Il Senato ha votato ieri la fiducia al Governo, approvando il maxiemendamento sostitutivo del ddl n. 1464 di conversione del decreto legge “lavoro”, 20 marzo 2014 n. 34 (“Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”. Il testo torna ora alla Camera.
Sulle novità, l’articolo 1 in particolare detta una nuova disciplina per il contratto a termine, che non prevede più il vincolo della motivazione sia per il primo contratto sia per le sue proroghe, ridotte da otto a cinque.
In ciascuna azienda è previsto un limite massimo di rapporti di lavoro a termine pari al 20 per cento dell’organico stabile. Gli enti di ricerca sono esclusi dal limite del 20 per cento. Per le aziende che non rispettano il tetto è prevista una sanzione pecuniaria.
L’articolo 2 detta una nuova disciplina per l’apprendistato. Il testo prevede che il contratto scritto contenga il piano formativo individuale in forma sintetica. Il decreto-legge modifica gli obblighi previsti per le nuove assunzioni degli apprendisti, riducendo al 20 per cento la percentuale minima di conversione di rapporti di apprendistato. L’obbligo di stabilizzazione è limitato alle aziende con più di 50 dipendenti. E’ introdotta la possibilità di utilizzare l’apprendistato per attività stagionali.
L’articolo 2-bis contiene norme di diritto transitorio. Fino al 31 dicembre, in aggiunta alla norma nazionale del 20 per cento, valgono le regole già scritte nei contratti vigenti.
L’articolo 3 riguarda l’elenco anagrafico dei servizi pubblici per l’impiego, cui possono iscriversi anche i cittadini di altri Stati membri dell’Unione europea e i soggetti extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia.
L’articolo 4 semplifica il sistema di adempimenti richiesti alle imprese per l’acquisizione del Documento unico di regolarità contributiva (DURC).
L’articolo 5 prevede infine, a favore del datore di lavoro che stipula contratti di solidarietà, un beneficio consistente nella riduzione provvisoria della quota di contribuzione previdenziale a suo carico per i soli lavoratori interessati da una riduzione dell’orario di lavoro superiore al 20 per cento.
Qui l’utile dossier, a cura dell’Ufficio studi del Senato.
In sede di dibattito parlamentare, il relatore del provvedimento, Ichino, ha affermato che il provvedimento anticipa una riforma del mercato del lavoro che dovrà contenere anche i servizi all’impiego, il contratto di ricollocazione, la ridefinizione degli ammortizzatori sociali.
Il sottosegretario per il lavoro, Bobba, ha spiegato, a sua volta, che il ricorso alla decretazione d’urgenza si giustifica con la necessità di raggiungere in tempi brevi i tre obiettivi fondamentali:
– agevolare le assunzioni in tempi di crisi,
– allungare la durata dei contratti a termine,
– soppiantare i contratti di lavoro con minori tutele.
Il sottosegretario ha poi negato che il decreto introduca “forme di schiavitù” e, tra le sue novità positive, ha ricordato, in particolare, il rinvio ai contratti nazionali per le condizioni di lavoro più favorevoli; la deroga al tetto del 20 per cento per gli enti di ricerca; il potenziamento dell’offerta formativa pubblica e l’apprendistato stagionale.
Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento 5 Stelle hanno criticato, anzitutto, il ricorso alla forma del decreto-legge ed al voto di fiducia su un tema fondamentale per la vita dei cittadini. Nel merito, hanno accusato il Governo Renzi di essersi spinto “molto più in là del centrodestra nello smantellare i diritti dei lavoratori e nel diffondere la precarietà. L’evidenza empirica dimostra che la riduzione delle tutele dei lavoratori non crea occupazione e non aumenta la produttività, ma serve solo ad abbattere i salari. Per aumentare la produttività occorre piuttosto investire in ricerca e sviluppo. La flexsecurity è una chimera: l’Esecutivo si accinge a sostituire gli ammortizzatori sociali con assicurazioni private, non risolve il problema degli esodati ma concorre alla demolizione della democrazia nei luoghi di lavoro”.
A sua volta, FI-PdL ha affermato che il decreto non segna una rottura con la cultura “vetero-sindacale, ma rappresenta un passo indietro rispetto alla flexsecurity, non incentiva le imprese ad assumere e sarà fonte di ulteriore contenzioso“.
Scelta Civica, Popolari per l’Italia e Nuovo Centrodestra hanno difeso il provvedimento “che rende più fluido un mercato del lavoro ingessato da norme troppe rigide”.
Secondo il PD, infine, il decreto riflette un “giusto equilibrio tra flessibilità e tutele e sarà completato dall’istituzione di un’Agenzia del lavoro e da nuovi ammortizzatori sociali“.