L’Assemblea regionale siciliana ha approvato il 26 marzo scorso, con 56 voti favorevoli, il disegno di legge per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto, definito come il ddl che dovrebbe liberare la Sicilia dall’amianto.
La Commissione Sanità aveva approvato il testo del ddl ben 10 mesi fa.
La legge, composta da 17 articoli e presentata dal deputato Pippo Gianni, è stata voluta fortemente dall’Osservatorio nazionale sull’amianto.
Tra gli obiettivi principali che si pone la legge, si segnalano un efficace sistema di prevenzione primaria e prevenzione secondaria nonché il riconoscimento della pregressa esposizione dei lavoratori.
Si prevede un coordinamento tra i vari uffici della Regione, finalizzato alla mappatura dei siti “a rischio” della nostra Isola.
In sede di discussione generale si è sottolineato come il punto principale della legge è quello di non dover più esportare dalla Sicilia i rifiuti dell’amianto ma di creare un impianto che rende l’amianto inerte e lo trasformi in risorsa economica. Viene inoltre istituito presso l’assessorato al Lavoro il registro regionale dei lavoratori esposti (tutt’ora e in passato) alla fibra killer, con l’obbligo di indicare in quali siti svolgono o hanno svolto la loro attività lavorativa, con le mansioni e i periodi di riferimento nonché l’insorgenza di eventuali patologie correlate. La Regione contribuirà inoltre alle spese sanitarie e socio-assistenziali dei pazienti affetti da patologie causate dall’amianto, a condizione che risultino iscritte nel registro regionale dei mesoteliomi o nel registro dei lavoratori esposti.
Come noto, in Sicilia il problema della presenza dell’amianto è particolarmente sentito, dal momento che questo materiale, fino a pochi anni fa usato in alcune lavorazioni industriali e per la realizzazione di coperture di tetti e di altri oggetti, è presente in quasi tutte le province siciliane. A Siracusa, ad esempio, c’era un’industria che lo produceva.
E sarà proprio l’ospedale Muscatello di Augusta il centro di riferimento regionale per la cura e la diagnosi, anche precoce, delle patologie derivanti dall’amianto, che sarà supportato dall’Asp di Siracusa per gli aspetti tecnologici e per rimodulazione della pianta organica.
Inoltre entro due anni dall’entrata in vigore della legge sarà realizzato con fondi comunitari o finanza di progetto un impianto di trasformazione dell’amianto in sostanza inerte in una delle aree a rischio ambientale. L’amianto verrà bruciato ad alta temperatura e trasformato, senza alcun rischio per la salute e l’ambiente, in materiale edile.
Con decreto dell’assessore all’Energia, entro 30 giorni, sarà emanato un bando per la concessione di contributi ai Comuni, singoli o associati, per la rimozione, il trasporto, lo stoccaggio e il conferimento all’impianto regionale dei manufatti di amianto presenti nei siti, negli impianti, negli edifici e nei mezzi pubblici e privati. I Comuni dovranno cominciare la raccolta, e ognuno avrà un sito di raccolta e stoccaggio temporaneo in attesa della costruzione dell’impianto di riciclo.
Per coordinare tutte le procedure, la legge stabilisce l’istituzione di un ufficio amianto nell’ambito del servizio rischi antropici, ambientali e sanitari del dipartimento regionale della Protezione civile.
Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore la Regione dovrà fare un vero e proprio censimento delle zone a rischio attraverso un registro pubblico degli edifici, degli impianti, dei mezzi di trasporto e dei siti con presenza certa o contaminati da amianto che sarà istituito presso l’assessorato al Territorio. Sarà obbligatorio indicare il tipo, la quantità e il livello di conservazione dell’amianto, oltre al rischio sanitario e il grado di priorità della bonifica da effettuare.
Il ddl è finanziato con 20 milioni di risorse comunitarie e circa un milione di fondi regionali.
Il ddl è stato di gran lunga migliorato da una serie di emendamenti proposti dai parlamentari del M5S che fanno parte delle commissioni ambiente e sanità. Alcuni emendamenti accorciano sensibilmente i tempi di approvazione dei piani di bonifica o degli altri adempimenti previsti (si è passati da un anno a 6 mesi, o da 90 giorni a 30).
Particolarmente significativo l’emendamento aggiuntivo che introduce l’applicazione di sanzioni nei confronti dei dipendenti comunali e dei responsabili delle ASP che non si conformino agli obblighi previsti.
Questo l’emendamento all’art. 13 proposto e approvato:
“2. Qualora gli uffici competenti dei comuni non consentano il raggiungimento degli obiettivi o si ravvisino negligenze o ritardi non giustificabili che pregiudichino il conseguimento degli scopi, si applica a carico dei componenti degli uffici stessi una riduzione del 50 per cento degli importi relativi alla retribuzione accessoria e di risultato su base annua spettante”.
3. La violazione dell’obbligo di cui all’articolo 4, comma 1, lettera g), comporta la
decurtazione a carico del Commissario straordinario o del direttore generale, del direttore sanitario e delle unità operative delegate alla vigilanza, del 30 per cento delle indennità accessorie e di risultato.
4. Le sanzioni amministrative riscosse e le decurtazioni comminate confluiscono in un apposito fondo destinato al finanziamento della rimozione e smaltimento dell’amianto con priorità per i manufatti di competenza degli enti locali”.
Non viene approvata invece un altro emendamento del Movimento che avrebbe potuto tutelare maggiormente la salute dei siciliani. L’emendamento prevedeva lo spostamento dell’amianto in impianti di trattamento fuori dalla Sicilia, nell’attesa della realizzazione di quello previsto nell’Isola. Invece ora si raccoglierà il materiale in un’area di stoccaggio, dove verrà realizzato l’impianto, col rischio di accumularne grosse quantità che, se non trattate bene, potrebbero esporre a eventuali rischi.
Questo il testo approvato, che sarà pubblicato a breve sulla GURS.