L’I.A. tra intelligenza e capacità di comprendere

Alan Turing, citatissimo in tutti i talk che narrano la storia dell’Intelligenza Artificiale, pensava che prima o poi i computer avrebbero raggiunto un grado di complessità tale da diventare indistinguibili dalle persone.
Concepì un test che, in sintesi, afferma che avendo due stanze separate, in una delle quali c’è un essere umano e nell’altra un computer (ma l’essere umano non lo sa), se la persona, dialogando in via testuale col computer, non riesce a distinguerlo dall’essere umano, possiamo considerare il computer “intelligente”.
Ora, il test di Turing è basato su una serie di sottintesi, il più importante del quale è che una buona sintassi implichi una competenza semantica. Ovvero, che se dall’altra parte ti arrivano delle risposte sensate, chi ti risponde capisce il significato di quanto chiedi.
E qui arriva John Searle e la sua “stanza cinese”.
Nel contro-esempio di Searle abbiamo sempre due stanze separate, occupate da persone di cui una parla cinese e una no.
Ma la seconda persona ha a disposizione un fantastico manuale che riporta tutte le possibili domande o affermazioni scritte in lingua cinese con accanto le risposte più probabili a tali domande o affermazioni.
In questo modo riesce a sostenere una chat – apparentemente – sensata con l’interlocutore, rispondendo a tono senza per questo capire nulla di quanto sta effettivamente scrivendo. Una buona sintassi non implica comprensione.
ChatGPT è il “non cinese”, è l’intruso, è chi ti sta ingannando, è l’usurpatore d’intelligenza.
Le pagine del “fantastico manuale” searliano sono oggi i cosidetti “parametri”, un milione, un miliardo, mille miliardi che tanto decantano i tecnici dell’AI facendo a gara a chi ne ha di più.
Ma un manuale, se anche contenesse tutto lo scibile, non darebbe mai all’usurpatore la competenza semantica, né l’esperienza, le percezioni, le sensazioni, l’empatia. E meno male, altrimenti ci troveremmo davanti ad un “mostro”. Possiamo infarcire un automa di sensori, sensori di gusto, di olfatto, tattili, il tutto ben orchestrato da un “cervello” artificiale, caricare dentro i suoi archivi secoli di storia, di esperienze umane, ma sarà sempre una pessima imitazione, un simulacro, una parvenza di essere umano, la moderna versione di un golem, fatto non di argilla, ma di ferraglia e silicio, dotato, oltre che di una forza sovrumana, anche di un’intelligenza sovrumana.

Già, l’intelligenza, ma non sarà mica, anche quella umana, sopravvalutata? Vale la pena ricordare le parole di Erich Fromm di settant’anni fa.
“Per intelligenza intendo la capacità di servirsi dei concetti, ma senza penetrare oltre la superficie dei fenomeni fino all’essenza della cose. L’intelligenza preferisce manipolare la realtà anziché comprenderla. La capacità di comprendere è l’opposto dell’intelligenza manipolatrice. La prima presuppone sempre un rapporto con l’oggetto delle nostre riflessioni. Se non c’è rapporto, possiamo soltanto manipolare la realtà. Possiamo pesarla, misurarla e calcolarla, e confrontare i diversi fattori tra di loro, ma un pensiero meramente intellettuale, superficiale, non andando mai dentro le cose, non potrà capirle e modificarle.”

Pesare, misurare e calcolare.
Siamo poi sicuri che l’Intelligenza artificiale ne sia in grado?
Provate a chiedere ad uno di questi sistemi: “mi spieghi un metodo semplice per realizzare un angolo retto?”
Una risposta tipica sarà qualcosa del genere:
“Un angolo retto può essere realizzato utilizzando un metodo semplice come il seguente:
Disegna un cerchio con un raggio di circa 10 cm.
Traccia un segmento di retta che attraversa il centro del cerchio.
Disegna un altro segmento di retta che attraversa il centro del cerchio e forma un angolo retto con il primo segmento.”

E’ ovviamente una risposta idiota, in pratica ti sta dicendo che per realizzare un angolo retto, bisogna disegnare due segmenti disposti dentro un cerchio … ad angolo retto.

Quattromila anni fa, se avessimo chiesto ai tenditori egizi di funi che sistema mettevano in pratica per realizzare degli angoli retti necessari per la costruzione delle piramidi, ci avrebbero risposto: “prendi una fune di una certa lunghezza, chiusa come fosse una collana e divisa in dodici parti uguali segnate da nodi. Poi fissa a terra la fune usando tre pioli, in corrispondenza di tre nodi per comporre un triangolo rettangolo con i lati composti rispettivamente di 3, 4 e 5 parti, l’angolo che si forma tra il lato di 3 e quello di 4 è un perfetto angolo retto” (teorema di Pitagora ante litteram).

Tornando a Searle, il filosofo sostiene che gli esseri umani, organismi biologici dotati di coscienza, vivono in una società che essi stessi creano e continuamente modificano. È il linguaggio che rende possibile le la costruzione di una realtà sociale, intesa come una rete di fatti e di regole che non esistono indipendentemente da noi, l’intera struttura sociale è costruita mediante processi di comunicazione analizzabili in termini di atti linguistici.

Senza la comunicazione tra esseri umani, senza il linguaggio, non c’è società: è questo che vogliamo?

Captcha

Informatico di lungo corso, esperto di sistemi e tecnologie di rete. Presenza attiva su Internet già dalla seconda metà degli anni Novanta. Fautore dell'open data e dell'informatica consapevole. Fortemente critico della centralizzazione della Rete avvenuta a partire dal secondo decennio di questo millennio, auspica un ritorno alla decentralizzazione e alla democratizzazione di Internet.