Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea delle tre direttive appalti, i singoli Stati membri hanno adesso 24 mesi di tempo, entro il 18 aprile 2016, per recepire le nuove disposizioni all’interno della legislazione nazionale (qui il resoconto dell’audizione tenuta innanzi all’Avcp).
Le nuove direttive (la 2014/24/Ue che abroga la precedente 2004/18/CE regola gli appalti pubblici nei settori ordinari, la direttiva 2014/25/Ue che abroga la direttiva 2004/17/Ce disciplina gli appalti nei settori speciali ed infine la direttiva 2014/23/Ue regolamenta la materia delle concessioni) sembrano caratterizzarsi per una maggiore flessibilità procedurale.
Inoltre, in armonia con gli obiettivi strategici “Europa 2020”, l’intera struttura normativa è stata rivisitata al fine di accrescere l’efficienza della spesa pubblica, facilitando soprattutto la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici.
In questo processo di armonizzazione delle regole europee resta, tuttavia, in capo ai singoli Stati membri la libertà di adottare, nelle materie coperte dalle direttive, altre disposizioni purché non siano contrastanti con le norme di diritto europee e con le direttive stesse.
Dunque la fase del recepimento, così come la conseguente e necessaria opera di revisione del Codice dei contratti pubblici, riveste un ruolo fondamentale perché richiede da parte del legislatore nazionale l’adozione di importanti e delicate scelte.
Orbene, le decisioni che andranno assunte dovranno comunque rispettare le norma del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e la disposizione nazionale che vieta di aggiungere o mantenere in fase di recepimento vincoli ulteriori rispetto a quelli minimi richiesti dalle direttive.
Dovranno, altresì, assicurare il coordinamento con le disposizioni vigenti e garantire la parità di trattamento dei cittadini italiani rispetto a quelli degli altri Paesi membri.
Il recepimento, come anticipato, fornirà l’occasione per avviare un processo di revisione del Codice dei contratti pubblici, che secondo il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sarà concluso entro il 2015.
Il “nuovo” codice dovrà essere più snello, sul modello anglosassone in modo da semplificare l’attività delle imprese.
Infine, dovrà prevedere una particolare attenzione alle PMI e alle tematiche ambientali, con la possibilità di inserire specifiche norme sul “debat public” (strumento della partecipazione pubblica) e sulla qualificazione delle imprese.
Per saperne di più sull’argomento e per scoprire le principali novità introdotte dalle nuove direttive comunitarie, si rinvia all’e-book Direttive appalti 2014. Guida alle novità, pubblicato da Cesda editore.