Il Consiglio di Stato, nella sentenza numero 4605 dello scorso 20 settembre, ha posto l'attenzione sul rapporto intercorrente tra il comandante della polizia municipale e il sindaco o assessore.
I giudici di Palazzo Spada si sono soffermati sulla natura autonoma ed unitaria del Corpo municipale dalle altre strutture organizzative del comune, ed in particolare sul rapporto diretto sussistente tra comandante e sindaco.
Infatti, ricordano i giudici, il Corpo della polizia municipale è un'entità organizzativa “costituita dall'aggregazione di tutti i dipendenti comunali che esplicano, a vari livelli, i servizi di polizia locale, e che al vertice di questa forma di aggregazione unitaria è posto un comandante (anch'egli vigile urbano) che ha la responsabilità del Corpo e ne risponde direttamente al Sindaco”.
L'autonomia del Corpo si spiega anche “in ragione della specifica caratterizzazione delle funzioni del personale che vi appartiene”. Basta considerare, ad esempio, l'attribuzione in via ordinaria a tutti gli addetti della polizia municipale delle funzioni di polizia giudiziaria, di polizia stradale e di pubblica sicurezza con riconoscimento della relativa qualità.
Da ciò emerge che la tale organo non può essere considerato una struttura intermedia all'interno di una struttura burocratica più ampia, né, in conseguenza di ciò, essere posto alle dipendenze del dirigente amministrativo che dirige tale più ampia struttura.