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Torna l’appuntamento con il webinar “L’Ora Legale”, condotto dall’avvocato Carmelo Giurdanella e dal dottor Santo Fabiano, giorno 28 giugno alle ore 15.
La prossima puntata sarà dedicata al tema dell’Autonomia differenziata, divenuta legge giorno 19 giugno, dopo una seduta cd. “fiume” tenutasi nella Camera dei Deputata e terminata alle 7.40 del mattino, in un clima di soddisfazione misto alla titubanza e indignazione dell’opposizione di Governo.
Ospiti dell’appuntamento saranno Agatino Cariola, avvocato e professore ordinario di Costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza di Catania, e Daniela Ghiandoni, economista.
La storia dell’autonomia differenziata è lunga e affonda le sue radici nella modifica del Titolo V della Costituzione, voluta dall’allora Governo di centro-sinistra; allora, la riforma degli articoli 116 e 117 della Costituzione consentiva la possibilità per le Regioni di ottenere, mediante accordi siglati con il Governo, il trasferimento di tutte o alcune delle 23 materie.
La Legge, la cui redazione è stata curata dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica, Roberto Calderoli, dà attuazione all’articolo 116, comma 3, Cost. nella parte in cui consente alle Regioni a statuto ordinario di richiedere “ulteriori forme e condizioni di autonomia”.
La nuova legge (composta da 11 articoli) stabilisce che, prima di siglare accordi con le Regioni, il Governo debba individuare i Livelli essenziali di prestazioni (Lep) per 14 delle 23 materie trasferibili, ossia il livello minimo di prestazioni da assicurare, in maniera omogenea, ai cittadini su tutto il territorio nazionale; si tratta di specifiche materie in cui si intrecciano i diritti sociali e civili della popolazione (si tratta di materie come la salute, l’istruzione, la sicurezza sul lavoro e l’ambiente), per le quali sarebbe inaccettabile, oltreché contrario agli articoli 2 e 3 della Costituzione, una disciplina differenziata su base regionale.
La determinazione dei Lep richiederà almeno due anni, prima dei quali sarà impossibile per le Regioni avviare le trattative finalizzate alla conclusione degli accordi per il trasferimento di competenza. Peraltro, una volta individuati i livelli minimi di prestazioni, il Governo dovrà individuare gli strumenti necessari a garantire il finanziamento dei Lep nel caso in cui le Regioni non dovessero avere fondi sufficienti.
Inoltre, prima di procedere al trasferimento alle delle materie per cui sono previsti i Lep nei confronti delle Regioni che ne facciano richiesta, il Governo dovrà contestualmente stanziare fondi per garantire i livelli minimi di prestazione anche per le altre.
Il tutto, senza apportare che ne derivino nuovi o maggiori oneri per il bilancio della PA, così come richiesto dall’art. 9 della Legge in analisi.
La Legge Calderoli prevede un iter articolato per addivenire alla conclusione degli accordi Stato-Regioni; in particolare, prima di presentare la richiesta, la Regione dovrà acquisire i pareri dei propri enti locali. Una volta deliberato l’atto di iniziativa, questo verrà sottoposto al Governo e avrà avvio una fase di trattativa, durante la quale verranno valutati più profili, tra cui il quadro finanziario della Regione.
Lo schema di accordo verrà successivamente somministrato al Consiglio dei Ministri, alla Conferenza unificata Stato-Regioni e alle camere per i rispettivi pareri. Sarà poi necessario ottenere una nuova conferma da parte del governo regionale e successivamente la ratifica finale da parte del Cdm.
Durante la fase di trattativa, il Governo potrà intervenire a rimodulare l’oggetto del negoziato ad alcune materie o ambiti di materia, a tutela dell’unità giuridica della Repubblica.
La legge sull’Autonomia differenziata è gravida di conseguenze significative, forse epocali, per la tenuta dell’unità statale e rischia di avere un impatto negativo su quelle regioni già deboli finanziariamente. Forse per questo motivo, l’applicazione pratica della disciplina avverrà a distanza di almeno due anni, per consentire (si spera) al Governo di predisporre gli strumenti necessari a garantire omogeneità e parità di diritti e possibili per i cittadini su tutto il territorio nazionale.
Se da un lato, la riforma sembra essere ispirata ai principi – consacrati in Costituzione – di massimo decentramento amministrativo e di sussidiarietà orizzontale, dall’altro lato, la paura è che la disomogeneità di possibilità e risorse possedute dalle regioni possa tradursi in un aggravamento del divario tra Nord e Sud.