Vittoria per l’associazione “Anziane per il clima”: la CEDU condanna la Svizzera

Il 9 Aprile 2024 la Corte europea dei diritti fondamentali dell’uomo ha pronunciato una sentenza destinata a diventare storica, condannando la Svizzera per non aver messo in campo azioni adeguate alla lotta al cambiamento climatico.

Lo stato elvetico è stato chiamato in causa dall’associazione “Anziane per il clima”, la quale – dopo aver tentato di ottenere tutela mediante i rimedi giurisdizionali interni – ha deciso di portare la questione all’attenzione dei giudici di Bruxelles.

Le ricorrenti hanno chiesto alla Corte di accertare la violazione da parte della Svizzera del diritto fondamentale alla salute, previsto all’art. 2 della CEDU, e quello alla vita privata e familiare di cui all’art. 8 della convenzione europea, dovuta alla mancata adozione di provvedimenti legislativi e amministrativi volti a contrastare il cambiamento climatico.

La tutela dell’ambiente, dunque, si lega a doppio filo con la protezione dei diritti fondamentali come la salute; infatti, l’associazione “Anziane per il clima” hanno denunciato il peggioramento delle loro condizioni di vita dovuto all’anomalo innalzamento delle temperature, il quale rappresenta uno degli effetti più evidenti della crisi climatica ormai in atto.                                                                                   

L’associazione ha altresì richiesto la condanna dello stato all’adozione di atti legislativi e amministrativi per evitare l’aumento delle temperatura media globale di oltre 1,5°C, riducendo le emissioni di gas serra.

È interessante notare che la Corte Edu, oltre alla violazione dei diritti fondamentali di cui s’è detto poc’anzi, ha accertato anche la violazione dell’art. 6 della convenzione, che sancisce il diritto a un equo processo.

Infatti, le ricorrenti avevano provato, sin dal 2016,  a ottenere tutela dinanzi ai giudici domestici senza tuttavia ottenere una pronuncia.

La vicenda è simile a quella della causa “Giudizio universale” con cui varie associazione e individui italiani hanno chiesto a un giudice civile di condannare lo stato italiano per l’inottemperanza agli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 assunti in sede internazionale e europea, pregiudicando diritti fondamentali della persona, come quello alla salute, e anche del diritto a conservare le condizioni di vivibilità delle generazioni future.

Anche in questo caso, il giudice italiano ha ritenuto di non potersi pronunciare per non ingerirsi in scelte rientranti nella discrezionalità politica.

Proprio per questo motivo, la pronuncia della Corte europea dei diritti fondamentali dell’uomo assume una straordinaria rilevanza nella lotta al cambiamento climatico, riconoscendone l’inerenza al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, i quali devono ricevere tutela, se non mediante le azioni messe in campo dagli Stati contro i disastri climatici, da parte dei Giudici.

Infine, rappresenta un dato di rilievo la circostanza che l’importanza delle cosiddette climate litigation (o cause climatiche) nel mondo sta crescendo e che il loro numero, secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), è più che raddoppiato dal 2017 a oggi.

Redazione

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