Robolawyer, l’avvocato virtuale nel browser





Nasce il robolawyer, l’avvocato virtuale nel browser


Un avvocato americano, Mark D. Rasch propone di inserire nei browser una sorta di avvocato virtuale.

 

Spesso all’utente di internet che voglia fruire
di un servizio on-line o anche semplicemente navigare su un dato sito viene
richiesto di approvare lunghe condizioni contrattuali.

 

Naturalmente quasi nessun utente medio ha il tempo o la voglia di
leggere con attenzione tutte le clausole per verificare
che esse non siano contrarie ai propri interessi.

 

Rasch propone di introdurre un meccanismo automatico che consenta agli utenti di impostare un certo livello di
tolleranza a determinate clausole legali
.

 

Ad esempio, in materia di condizioni riguardanti il trattamento dei
dati personali il robot avvocato potrebbe essere
impostato per segnalare che il sito con il quale si sta stipulando un accordo
si riserva il diritto di utilizzare i dati forniti per fini pubblicitari anche
mediante la cessione a terzi. In tal modo l’utente sarebbe in grado di valutare
in modo più consapevole le conseguenze della stipula dell’accordo.

 

La proposta di Rasch richiama l’attenzione
sulla difficoltà per l’utente medio (e non solo di internet)
di riuscire a decifrare le clausole dei contratti più diversi: dalla
fornitura di servizi di telefonia fissa o mobile alla apertura di conti
correnti bancari o postali.

 

E’ in effetti assente nelle aziende erogatrici
di servizi al pubblico la volontà di formulare le clausole contrattuali
in linguaggio semplice e per quanto possibile non giuridico tale da consentire
anche a coloro che non abbiano compiuto studi giuridici di comprendere senza
difficoltà tutte le conseguenze del contratto stipulato.

 

Appare in tal senso da elogiare la soluzione adottata in tutt’altro ambito (quello della proprietà
intellettuale) dalle licenze Creative
Commons
.

 

Alla licenza scritta in linguaggio giuridico, si è scelto di
affiancare un riassunto 
human-readable
(leggibile da un essere umano) in cui vengono indicati gli elementi essenziali
delle condizioni d’uso delle opere pubblicate.

 

Purtroppo è assente, nella nostra cultura umanistica,
l’abitudine ad un approccio semplice ai problemi. Uno dei capisaldi delle
discipline scientifiche è che la soluzione più semplice sia
sempre la migliore. In ambito giuridico questo principio si potrebbe tradurre
nella formulazione di leggi sintetiche e senza quei richiami ad una moltitudine
di norme già vigenti che costringono l’interprete ad una difficile opera
di coordinamento tra le diverse fonti.

 

La complessità delle condizioni contrattuali appare così
essere un riflesso della complessità che l’operatore del diritto si
trova a dover fronteggiare nell’applicazione della legislazione vigente. Se
pensare ad una radicale riformulazione delle leggi appare utopistico,
l’approccio “dal basso” teorizzato da Rasch
e dalle licenze Creative Commons appare l’unica
soluzione praticabile per rendere maggiormente “vivibile” per
l’utente-cittadino medio il mondo del diritto.

 

Da Wired, “You Need a Robolawyerreperibile all’ URL

www.wired.com/wired/archive/12.10/view.html?pg=2

 

Redazione

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