Chiude la CEC-PAC. Ricorso contro gli atti istitutivi al Tar Lazio

Come è noto, a fine dicembre l’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) ha posto fine al servizio di Postacertificat@ (già CEC-PAC), la posta certificata gratuita per il cittadino voluta nel 2009 dall’allora Ministro Brunetta. Si trattava di un sistema di posta elettronica certificata “minore”, in quanto poteva essere utilizzato solo per comunicazioni tra cittadini e PA.

La scelta dell’AgID è senza dubbio apprezzabile, in quanto la CEC-PAC non è mai riuscita a decollare: a quanto rivela la stessa Agenzia, “l’82% delle caselle attive non ha mai inviato messaggi”.

D’altronde, lo studio legale Giurdanella&Partners aveva già a suo tempo sollevato numerose perplessità, anche, e più a monte, in ordine alla legittimità dei provvedimenti amministrativi che istituivano e regolamentavano la CEC-PAC.

E infatti, su incarico di un’impresa estera, provider di servizi di posta elettronica certificata, un pool di avvocati, tra cui gli avvocati Carmelo Giurdanella, Elio Guarnaccia e Guido Scorza, ha impugnato dinanzi al TAR Lazio il DPCM istitutivo della CEC-PAC, recante “Disposizioni in materia di rilascio e di uso della casella di posta elettronica certificata assegnata ai cittadini”, nonché il relativo bando di gara, emanato per la “Concessione del servizio Comunicazione Elettronica Certificata tra Amministrazione e cittadino (CEC-PAC)”.

Queste le principali illegittimità allora denunciate:
– la contraddittorietà tra il DPCM di istituzione del servizio e la documentazione di gara successivamente emanata, in quanto la casella di PEC ordinaria promessa gratuitamente dal DPCM, nel bando di gara veniva rimpiazzata dalla ben diversa casella CEC-PAC, con conseguente sua utilizzabilità limitata esclusivamente ai rapporti tra PA e cittadino;
– la scelta di affidare, mediante procedure ad evidenza pubblica, il servizio di rilascio e gestione della CEC-PAC ad un unico soggetto affidatario del servizio;
– il collegamento automatico alla richiesta di rilascio della CEC-PAC di una implicita, e dunque inconsapevole, elezione di domicilio telematico del cittadino nei confronti delle PA.

Il giudizio è ancora pendente dinanzi al TAR Lazio, in attesa della fissazione dell’udienza definitiva.

Redazione

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