L’open-source per la Pubblica Amministrazione

Tra le novità del processo di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni locali, il Rapporto Rur sulle Città Digitali per il 2002 individua la sempre più ampia diffusione di software open source (letteralmente: sorgente aperto, inteso come codice del programma), in contrapposizione ai tradizionali software proprietari basati sul closed source.

I sistemi open source, a causa degli attributi che ne caratterizzano la natura, si prestano in maniera immediata ad un utilizzo strategico nella pubblica
amministrazione, in quanto permettono di ridurre sensibilmente i costi e di realizzare soluzioni ad hoc, adatte alle specificità dell’e-Government.

Nelle Linee guida del Governo per lo sviluppo della Società dell’Informazione nella legislatura, si afferma che «la Pubblica Amministrazione può avvantaggiarsi del modello open source in vari modi, tra i quali lo sviluppo di infrastrutture software per la connettività multicanale, lo sviluppo di piattaforme di interoperabilità, di soluzioni specifiche per la Pubblica Amministrazione e di piattaforme strategiche per il Paese».

Nelle pubbliche amministrazioni locali si nota una presenza ancora marginale, ma comunque significativa, in termini di prospettive, per i prossimi anni. In particolare, sembra che il ricorso all’open source sia più frequente in realtà che dispongono di risorse meno cospicue. Per quanto riguarda i sistemi operativi, i comuni capoluogo fanno registrare una percentuale del 37,3% e i comuni non capoluogo superano il 40%; per converso, le province arrivano solo al 23%, e le regioni rimangono su quote più marginali, appena 2 su 20. Ciò avviene anche per le politiche attuate dalla Microsoft, che effettua
accordi su larga scala per ridurre i costi soprattutto con gli enti regionali.

Per quanto riguarda i web server, si nota che i comuni capoluogo del nord presentano la stessa percentuale, 43,5 %, sia per i sistemi Microsoft che per
gli open source, mentre al sud si evidenzia una differenza decisamente più netta, con i sistemi Microsoft al 68,6 % e gli open source al 25,7%.

Tra gli ostacoli maggiori alla diffusione dell’open source in ambito amministrativo segnaliamo la bassa compatibilità con alcuni formati proprietari, ovvero con quelli che, per la loro preponderante diffusione sul mercato, sono ormai considerati veri e propri standard, e l’organizzazione meno efficiente delle forme di assistenza e supporto rispetto ai software proprietari.

Ma nel Rapporto, si definiscno tali problemi come “contingenti”, non strutturali, ritenendo possibile che nei prossimi anni, in presenza di soluzioni adeguate per supportare gli utenti rispetto alle maggiori difficoltà, si riscontrerà un uso sempre più diffuso dell’open source nelle pubbliche amministrazioni italiane.

Redazione

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