“Smartphone. Pare innocente. È tentacolare”
“Come gestire una dipendenza”
“Un limite allo smartphone «Crea dipendenza ma farne a meno diventerà uno status symbol»”
“Un manifesto per un uso etico e consapevole dello smartphone”
“Inquina, ci spia, ci deconcentra. Davvero lo smartphone è progresso?”
“Tecnologia, il grande “impensato” dei nostri tempi”
“Perché siamo schiavi dello smartphone e nessuno di noi vuole ribellarsi?”
“Un altro telefonino è possibile (forse)”
Sono i titoli di alcune recensioni al saggio “Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica” di Juan Carlos De Martin, professore ordinario al Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino, pubblicato il 22 settembre 2023 ed esattamente un anno dopo reso disponibile gratuitamente in PDF sul sito https://demartin.polito.it/pubblicazioni
Già il titolo del saggio ha suscitato la curiosità di tanti, la quantità e qualità delle recensioni ha poi confermato l’estrema attualità dell’argomento. E’ forse arrivato il tempo di discuterne criticamente senza essere additati come luddisti? Parafrasando il titolo di un saggio del filosofo Maurizio Ferraris di una ventina d’anni fa, “Dove sei? Ontologia del telefonino”, siamo giunti al “Cosa sei? Ontologia dello smartphone”.
In questo articolo non si vuole commentare il contenuto del libro, come già detto, ampiamente recensito e per cui si rimanda alla rassegna stampa disponibile sul sito dell’editore: https://www.addeditore.it/catalogo/juan-carlos-de-martin-contro-lo-smartphone/ ma partire dall’elencare i venti punti per un futuro migliore, proposti dall’autore, per poi provare a ragionarci sopra.
Queste le parole di Gustavo Zagrebelsky che ne ha curato la prefazione:
“Per un migliore futuro, il libro indica ben venti azioni che s’avrebbero da fare, tutte, per così dire, in salita. L’unica cosa che non si può immaginare è che si possa tornare indietro. La tecnologia produce effetti irreversibili. Ciò che si è pensato e realizzato una volta, è per sempre. Si può solo andare avanti, cercando di fare sì che sia per il meglio. Andare avanti significa lasciar cadere ciò che è caduco e sostituirlo con ciò che, in un certo momento e in certe condizioni, è o sembra essere vitale”.
1) certificazione che tutti i materiali e i componenti utilizzati per la produzione dell’oggetto siano stati estratti o prodotti rispettando l’ambiente e i diritti dei lavoratori coinvolti;
2) certificazione che lo smartphone sia stato assemblato, collaudato e trasportato nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori coinvolti;
3) certificazione che lo smartphone verrà smaltito nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori coinvolti;
4) lo smartphone deve essere progettato per massimizzare la facilità di riparazione da parte dell’utente, al quale verranno resi disponibili a prezzo equo pezzi di ricambio e informazioni tecniche per effettuare la riparazione;
5) lo smartphone – sia hardware, sia software – deve essere progettato per massimizzare la vita media dell’oggetto stesso, al fine di ridurre l’impatto ambientale complessivo;
6) lo smartphone deve essere progettato per massimizzare la riciclabilità di materiali e componenti;
7) la batteria deve essere facilmente rimuovibile;
8) il sistema operativo deve assicurare il pieno controllo dei sensori da parte dell’utente: possibilità di disabilitarli completamente, piena trasparenza su quando sono attivi (e su quale software li attivi), sui dati che producono e su chi accede a quei dati;
9) il sistema operativo deve garantire la possibilità di trasmettere dati da dispositivo a dispositivo e in generale la
decentralizzazione delle comunicazioni, al fine di limitare la concentrazione dei dati nella mani di pochissime grandi imprese;
10) i produttori di smartphone devono pubblicare tempestivamente i dati tecnici dettagliati dei componenti hardware per favorire lo sviluppo di sistemi operativi alternativi;
11) libertà di installazione sullo smartphone di qualsiasi sistema operativo compatibile;
12) i sistemi operativi devono facilitare la creazione di smartphone destinati a un uso condiviso (per esempio in scuole o altre organizzazioni, o per l’uso occasionale da parte di chi non vuole o non può possedere uno smartphone personale);
13) tutti i sistemi operativi devono ridurre al minimo le possibilità concesse alle app (incluse le app dei produttori di sistemi operativi) di sorvegliare l’utente;
14) libertà di installazione di qualsiasi app compatibile con il sistema operativo (ovvero, possibilità di scegliere tra molteplici negozi di app);
15) i dati generati dallo smartphone, sia dal sistema operativo, sia dalle app, devono restare sempre in locale tranne quando l’utente autorizzi – sulla base di informazioni chiare e complete – la loro trasmissione altrove;
16) le app che mettono in contatto utenti tra di loro (per esempio, WhatsApp), oltre a garantire flussi crittografati, devono anche non memorizzare i cosiddetti metadati delle comunicazioni (ovvero, chi ha interagito con chi e quando);
17) le app accedono solo ed esclusivamente ai dati di cui hanno bisogno per realizzare le loro funzionalità: in ogni caso l’utente è sempre informato in maniera chiara e intuitiva in merito ai dati raccolti dalle app e ha il potere di vietarne sia la raccolta, sia la trasmissione;
18) i sistemi operativi e le app devono facilitare la condivisione dei dati degli utenti che desiderino contribuire a iniziative collettive (come per esempio la messa in comune di dati sanitari personali, come numero di passi al giorno o frequenza del battito cardiaco, per permettere a ricercatori o ad autorità pubbliche di sviluppare nuovi farmaci o nuove terapie);
19) i sistemi operativi e le app – usando dati che non devono lasciare lo smartphone – devono segnalare all’utente comportamenti potenzialmente pericolosi, come per esempio, un uso troppo prolungato, utilizzo notturno, utilizzo mentre si cammina o si sta conducendo un veicolo (bicicletta, monopattino, moto, automobile, ecc.);
20) i produttori di sistemi operativi e delle app (almeno quelle con un numero rilevante di utenti e intendendo con app anche quello che capita nelle grandi “fabbriche di computer” che permettono alle app di funzionare) devono fornire pieno accesso ai propri dati e ai propri algoritmi per permettere a ricercatori indipendenti di studiare sia le conseguenze dello smartphone, sia il rispetto dei principi di cui sopra.
Questi venti punti andrebbero presi in esame uno per uno, ma ci vorrebbe un altro libro. Scegliamone uno, anzi due in stretta correlazione, il punto 10) e il punto 11).
10) i produttori di smartphone devono pubblicare tempestivamente i dati tecnici dettagliati dei componenti hardware per favorire lo sviluppo di sistemi operativi alternativi;
11) libertà di installazione sullo smartphone di qualsiasi sistema operativo compatibile;
I due sistemi operativi attualmente presenti nella quasi totalità degli smartphone sono Android, con il 71,65% e Apple IOS, con il 27,62% dei dispositivi attivi (dati settembre 2024).
Tutti gli altri sistemi operativi si spartiscono meno dell’1% del mercato.
A differenza di un personal computer in cui è relativamente semplice installare un sistema operativo diverso da quello di fabbrica, nel caso degli smartphone, quand’anche si trovasse un sistema operativo compatibile con l’hardware del telefono, sarebbe molto complicato sostituirlo a quello preinstallato, con il rischio di rendere lo smartphone completamente inutilizzabile e senza la possibilità, neanche ricorrendo all’assistenza, di ripristinarvi il sistema operativo precedente.
La soluzione “semplice” sarebbe quella di comprarne uno dotato in partenza di un sistema operativo diverso da Android/IOS.
Ricorriamo di nuovo alle parole di De Martin:
“Fairphone, lo smartphone equo, o “più equo”, come dice con grande onestà intellettuale il fondatore Bas van Abel. Il Fairphone è progettato e commercializzato da un’impresa sociale olandese fondata nel 2013; […]
sui Fairphone si possono installare diversi sistemi operativi, tra cui Calyxos, Divestos, /e/, iodeos, Lineageos, Ubuntu Touch.
A inizio 2022 si stimava che fossero stati venduti circa 400.000 Fairphone: una goccia nell’enorme oceano del mercato degli smartphone, ma una goccia per nulla priva di importanza perché da una decina d’anni dimostra in modo concreto che è possibile mettere nelle mani delle persone uno smartphone diverso, una macchina utile e divertente come le altre, ma più rispettosa della natura, dei lavoratori che a vari livelli l’hanno prodotta e degli utenti che la usano.”
Oltre a Fairphone ci sono PINE64, Volla e pochi altri, una goccia, appunto. Ma non è detto che debba necessariamente essere così per i prossimi anni.
Cosa servirebbe?
Intanto investimenti, insomma, soldi. Lo smartphone “etico”, a parità di caratteristiche, oggi costa il doppio di un Android e quasi quanto un iPhone. Una volta comprato, poi, non è detto che funzioni esattamente come un Android/iPhone, alcune applicazioni potrebbero non esistere o avere funzionalità limitate.
Servirebbero programmatori software in grado di operare sui “nuovi” sistemi operativi. L’indotto economico comprenderebbe tutti quei settori che ruotano attorno alla telefonia e all’informatica. L’assistenza ai clienti, la formazione, la manutenzione, i pezzi di ricambio finalmente disponibili, la personalizzazione.
Basterebbe dirottare verso questo settore una minima parte di quanto si sta investendo (e bruciando) nella bolla dell’intelligenza artificiale.
Il sasso nello stagno l’ha lanciato De Martin l’anno scorso, ora è arrivato il momento di lanciarne altri fino a quando il numero di cerchi non toccheranno la riva più lontana.