e il primo, da privato cittadino, sarà il mio, perché, vietando ai cittadini di votare chi li amministrerà la legge di stabilità lede il diritto di voto libero, segreto, e non limitabile, sancito dall’articolo 48 della Costituzione”.
Il provvedimento, che passa ora all’esame del Senato, prevede:
Città metropolitane
Già previste dalla legge 142 del 1990, saranno organi di secondo grado dei comuni (le cui rappresentanze dunque non verranno elette direttamente dai cittadini). La legge tuttavia non nega la possibilità di scegliere l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, in fase di approvazione dello Statuto.
E’ previsto che anche comuni di province limitrofe possano aderire alla nuova Città metropolitana. Si prevede anche la possibilità dello scorporo di una certa quota di comuni dalla città metropolitana, consentendo quindi che aree della provincia (ad esempio in alcuni casi la cintura montana) che non hanno elementi in comune con la nuova città metropolitana possano continuare a essere gestite nella forma tradizionale, in via transitoria. A regime, dovrebbe intervenire una divisione delle strutture con la legge che riconosce la eventuale circoscrizione provinciale limitrofa alla città metropolitana.
La città metropolitana dovrebbe avere più funzioni rispetto a quelle delle province, ad esempio la pianificazione territoriale generale e la strutturazione di sistemi coordinati di gestione di servizi pubblici. Ai comuni rimarrebbero i compiti di erogazione dei servizi e di attività di gestione, mentre il compito di coordinamento passerebbe alla città metropolitana. I Comuni avrebbero dunque compiti di carattere prevalentemente gestionale e di vicinanza ai cittadini mentre quelli di indirizzo, coordinamento e programmazione, si collocherebbero a livello di città metropolitana.
Riforma delle Province
In attesa della riforma costituzionale, le Province diventano enti di secondo livello e di area vasta. Saranno le Regioni, dopo la riforma Costituzionale, a poter ridisegnare diversi sistemi di area vasta, ma le funzioni sono già definite da questa legge e sono quelle non attribuibili ai Comuni per le caratteristiche di sovra-comunalità. La dimensione intermedia tra i Comuni e le Regioni è dunque ora un ente di secondo livello espressione degli organi rappresentativi dei Comuni stessi (dunque niente elezione diretta da parte dei cittadini). Con lo statuto sarà possibile riconoscere eventuali peculiarità, anche se la legge ha già riconosciuto la peculiarità delle aree totalmente di montagna attribuendo loro funzioni ad hoc.
Le funzioni vengono ridotte. Ad esempio, alla gestione delle strade. Alle Province viene assegnata pure una competenza sulla gestione delle scuole secondarie qualora i Comuni si orientino verso un’intesa in tal senso, per consentire economie di scala.
In primavera si svolgeranno elezioni amministrative per oltre 4000 Comuni e pertanto alcune decisioni strategiche, come l’adesione o lo scorporo dalla Città metropolitana, saranno assunte dai nuovi eletti. Dunque, saranno le amministrazioni neo elette e non quelle uscenti (com’era nel disegno originario) a pronunziarsi.
L’elezione del Consiglio metropolitano, così come quella del Consiglio provinciale, coinvolgerà oltre ai sindaci anche i consiglieri comunali. Spazio dunque alle minoranze politiche, ma -lo si ripete- nessuna partecipazione diretta dei cittadini, nell’ambito di una elezione che rimane “di II grado”.
Prevista infine una norma ad hoc sull’Expo: la Regione subentrerà nel patrimonio della provincia, per la durata dell’evento.
Unioni e fusioni di Comuni
Ridefinite le regole per incentivare i comuni a formare le Unioni e per i comuni molto piccoli a promuovere le Fusioni. Semplificato il sistema delle norme che regolano le Unioni dei Comuni, armonizzando la disciplina delle gestioni associate, in considerazione anche del ruolo che esse sono chiamate ad assumere nell’ambito della revisione delle funzioni delle province. La legge di stabilità 2014 ha previsto 30 milioni per incentivare le Unioni dei Comuni e 30 milioni per incentivare le Fusioni di Comuni.
- L’intervento sulle città metropolitane
- L’intervento sulle province
- Unioni e fusioni di comuni
- Le riforme contenute nei decreti-legge 201/2011 e 95/2012
- Le province nella legge di stabilità 2013
- La sentenza della Corte costituzionale 220/2013
- La legge 119 del 2013 e il disegno di legge di stabilità per il 2014
- La relazione illustrativa al ddl Delrio QUI IL TESTO APPROVATO